2024-06-23
Barcellona vieta gli affitti brevi e realizza il vecchio sogno del Pd
Da novembre 2028 via le licenze a oltre 10.000 appartamenti. Il settore promette ricorsi.La sinistra spagnola realizza il sogno dei compagni italiani: il sindaco di Barcellona, Jaume Collboni, esponente del Partito dei socialisti di Catalogna, ha annunciato che dal novembre 2028 verrà vietata la pratica degli affitti a breve termine in tutta la città. Come spiega il sito La Vanguardia, il Comune abolirà tutte le licenze attualmente valide per i 10.101 appartamenti destinati agli affitti a breve termine. Questa misura mira a ridurre il costo degli affitti per i residenti, che hanno subito una forte impennata, e a migliorare la vivibilità della città per gli abitanti: «Stiamo affrontando quello che crediamo sia il problema più grande di Barcellona», ha riferito Collboni, «a partire dal 2029 gli appartamenti turistici come sono concepiti oggi scompariranno da Barcellona». Il sindaco ha inoltre spiegato che «quei 10.000 appartamenti saranno utilizzati dai residenti della città o saranno messi sul mercato per l’affitto o la vendita».Come sottolineato dal sindaco, il boom degli affitti a breve termine a Barcellona e il successo della città spagnola più visitata dai turisti stranieri, ha fatto sì che alcuni residenti non potessero permettersi un appartamento dopo che gli affitti sono aumentati del 68% negli ultimi dieci anni e il costo di acquisto di una casa è aumentato del 38%. «L’accesso all’alloggio», ha aggiunto Collboni, «è diventato un fattore di disuguaglianza, in particolare per i giovani». Il tema è molto importante, non solo a Barcellona ma in tutte le città a vocazione turistica, dove gli affitti brevi sono un fenomeno in crescita esponenziale, ma non si risolve certamente impedendo ai proprietari di disporre come vogliono dei loro beni, pagando le tasse. Occorrono piuttosto piani di edilizia popolare efficaci. Tra l’altro, è facile immaginare che questo divieto incentiverà la pratica degli affitti in nero, penalizzando le casse dell’erario. Isabel Rodriguez, ministro spagnolo per l’Edilizia abitativa e rappresentante del Partito socialista, ha dichiarato di sostenere la decisione di Barcellona. «Si tratta», ha scritto su X la Rodriguez, «di compiere tutti gli sforzi necessari per garantire l’accesso ad alloggi a prezzi accessibili». Si profila all’orizzonte un braccio di ferro legale dai risvolti imprevedibili, dato che le associazioni di categoria sono pronte a ricorrere alla Corte costituzionale e all’Unione europea. L’associazione dei datori di lavoro degli appartamenti turistici di Barcellona ha già dichiarato che si opporrà a questa misura, che Collboni ha giustificato dicendo che negli ultimi dieci anni il prezzo degli appartamenti in affitto a Barcellona è aumentato di circa il 70% e quello di vendita di circa il 40%, e che «è inaccettabile che i giovani che vogliono lasciare la casa dei genitori debbano andare via dalla città».Enrique Alcantara, presidente dell’Associació d’apartaments turístics de Barcelona, Apartur, ha denunciato che l’amministrazione comunale si sta lasciando trasportare dalla turismofobia e dal populismo: «Gli appartamenti turistici», ha detto Alcantara, «rappresentano lo 0,77% del patrimonio abitativo di Barcellona. Eliminarli non risolverà il problema dell’accesso agli alloggi. L’unica cosa che il Comune intende ottenere è alimentare l'offerta di alloggi al di fuori della legge. Stanno mettendo fine a un settore che contribuisce alle casse pubbliche di Barcellona per 347 milioni di euro, un settore di piccoli proprietari che dà lavoro direttamente a più di 5.000 persone e indirettamente a molte altre. Quanti musei, negozi e ristoranti dovranno chiudere?». Contraria anche l’opposizione in consiglio comunale di Barcellona.