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Bersani dà lezioni ma ignora la materia

Bersani dà lezioni ma ignora la materia
Ansa

Ogni volta che partecipo a un dibattito televisivo ho la prova che la riforma votata dalle Camere per ridurre il numero di parlamentari non solo è giustificata, ma è urgente: perché a Montecitorio e Palazzo Madama soggiornano a pagamento una serie di signori che spesso parlano di ciò che non conoscono, volendo per di più dare lezioni ad altri. In genere si tratta di politici di primo pelo, che hanno il loro momento di celebrità davanti alle telecamere. Non di rado però capitano anche alcuni professionisti della poltrona, con curriculum lunghi decenni ai vertici delle istituzioni. Martedì, a Cartabianca, mi è toccato Pier Luigi Bersani, ossia il presidente di Articolo uno, oltre che ex segretario del Pd. Argomento del contendere il cosiddetto fondo salva Stati, ossia il Meccanismo europeo di stabilità. Lasciamo perdere la definizione del Mes fornita dall'ex ministro dello Sviluppo economico, il quale ha paragonato quello che è un fondo di garanzia (...)

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Edicola Verità | la rassegna stampa del 12 dicembre

Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 12 dicembre con Carlo Cambi

Ursula e la sua Commissione bocciati da sette italiani su dieci
Ursula von der Leyen (Ansa)
Sondaggio Censis per Coldiretti: due cittadini su tre giudicano le istituzioni europee poco trasparenti e democratiche. Prandini: togliere il voto all’unanimità farebbe venir meno «il principio di precauzione».

Rombano i trattori e marciano di nuovo su Bruxelles dove l’Italia già ieri si è fatta sentire ieri con il ministro per le risorse agricole e la sovranità alimentare Francesco Lollobrigida. Il ministro nel corso di Agrifish – è la riunione dei responsabili politici del settore agricoltura dei 27 – insieme con il sindaco di Roma Roberto Gualtieri e l’amministratore delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia ha presentato alla Commissione la candidatura ufficiale dell’Italia per ospitare l’autorità doganale e di controllo dell’Ue, che dovrà essere basata a Roma.

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La sinistra caccia Gesù dal Natale
Ansa
Per non urtare la sensibilità di chi professa altre fedi, una primaria di Reggio Emilia ha rivisto la versione italiana di «Jingle Bells» sostituendo Cristo con vaghe allusioni alla pace. L’«assessora» islamica aveva invitato gli istituti a «decolonizzare lo sguardo».

Includere escludendo, il club degli intelligenti per decreto è sempre un giro avanti anche sul Natale. Dopo avere trasformato i pastori in migranti, i re Magi in attivisti pro Pal, la Madonna in una peripatetica, San Giuseppe in una drag queen e la stella cometa in un razzo su Gaza, non restava che cancellare Gesù Bambino. In attesa di farlo dal presepe, a Reggio Emilia lo hanno espulso dal canto più amato dai bimbi, Jingle Bells. Una deportazione canora in piena regola, messa a punto dai parolieri della scuola primaria San Giovanni Bosco (istituto comprensivo Ligabue) che hanno deciso l’epurazione religiosa dalla versione italiana per il consueto motivo peloso: non urtare la suscettibilità dei musulmani. I quali, peraltro, da anni vedono in questa gratuita sottomissione culturale uno dei segnali più evidenti della degenerazione dei valori occidentali.

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Le balle di Landini per giustificare lo sciopero
Maurizio Landini (Ansa)

È ufficiale: Maurizio Landini, ossia colui che da tempo prova a paralizzare l’Italia rivendicando fantasiose scelte di politica economica, parla di tasse e redditi senza sapere nulla di tasse e redditi.

Pur di giustificare l’ennesima manifestazione a ridosso del fine settimana (senza weekend i cortei andrebbero deserti), in un’intervista concessa a Repubblica il segretario della Cgil spiega le ragioni dello sciopero di oggi con una serie di balle, inventando di sana pianta numeri a sostegno delle sue tesi. Cominciamo dalla magica soluzione con cui lui risolverebbe il problema delle risorse finanziarie per aumentare i redditi di lavoratori e pensionati. L’idea è la solita vecchia trovata della patrimoniale, che però Landini non applicherebbe sulla proprietà, ma sui redditi. «Chiediamo al governo di introdurre un contributo di solidarietà (meglio non chiamarla tassa, è poco carino, ndr) dell’1,3 per cento su 500.000 italiani con redditi netti annui sopra i due milioni: vale 26 miliardi».

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