2020-06-24
Bassanini raddoppia: consulente Mef. Primo stop alla banda larga di Stato
Il presidente di Open fiber, controllata da Cassa depositi e prestiti, svolgerà anche un incarico per Roberto Gualtieri. La nomina rafforza la sua posizione nella partita sull'infrastruttura unica. Ed evidenzia una frattura nel Pd.Di Roberto Gualtieri, ministro dell'Economia, si dice che abbia mezzo sangue ereditato da Giuliano Amato e Franco Bassanini e l'altra metà da Massimo D'Alema. Così lo scorso febbraio il capo del Mef si pronunciava già sull'ipotesi delle rete unica compresa di fusione tra Open fiber e Tim. Si pronunciava senza pronunciarsi, giusto per rimanere a metà. «Il governo incoraggia un costruttivo confronto tra le parti per delineare le condizioni per integrare le infrastrutture, potenziare e ottimizzare gli investimenti, andando incontro alle aspettative del sistema Paese nel dar vita a una infrastruttura integrata, aperta a tutti gli operatori e non discriminatoria, nel rispetto delle regole di mercato e delle migliori pratiche regolatorie e di concorrenza», dichiarava alle agenzie da perfetto democristiano. Ieri, però, il quarto di sangue che lo lega allo storico esponente piddino, già deputato, senatore, sottosegretario e ministro sia di Prodi che di D'Alema è tornato a bussare. A breve è atteso il decreto che nominerà l'attuale presidente di Open fiber anche consulente del Mef con incarico legato alla durata del governo. Ad personam, insomma. A poche ora dal duro e pesante attacco da parte del comico Beppe Grillo, non sembra per nulla lasciare l'incarico ma piuttosto raddoppiare. Ottantenne anche se pimpante quanto uno di 40, Bassanini si preparare a essere ancora più vicino e dunque rafforzarsi per sostenere gli eventuali attacchi che possono arrivare dalla maggioranza di governo e dal Pd stesso. D'altronde, il professore già membro della commissione Attali attendeva un riconoscimento già dallo scorsa estate quando al momento del passaggio tra i gialloblù e i giallorossi si era liberato un posto nel consiglio di Cdp, la stessa Cassa che ha presieduto tra il 2008 e il 2015. Il leghista Valentino Grant lascia a luglio del 2019 l'incarico per volare a Strasburgo, nel frattempo scalda i motori Giulio Sapelli, ma le indecisioni dentro la Lega spingono a maggiore riflessione. Poi cambia governo e il Carroccio perde l'occasione di nominare un proprio uomo. Da allora i palazzi romani indicano in Bassanini il candidato, nonostante il potenziale conflitto da presidente di Open fiber (controllata da Cdp). Solo che il 4 giugno scorso, a sorpresa, l'assemblea nomina l'avvocato milanese Carlo Cerami, «avvocato amministrativista e responsabile della sede di Milano di Italianieuropei, è consigliere delegato per l'housing sociale della Fondazione Cariplo», si legge direttamente sul sito della Fondazione di D'Alema. Insomma, è chiaro da dove sia arrivata la benedizione. Solo che in queste ore la situazione va complicandosi. Ammettiamo di aver dato per soccombente troppo presto l'area del Pd attorno cui gravita Bassanini. La nomina a consigliere alza i toni e pure accentua le spaccature dentro i dem. E impone una revisione del diktat di Grillo diretto all'ad di Cassa depositi, Fabrizio Palermo. Insomma, la partita si fa complicata, dal punto di vista politico. Mentre gli analisti di Borsa si sono già mossi per calcolare gli effetti della fusione. Commentando le parole di Grillo, segnalano più fattibile uno scenario di integrazione tra la rete secondaria di Tim, FiberCop, e Open fiber, come da recenti rumor. Circa le proposte di Grillo, gli esperti evidenziano che per quanto riguarda l'eventuale ingresso di Cdp in Tim con una quota vicino a quella di Vivendi, il tema è la valutazione attribuita a Open fiber. Assumendo da parte degli esperti il punto intermedio del loro range di valutazione (tra i 3 e i 5 miliardi) e l'attuale valore di mercato delle azioni ordinarie di Tim, il contributo da parte di Cdp del suo 50% in Open fiber al capitale di Tim, aumenterebbe la quota della stessa Cdp da circa il 10%, al 23% dei diritti di voto, diluendo Vivendi al 20%. Una valutazione superiore farebbe scattare per Cdp la soglia dell'Opa obbligatoria. In ogni caso, uno scenario di questo tipo richiederebbe l'ok dell'assemblea straordinaria e il supporto di Vivendi. Infine, circa l'ipotesi di uscita dei francesi dal capitale di Tim, Banca Imi dubita che Vivendi sia d'accordo. Gli esperti ricordano infine che il governo «ha chiaramente indicato che la digitalizzazione del Paese sarà uno dei pilastri del recovery plan dell'Italia e gli investimenti per superare il digital divide sono al centro del Piano next generation Ue». In sostanza, il mercato vede una strada relativamente semplice: un progetto che porti Cdp a salire al 25% di Tim grazie alla fusione tra Cdp e Open fiber e poi un'uscita di Vivendi sul mercato nel momento in cui Tim si fosse rivalutata in modo da lasciare Cdp come socio di riferimento in Tim appena sotto la soglia d'Opa. Sappiamo che la politica ha altre logiche e la battaglia sulla rete è in corso.