2025-05-23
La denuncia di falsi abusi poi ritrattati da adulto. Parla il «bambino zero»
(iStock). Nel riquadro, la copertina del libro di Davide Tonelli Galliera, «Io, bambino zero»
Davide Tonelli Galliera è il testimone da cui prese il via l’inchiesta sui «Diavoli della Bassa». Adesso spiega che quando iniziò a raccontare la verità, i terapeuti (tra cui Claudio Foti) fecero muro.Non hanno esitato a prendere per vere le sue parole, tutte quante, quando alla fine degli anni Novanta, ancora bambino, diceva di aver subito abusi mostruosi, di essere stato costretto a partecipare a riti satanici e addirittura di aver partecipato a tremende uccisioni rituali. Ma quando, molti anni dopo, divenuto faticosamente adulto, si è reso conto che qualcosa non tornava e ha avuto bisogno di raccontare la verità, ciò che ha ottenuto sono stati due trattamenti sanitari obbligatori, un ricovero psichiatrico volontario, infiniti tentativi di farlo passare per un matto completamente incapace di intendere e di volere. Con una determinazione senza padrone e con l’amorevole aiuto di alcuni famigliari e amici, Davide Tonelli Galliera è riuscito comunque a rimettere in ordine la sua storia e a fare pace con il passato. O, per lo meno, è riuscito ad affrontarlo come sentiva di dover fare. Il suo libro, edito da Vallardi, si intitola Io, il bambino zero, è prefato da Pablo Trincia e racconta la sua spaventosa vicenda: la storia del minore (li chiamano così, burocraticamente) che ha dato il via al caso dei Diavoli della Bassa. Tutto cominciò all’incirca nel 1997. Davide era già stato tolto ai genitori da qualche anno, e non perché abusassero di lui o lo picchiassero, ma perché qualcuno (i servizi sociali del Modenese) riteneva che la famiglia fosse troppo povera. E in effetti lo era, indigente, ma questa non è una buona ragione per allontanare i figli dai genitori. Quel che accade poi è storia. Dopo le prime dichiarazioni di Davide fu aperta una inchiesta, altri bambini cominciarono a raccontare cose simili, si ipotizzò l’esistenza di una setta di satanisti dedita a pratiche aberranti. Venti persone coinvolte, 16 piccoli accusatori, quattro processi. Si concluse con otto imputati assolti perché il fatto non sussisteva, altri due scagionati successivamente e cinque ritenuti colpevoli di abusi ma condannati a pene più lievi di quelle previste. Si stabilì che non c’erano mai stati riti satanici, né orge mostruose né omicidi rituali. Nel frattempo, però, le famiglie erano state spezzate, nessuno dei piccoli avrebbe fatto ritorno nella propria casa natale, alcuni genitori si tolsero la vita e don Giorgio Govoni, parroco di San Biagio accusato di essere il capo della setta, morì di crepacuore. Avevano tirato in mezzo proprio lui, un uomo buono che aveva dato il sangue per aiutare le famiglie più disagiate della sua zona. Saltò fuori che i bambini, a partire da Davide, avevano creato falsi ricordi e molto probabilmente erano stati indotti a farlo dagli psicologi che li avevano ascoltati. Nel libro, Galliera fa riferimento soprattutto a Valeria Donati, professionista che ancora oggi difende le sue scelte di allora (lo ha fatto nel podcast Veleno di Pablo Trincia e sui giornali). I professionisti della psiche provenivano tutti dallo stesso giro. Un particolare che era già stato notato, nel 2000, da Marco Ferraresi, difensore pro bono del padre del piccolo Davide. «Consulenti del pubblico ministero e periti del gip, nonché questi assistenti dell’Usl hanno tutti la stessa matrice, o per lo meno le stesse frequentazioni professionali», diceva Ferraresi, «perché il Cpm della dottoressa Malacrea collabora con la Maggioni in pubblicazioni, forma la Donati e direi anche la Cavallini, ha rapporti con il Centro Hänsel e Gretel. Mi pare», proseguiva l’avvocato rivolgendosi ai giudici, «che qui abbiamo sentito fino alla nausea la stessa campana e mi chiedo se questo, da un punto di vista della conoscenza che voi dovete avere, della correttezza nel procedere in questi fatti, sia corretto, e anche se si ha fede in un procedimento così manifestamente suggestivo, io credo che questa fede andrebbe accompagnata con un atteggiamento di cautela, di sensibilità, di maturità e di esperienza che non ho trovato nelle persone che abbiamo visto qui davanti. Io ho visto fiducia nel metodo, entusiasmo e inesperienza al tempo stesso. Questa è una cosa francamente preoccupante se dobbiamo fondare su queste indicazioni una sentenza». Ferraresi aveva ragione. Tanto che molti dei nomi da lui evocati sarebbero ricomparsi in seguito in altre inchieste. Qualcuno a Rignano Flaminio - altro caso di falsi abusi - e altri a Bibbiano, anche