2020-07-11
Bergoglio e Di Maio spingono Draghi (ma Giggino non lo vuole far sapere)
L'ex governatore della Bce sempre al centro di grandi manovre: il Papa lo chiama nell'accademia pontificia presieduta dal prodiano di ferro Stefano Zamagni, mentre il ministro lo incontra in gran segreto.Il nome di Mario Draghi ha sempre continuato a circolare in questi mesi nei palazzi che contano, e i sussurri sono sempre aumentati ogni volta che le difficoltà del governo Conte sono emerse con fatale evidenza. Ieri, però, nel giro di pochi minuti sono arrivate due notizie che hanno riportato al centro della scena - non solo politica - l'ex presidente della Bce.La prima, è stata battuta con un «flash» dell'agenzia Adnkronos in mattinata ma risale in realtà al 24 giugno: quel giorno, infatti, Draghi ha incontrato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e «fra i due vi sarebbe stato uno scambio di punti di vista sulla situazione politica ed economica». Fonti della Farnesina hanno subito precisato che il faccia a faccia rientra fra i «consueti incontri istituzionali» di Di Maio senza chiarire perché sia stato tenuto nascosto senza lasciarne traccia sul sito internet del ministero. Dopo meno di mezz'ora, ecco che arriva la seconda notizia: papa Francesco ha chiamato Draghi a far parte della Pontificia Accademia delle Scienze sociali, il think tank all'ombra del Cupolone che si occupa di economia, politica e società con lo scopo di fornire alla Chiesa gli elementi per sviluppare la sua dottrina sociale. Entrambe rigettano Draghi - malgré lui, dicono i francesi - nella mischia dei rumor di chi vorrebbe affidargli la guida del Paese come premier o (più probabile) come presidente della Repubblica quando scadrà il mandato di Mattarella nel 2022. Mettiamo per un momento da parte la chiacchierata con di Di Maio, e concentriamoci sulla mossa assai più significativa di papa Francesco. Cosa c'è dietro la legittimazione del «cardinale laico» Draghi in Vaticano? Cominciamo col ricordare che Bergoglio è gesuita, e che anche il banchiere ha avuto la stessa formazione: ha studiato al liceo Massimo di Roma, dai gesuiti appunto, e in un'intervista a Radio Vaticana spiegò il cuore dell'insegnamento di Ignazio di Loyola in termini più generali: «Far capire che tutti noi, al di là di quanto noi potessimo apprendere come scolari, nella vita avevamo un compito che poi il futuro, la fede, la ragione, ci avrebbero rivelato». Con il pontefice si sono incontrati in un paio di occasioni ufficiali (nel 2013 e nel 2016, quando Draghi era in prima fila nella Sala Regia ad ascoltare lo storico discorso del Papa sull'Europa, in occasione del prestigioso Premio Carlo Magno) e non è escluso che si siano visti anche altre volte in forma più privata. Ma c'è di più. Nel marzo 2019 lo stesso Bergoglio ha nominato presidente della Pontificia Accademia delle Scienze sociali il professor Stefano Zamagni, docente di Economia all'Università di Bologna. Il nome di Zamagni non si pronuncia senza evocare anche quello del suo storico amico, Romano Prodi. Tornato proprio in questi giorni alla ribalta delle cronache politiche per aver invocato una nuova maggioranza di governo aperta all'antico rivale o concorrente Silvio Berlusconi. E sempre in questi giorni, Zamagni ha rilasciato un'intervista apparsa sul sito del Master in giornalismo dell'Università di Bologna, auspicando «una formazione di centro autonomo» composta da soggetti che «si riconoscono nel moderatismo». Una sorta di Cosa Bianca che potrebbe quindi nascere con la benedizione di Oltretevere. Solo un desiderata dei due professori o il cantiere è già stato aperto? Vedremo. Intanto sembrano delinearsi nuovi scenari non solo sul fronte della politica ma anche su quello degli equilibri tra la finanza laica rappresentata un tempo da Mediobanca ora al fianco di Intesa nell'operazione Ubi che ha riaperto il risiko bancario. Dunque con gli eredi degli alfieri della finanza cattolica, Giovanni Bazoli e Giuseppe Guzzetti. Che «benedirono» la nascita dell'Ulivo di Prodi insieme ai gesuiti italiani. Nell'autunno del 2013 il professore ricevette una laurea honoris causa in Vaticano, proprio all'interno della Pontificia Accademia delle Scienze, dove tenne anche una lectio magistralis sullo sviluppo sostenibile in Africa. Quella stessa sera Prodi venne ospitato per una conferenza dall'Università Gregoriana, la «fabbrica» dei papi che è anche l'ateneo dei gesuiti. Non sarà stata di certo una lectio sullo sviluppo sostenibile dell'Italia quella tenuta da Di Maio a Draghi nell'incontro del 24 giugno. Cosa si saranno detti? «Chiediamo di conoscere i contenuti dell'incontro. Il titolare della Farnesina ha forse espresso una posizione in nome e per conto dell'Italia su dossier particolarmente sensibili? Se sì, è stata una iniziativa condivisa e concordata con altri membri del governo o si tratta di un appuntamento privato concertato solo con qualche capocorrente all'interno del M5s?», ha scalpitato ieri il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida. Che Di Maio sia salito sul «carro» di chi vorrebbe super Mario alla guida dell'Italia pare davvero improbabile. Qualcosa però si sta muovendo, forse non finirà con Draghi a Palazzo Chigi, magari il banchiere verrà spinto verso il Colle, ma i poteri forti - quelli veri - sono in manovra.