2022-02-09
Benedetto XVI: «Mai coperto abusi. Chiedo perdono a tutte le vittime»
Ratzinger respinge le accuse del dossier sui preti pedofili. «Hanno usato un errore di trascrizione per darmi del bugiardo». Poi rivela: «Francesco mi ha espresso sostegno». E aggiunge: «Vado lieto davanti al Signore».Per un errore di trascrizione gli hanno dato del bugiardo. Lo hanno fatto anche alcuni confratelli, più o meno velatamente, come ad esempio il capo dei vescovi tedeschi, monsignor Georg Bätzing, secondo cui Benedetto XVI avrebbe dovuto «dire la semplice frase “ho delle colpe, ho fatto degli errori, prego che chi è rimasto coinvolto di perdonarmi”».Bugiardo, magari anche colpevole. Insabbiatore. Questo è stato il clima per il Papa emerito nelle ultime settimane, dopo la pubblicazione del report commissionato dalla diocesi di Monaco per indagare sugli abusi del clero nella stessa arcidiocesi nel periodo tra il 1945 e il 2019. Ratzinger è stato accusato di «cattiva condotta» in quattro casi che risalivano appunto al periodo in cui è stato arcivescovo di Monaco, dal 1977 al 1982. E su uno di questi casi, quello del sacerdote H., il Papa emerito aveva anche ammesso un errore nelle 82 pagine vergate in difesa al report degli avvocati, in merito alla sua presenza a una riunione del 15 gennaio 1980 in cui appunto si parlò del prete in questione. Ieri però ha parlato Ratzinger, per mezzo di una lettera e un video indirizzati alla diocesi tedesca, insieme ad un fact check, come va di moda dire, redatto dai suoi consulenti legali. In questo allegato si fanno anche i nomi di chi ha commesso l’errore rispetto alla presenza di Joseph Ratzinger a quella riunione del 1980, un «errore di trascrizione» dovuto alla lettura di un dossier in formato digitale di 8.000 pagine analizzate e poi elaborate. Il «dottor Stefan Korta», incaricato di questa rielaborazione, «ha appuntato erroneamente che Joseph Ratzinger non era presente alla riunione dell’ordinariato del 15 gennaio 1980». Perciò, continuano i legali, «non si può imputare a Benedetto XVI quest’errore di trascrizione come falsa deposizione consapevole o “bugia”», e inoltre viene sottolineato ciò che gli addetti ai lavori sapevano già benissimo, e cioè che notizia della partecipazione dell’allora arcivescovo di Monaco a questa riunione era pubblicata candida come la neve dentro alla biografia di Ratzinger scritta da Peter Sewald e uscita nel 2020. E, infine, si ricorda ancora una volta che gli atti «mostrano che nella riunione dell’ordinariato del 15 gennaio 1980 non si decise l’impiego del sacerdote X per un’attività pastorale. Gli atti mostrano anche che nella riunione in questione non si trattò del fatto che il sacerdote aveva commesso abusi sessuali. Si trattò esclusivamente della sistemazione del giovane sacerdote X a Monaco di Baviera, perché lì doveva sottoporsi a una terapia».Benedetto XVI, 94 anni, ieri ha parlato anche con «l’appoggio e la preghiera che papa Francesco» gli «ha espresso personalmente». La lettera ratzingeriana contiene alcuni livelli di lettura. Il primo è chiaro: «Mi ha profondamente colpito che la svista (a riguardo della presenza alla riunione del 1980, ndr) sia stata utilizzata per dubitare della mia veridicità, e addirittura per presentarmi come bugiardo». Il secondo livello di lettura rimanda al ruolo innegabile e decisivo che papa Ratzinger ha avuto nella lotta alla ripugnante piaga degli abusi del clero. Ricordando gli incontri che lui ha avuto con le vittime di abusi durante i suoi viaggi apostolici, il Papa emerito dice che «come in quegli incontri, ancora una volta posso solo esprimere nei confronti di tutte le vittime di abusi sessuali la mia profonda vergogna, il mio grande dolore e la mia sincera domanda di perdono». Parla da uomo e da uomo di Dio, lo fa con la evidente consapevolezza che la malapianta è effettivamente cresciuta nell’ovile. «Ho avuto grandi responsabilità nella Chiesa cattolica. Tanto più grande è il mio dolore per gli abusi e gli errori che si sono verificati durante il tempo del mio mandato nei rispettivi luoghi. Ogni singolo caso di abuso sessuale è terribile e irreparabile. Alle vittime degli abusi sessuali va la mia profonda compassione e mi rammarico per ogni singolo caso».Infine, c’è il livello più profondo della lettera di Ratzinger, quello che forse il mondo non comprende. Benedetto XVI chiede perdono, lo fa ponendosi davanti a Dio, evocando le parole e i gesti della messa quando all’inizio si è chiamati a chiedere perdono per «mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa» battendosi tre volte il petto. Questa «grandissima colpa» è quella a cui fa riferimento Ratzinger, e lo dice mentre ricorda che «ben presto mi troverò di fronte al giudice ultimo della mia vita». In un enorme atto penitenziale Ratzinger si sente coinvolto in quanto uomo di Chiesa e pone tutta la vicenda degli abusi davanti a Dio. Ci sono gli orchi, i clericali che hanno soffocato nel silenzio, gli insabbiatori, le cordate, le lobby, tutti quelli che si sentono coinvolti dentro questa «grandissima colpa».Benedetto XVI li pone, e si pone, come a patire insieme, davanti al giudice supremo, ed è questo che il mondo non conosce più. Il mondo riconosce solo il peccato degli altri e mai il proprio, grave però sarebbe se anche la Chiesa non riconoscesse più il giudice pieno di amore; per questo l’atto penitenziale di Benedetto XVI rimanda al senso autentico di questa richiesta di perdono, cioè quello di purificare e eliminare la causa del peccato. «Anche se nel guardare indietro alla mia lunga vita posso avere tanto motivo di spavento e paura, sono comunque con l’animo lieto perché confido fermamente che il Signore non è solo il giudice giusto, ma al contempo l’amico e il fratello che ha già patito egli stesso le mie insufficienze e perciò, in quanto giudice, è al contempo mio avvocato». Non saranno le avanzate richieste di trasformismo ecclesiale che arrivano dal sinodo tedesco, dallo sdoganamento della contraccezione e dell’omosessualità fino ai preti sposati o alle donne prete, a cambiare il volto della Chiesa. Le ragioni dell’allontanamento di tanti fedeli dalla Chiesa non sono (solo) i presunti scandali o l’inadeguatezza del clero, ma il fatto che le persone, anche quelle di Chiesa, non vogliono o non riescono più a credere.
Jose Mourinho (Getty Images)