se con ruoli tutto sommato laterali. Dal libro emerge un’altra curiosa coincidenza. Quando, dopo il 2018, Davide Tonelli Galliera iniziò a rendersi conto di essere stato manipolato, la sua famiglia adottiva e i professionisti che aveva attorno non gli hanno creduto. E gli hanno proposto di incontrare un esperto. «L’incontro si tenne [...] presso il centro La Cura di Bibbiano. Nel frattempo, io non avevo fatto che macerarmi nel dolore del ricordo sbiadito di mia madre. Ero incastrato in quel pensiero, non riuscivo a smettere di martoriarmi l’anima né di piangere. Mi sentivo stanco, prosciugato, in un abisso di tristezza. Pur non volendo dare ad Antonietta (la madre adottiva, ndr) soddisfazione, speravo che quella persona - sulle cui doti lei aveva speso fiumi di parole nei giorni precedenti - potesse realmente aiutarmi. Il nome me l’aveva detto mille volte, e mille volte l’avevo dimenticato. Glielo richiesi poco prima di varcare la soglia dello studio: “Come si chiama il terapeuta?”. “Claudio Foti”, rispose Antonietta».Davide incontrò Foti due volte. L’inizio fu difficile: «L’uomo - i capelli scarmigliati, gli occhiali sulla punta del naso - ci invitò a seguirlo all’interno della stanza che, come notai subito con sorpresa, era vuota e in semi-oscurità. Le tapparelle delle finestre erano abbassate e l’unico arredamento consisteva in tre sedie di legno. [...] Quando iniziò a parlare, il suo tono di voce e quei movimenti continui e circolari quasi mi ipnotizzarono. Sembrava uno stregone e io non capivo bene cosa ci facessi seduto lì ad ascoltare quelle parole di cui non capivo bene il senso. Stava parlando di massimi sistemi, senza prima interessarsi alla ragione per cui io fossi lì. Guardai Antonietta per capire se anche lei condividesse la mia perplessità, ma lei sembrava come rapita e sul suo volto era stampato un sorriso estatico. Restammo così per una quarantina di minuti. D’un tratto sentii che mi stava venendo sonno e proprio quando tenere gli occhi aperti stava cominciando a diventare difficile, Foti si alzò di colpo e accese la luce nella stanza: “La seduta per oggi è terminata”». Il secondo incontro fu meno spettacolare ma più frustrante. Davide spiegava di voler raccontare una verità diversa da quella che gli avevano fatto dire da bambino, provava a spiegare la sua sofferenza: «Mi trovo in questa situazione perché nessuno crede a quello che dico, Antonietta non crede al fatto che io mi sia inventato tutto. E questo mi sta mandando fuori di testa», diceva. Ed ecco la risposta: «Quando ebbi finito accavallò le gambe, intrecciò le dita e, molto lentamente, disse: “A volte si può cercare di negare il proprio vissuto. Accettare è difficile”. Restai un attimo perplesso: “Come dice?”. “Ho detto - ripeté - che a volte tendiamo a negare il nostro vissuto”». Pochissimo tempo dopo, Foti finì agli arresti per il caso di Bibbiano, da cui poi è uscito senza condanne, biasimando la stampa per averlo ingiustamente mostrificato. La vicenda giudiziaria legata a Bibbiano non è ancora finita, ci sono altri 17 imputati per cui la Procura ha chiesto condanne fino a 15 anni. Si tratta in ogni caso di una vicenda diversa da quella dei Diavoli, priva di risvolti satanici e granguignoleschi, ma non per questo meno dolorosa. I bambini coinvolti sono stati restituiti alle famiglie, ma resta un drammatico nodo. Quanto gli psicologi legati al Cismai (Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l’abuso all’infanzia) e ad altre realtà come il centro Hänsel e Gretel hanno spinto i piccoli a vedere abusi dove non c’erano? Quanto ha pesato la loro impostazione ideologica? La storia terribile dei Diavoli che Davide Tonelli Galliera ripercorre con sofferenza lascia interrogativi senza risposta e ricorda che non si si sono mai affrontati davvero seriamente e fino in fondo i luoghi oscuri della gestione dei minori. Bibbiano è stato prima ridotto a baruffa politica e poi si è cercato di liquidarlo come una montatura della destra e dei populisti. Della vicenda modenese ha parlato Trincia in podcast e libri, ma ci sono ancora persone che sostengono fosse tutto vero e comunque si tende a nascondere, come se si trattasse solo di un brutto ricordo da mandare via. Il punto è che quanto accaduto non è dipeso solo da errori dei singoli, ma soprattutto da una ideologia ostile alla famiglia, di cui ancora sono presenti tracce troppo marcate. Davide è stato il bambino zero, altri sono seguiti. E non è detto che in futuro non ce ne siano altri ancora. Intanto, ovunque in Italia, ci sono bambini tolti alle famiglie e genitori che meriterebbero un aiuto in più e una giustizia migliore.