2023-03-02
Sul disastro San Siro Sala alza le mani: «Non è colpa mia»
Beppe Sala (Imagoeconomica)
Il sindaco: «Perché mi accusano?». Poi parla con Gerry Cardinale per frenare il Diavolo, intanto l’Inter svela che punta ad Assago.Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, è tornato ieri sul dossier stadio. Rialzando le mani e ripassando la palla ai club anche perché è facile che il trasloco di Inter e Milan da San Siro (se davvero ci sarà) avvenga nel 2026, ovvero quando avrà già finito il suo mandato.«Il mio auspicio sarebbe che l’Inter, pure in una fase transitoria, possa rimanere a San Siro. Poi qualcuno dice che è una battaglia persa del sindaco, non so perché, se le squadre vogliono un nuovo stadio perché ritengono che solo così aumentano i ricavi, io non posso fare più di tanto. Rimane il fatto che il Milan si è espresso con chiarezza, non ha cancellato ancora l’ipotesi di lavorare insieme all’Inter, ma l’orientamento mi pare sia andare verso uno stadio con un progetto preciso, l’Inter non ancora, vediamo». E ancora: «Le squadre hanno rinunciato all’idea che possa essere rigenerato» il Meazza.E l’ipotesi fatta dalla Gazzetta dello sport, che l’Inter possa costruire il suo stadio in zona Assago (il Comune dell’hinterland, con una nota ieri sera, ha tenuto a precisare che «l’area individuata è di proprietà privata e in territorialità del Comune di Rozzano», ndr.) , in una area privata? «Non lo so. Si può cercare di tenere aperte molte ipotesi ma alla fine bisogna stringere», ha risposto Sala. Che poi ha annunciato l’incontro (tenuto attorno alle diciotto di ieri) con Gerry Cardinale, il volto di Red Bird, ovvero il gruppo americano proprietario del Milan. Cardinale, dopo aver illustrato brevemente (il summit è durato una mezz’ora scarsa), la volontà del Milan di concentrarsi sull’area dell’ippodromo, ha incontrato anche il governatore della Lombardia, Attilio Fontana. E proprio in relazione all’area su cui sorge l’ippodromo Snai La Maura, Snaitech, ieri, ha confermato di disporre della proprietà delle aree in oggetto. In particolare, la società proprietaria del sito ha sottoscritto un accordo preliminare di compravendita per l’area che include l’ippodromo.Il che, aggiungono da Snaitech, non vuole certo dire che i terreni siano già stati venduti. «La vendita», si legge, infatti, in una nota, «non è perfezionata in quanto soggetta a diverse condizioni sospensive quali la realizzazione delle nuove piste e servizi per il trotto, all’interno dell’ippodromo Snai San Siro. Lo stesso accordo, che non è stato sottoscritto con una società sportiva (come il Milan, ndr), prevede esplicitamente l’obbligo a garantire a Snaitech un diritto permanente volto a tutelare le attività di allenamento e di svolgimento delle corse ippiche».«Snaitech continua a investire ingenti somme nella riqualificazione, nell’ampliamento e nell’ammodernamento delle proprie strutture sportive per la realizzazione di un ippodromo in grado di accogliere tutte le discipline equestri». «Sin dal 2016, quando il progetto Snaitech ha avuto inizio, la società ha avviato un percorso di valorizzazione dell’Ippodromo Snai San Siro seguendo tre pilastri strategici»: primo, «recupero e valorizzazione del patrimonio artistico-culturale» dal momento che «San Siro è l’unico impianto sportivo riconosciuto monumento nazionale»; secondo, «razionalizzazione e certificazione del patrimonio ambientale, in particolare il prezioso parco botanico»; terzo, «rilancio della componente sportiva, anima centrale di una struttura unica in Italia ed all’avanguardia in Europa».Quanto all’Inter, ieri l’amministratore delegato, Alessandro Antonello, ha detto che, per i nerazzurri, «il piano A resta San Siro col Milan. Dopo tre anni e mezzo di intenso lavoro, abbiamo ottenuto l’approvazione di massima del Consiglio comunale. Riteniamo che rinunciare ora non sia il caso, forse bisognava pensarci di più. San Siro è la soluzione principale, dobbiamo aspettare le analisi del Milan su La Maura. Vediamo, rimango fiducioso», ha aggiunto il manager. Per il quale, almeno a parole, il progetto di San Siro di cui si è parlato negli ultimi quattro anni (demolizione del vecchio Meazza per costruire uno stadio condiviso di fianco) resta ancora valido.Poi, però, Antonello ha aggiunto che «qualora il Milan andasse da un’altra parte», l’Inter ha «un piano B, un’area fuori dal Comune di Milano». Area che, appunto, secondo la Gazzetta è ad Assago (e sarebbe molto più di un’ipotesi, anzi l’accordo preliminare sarebbe già stato firmato). Intanto, sempre ieri, Emanuela Carpani, soprintendente all’Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Milano, ha detto che fino al 2026 di certo lo stadio di San Siro non verrà demolito dato che «sappiamo tutti che è prevista la cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi nel 2026». E comunque - ha aggiunto - prima di demolirlo bisognerà avere una struttura dove mandare le squadre a giocare. Non è una cosa che si fa in un mese e nemmeno in tre mesi». Su San Siro, ha spiegato Carpani, al momento non ci sono vincoli. Potrebbe scattare un vincolo una volta che l’impianto maturerà 70 anni di vita. «Se poi da qui al 2025 dovesse essere proposta un’eventuale ristrutturazione dello stadio, il progetto potrebbe comunque andare avanti».Morale: il Meazza per ora sfuggirà la demolizione, ma resterà senza Inter e Milan.
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