2025-01-08
Sala nasconde chi lo finanzia
Beppe Sala (Imagoeconomica)
È un vizio di sinistra: a tre anni dal voto, impossibile sapere da chi sono arrivati i soldi per la campagna elettorale e persino il nome di chi ha certificato le spese. Altro che trasparenza: è una situazione che favorisce i conflitti d’interessi. Eppure la legge parla chiaro.Il mistero s’infittisce. La governatrice sarda, a rischio decadenza per non aver fatto luce sui finanziamenti della propria campagna elettorale, mesi fa dichiarò in un’intervista tv che le spese per la sua elezione le aveva pagate di tasca propria. Ma la generosità annunciata da Todde è stata smentita da Todde con un’altra intervista, ovvero quella concessa nei giorni scorsi dopo che il collegio elettorale nominato dalla Corte dei conti ha rilevato diverse irregolarità nei documenti da lei consegnati, dichiarandola decaduta. Quale delle due versioni della governatrice corrisponderà al vero? La prima in cui dice di essersi finanziata o la seconda, dove invece scarica la responsabilità della gestione dei finanziamenti sul comitato elettorale che l’ha sostenuta? Penso che lo scopriremo nelle prossime settimane, quando in Regione si dovrà affrontare la spinosa questione dell’assenza di un mandatario, di un conto corrente dedicato e di una contabilità dettagliata come invece prevede la legge.Nel frattempo, c’è un altro mistero su cui occorre fare luce ed è quello che riguarda l’elezione del sindaco di Milano, Beppe Sala, altro campione del centrosinistra. Luigi Corbani, ex assessore di Milano nella giunta Psi-Pci guidata da Paolo Pillitteri, mesi prima che scoppiasse il caso Todde, scrisse al segretario comunale per segnalargli che «l’amministrazione trasparente» del capoluogo lombardo era talmente trasparente da non consentire la lettura della rendicontazione elettorale del sindaco. A seguito della segnalazione, il funzionario municipale comunicava all’ex consigliere che finalmente sul sito era possibile leggere integralmente il rendiconto delle spese elettorali, «seppur (al momento) con l’oscuramento dei dati personali». Una risposta dalla quale non si comprende perché debbano essere, al momento, nascosti i nomi di chi ha dato soldi al sindaco e perfino chi sia il mandatario elettorale che si è preoccupato di annotare il denaro ricevuto e le spese sostenute. Le elezioni si sono tenute tre anni fa, dunque da tempo dovrebbe essere tutto pubblico, come prevede la legge. Invece si sa soltanto che Sala ha speso 217.000 euro e che ha ricevuto donazioni per svariate decine di migliaia di euro, a volte 10.000, altre 25, in un caso anche 30.000. Ma da chi? Mistero fitto. Il segreto è talmente impenetrabile che perfino il nome del «contabile» del sindaco è secretato e ciò, in un’amministrazione che si definisce trasparente, contrasta un po’. Corbani non è un tipo che molla, e infatti ha replicato al segretario comunale, che per inciso è anche il responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza del Comune di Milano, che la legge in materia di contributi pubblici a partiti e movimenti politici dice che le rendicontazioni devono essere pubbliche e consultabili dai cittadini. «Devono essere dichiarati i contributi elettorali ricevuti, i mezzi propri conferiti, le spese sostenute e le obbligazioni assunte». «Il fine della legge», scrive Corbani, «mi pare quello della massima trasparenza, che si esprime anche nella possibilità della consultazione di tali dichiarazioni». Il carteggio fra l’ex consigliere (di sinistra) e il segretario comunale di un’amministrazione che si dice di sinistra va avanti per settimane. Fino a che il funzionario, adducendo interpretazioni contrastanti in materia, annuncia, «al fine di assicurare una corretta pubblicazione dei dati in argomento», di aver avanzato la richiesta di un parere all’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione. La lettera in cui si valutano troppo disomogenee le linee guida per l’ottemperanza della legge e si chiede un pronunciamento della competente autorità è della fine di ottobre. Da allora Corbani è in attesa e, nonostante abbia scritto più volte, rivolgendosi anche alla Corte d’Appello (la cui presidente avrebbe risposto che «per opportunità» avrebbe dovuto chiedere al diretto interessato, cioè a Sala), al momento e a tre anni dalle elezioni nulla si sa delle spese elettorali del sindaco di Milano. In pratica, chi abbia pagato la campagna elettorale del primo cittadino della capitale economica del Paese è un segreto di Stato. Anzi, un segreto comunale. Gli elettori magari vorrebbero sapere chi lo ha sostenuto finanziariamente, anche per capire se esistono o meno conflitti d’interessi. Ma la trasparenza tanto sbandierata è frenata dalla privacy. Con il risultato che è riservato perfino il nome di colui che i soldi li ha raccolti, certificando le spese. Dopo il caso Todde comincio a pensare che sia un’abitudine progressista. Campo largo, bocche strette. Almeno sui fondi. Sul resto non si sa.
Charlie Kirk (Getty Images)