2022-06-12
Botte da orbi nella banlieue di Milano. È l’integrazione firmata Beppe Sala
Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala (Ansa)
La maxi rissa in via Bolla, tra decine di inquilini e rom che si sono presi a bastonate, trae origine dalla totale illegalità e dalle occupazioni abusive delle case popolari. Dove Comune (e Regione) non entrano neanche più.«Dite al sindaco Sala che se vuole integrarli li porti a casa sua. Perché qua non si integrano. Non vogliono integrarsi. Guardi come vivono». Era la fine di maggio, ultima puntata di Fuori dal coro. Le telecamere della trasmissione si erano avventurate dentro i palazzi occupati di via Bolla a Milano: un inferno di appartamenti occupati, porte sfasciate, bivacchi, sporcizia, camper e barbecue davanti agli androni. E raccoglievano la voce dei pochissimi residenti regolari (due o tre su una novantina di alloggi) ormai allo stremo delle forze. «Qui è il regno dell’illegalità, i rom fanno quello che vogliono, comandano loro. La situazione è al limite», raccontavano mentre gli abusivi minacciavano l’inviata che aveva osato penetrare nel loro fortino fuorilegge.Bastava guardare quelle immagini per capire che la situazione era sul punto di esplodere. Infatti, appena mandato in onda il servizio, molti telespettatori si sono indignati. Al Comune di Milano, invece, come al solito, hanno fatto finta di nulla. E hanno continuato a dormire sognando un’integrazione che non c’è. E che non ci sarà mai. Da Peschiera a via Bolla, dal lago alla periferia di Milano: quando venerdì sera è scoppiata la maxi rissa con sessanta persone coinvolte, tre feriti, un ragazzino di 17 anni e un bimbo di due finiti all’ospedale, lancio di bombe carta, scontri con spranghe e bastoni, spari, auto sfasciate e promesse di vendetta, è risultato evidente che quella sul Garda è stata soltanto la prima esplosione di un incendio che devasterà l’intero Paese. La benzina è già stata sparsa in tutti i Bronx d’Italia: è la benzina della violenza, dell’odio razziale (dei rom e dei neri nei confronti degli italiani, ovviamente), dell’illegalità diffusa, della mancanza di controllo sociale. E per accendere il rogo basta niente: l’altra sera in via Bolla pare sia partito dalla sgasata di un’auto. Cose che succedono tutti i giorni. Cosa che succederanno tutti i giorni. Dappertutto. Preparatevi. La polizia è intervenuta prima con dieci volanti, poi con cinque squadre del reparto mobile: non sono bastate. La rivolta è durata dalle 21 all’una di notte. «La prossima volta ci scappa il morto», commentano i residenti della zona. Alla faccia dell’integrazione.Sul Garda c’erano gli immigrati di seconda e terza generazione che hanno trasformato Peschiera in un sobborgo dell’Africa. In via Bolla ci sono i rom che hanno trasformato le case popolari in un gigantesco campo nomadi abusivo. In entrambi i casi, la stessa storia: abbiamo perso il controllo del nostro territorio. Non abbiamo integrato nulla: abbiamo calato le braghe e lasciato che si affermasse la legge della violenza. Infatti, in entrambi i casi, sorprende la totale assenza delle istituzioni: a Peschiera prefetto e questura si rimpallano ancora le responsabilità per aver sottovalutato il problema, ampiamente segnalato dal sindaco. In via Bolla è già partito il gioco dello scaricabarile tra Regione (che accusa il Comune) e Comune (che accusa la Regione). Il solito indegno spettacolino. La verità è che hanno mancato tutte e due: la Regione che, attraverso l’Aler, ha gestito malissimo queste case popolari, lasciando che il bubbone crescesse fino ad esplodere. E il Comune che ha le competenze in fatto di sicurezza e che invece non ha fatto nulla, lasciando che l’illegalità dilagasse senza mai battere ciglio. In via Bolla riescono ad arrivare, qualche volta, i giornalisti. Chissà perché mai i vigili urbani.Abbiamo passato gli ultimi due anni con le forze dell’ordine (municipali e statali) impegnate a dar la caccia al pensionato che portava a fare la pipì al cane senza lasciapassare ma poi abbiamo lasciato che interi palazzi fossero territorio di conquista di violenti. Questi ultimi hanno potuto prendersi con la forza le case destinate ai bisognosi e farne un fortino fuorilegge senza che nessuno dicesse loro nulla. Senza che nessuno li fermasse. Senza nessun drone che li inseguisse come accadeva ai runner sulla spiaggia. L’illegalità è stata tollerata, ignorata o meglio accettata in nome dell’integrazione. E a questo punto è lecito chiedersi: è questa, caro sindaco Beppe Sala, l’integrazione che ha in mente? Non è un caso se il primo dei fuochi che illuminano e illumineranno sempre più le banlieue d’Italia si accende proprio nella Milano della solidarietà sbandierata e delle marce degli immigrati: perché dietro i proclami sull’accoglienza, in realtà, si nascondeva soltanto l’ipocrisia di chi, come sempre, è bravissimo ad accogliere con il culo degli altri. Soprattutto con il culo dei più deboli. Come quello dei pochi abitanti regolari rimasti in via Bolla.Come si fa a professare l’integrazione se su tre palazzi occupati, oltre 90 alloggi, i non abusivi sono soltanto due o tre? Che integrazione può essere se rom e mafia maghrebina si contendono la piazza sotto gli occhi di tutti e nessuno interviene? Che integrazione ci può essere se i cittadini che rispettano le regole sono un’esigua minoranza isolata e abbandonata dallo Stato? Dopo Peschiera, via Bolla e poi avanti: aspettiamo il prossimo fuoco, sapendo che non abbiamo i mezzi per spegnerlo. Che ormai sarà difficilissimo contenerlo, come è stato difficile contenere la rivolta di via Bolla. Per la cronaca, il servizio di Fuori dal Coro di fine maggio si chiudeva con uno dei rom abusivi che sghignazzava con tono canzonatorio: «Pagare l’affitto? E perché? Nessuno paga a Milano. Perciò ringraziamo la città di Milano: sono bravi e non ci disturbano». Come dargli torto? La città di Milano da anni non li disturba. Ma loro ora disturberanno noi. Così forse qualcuno si accorgerà di aver sbagliato. Troppo tardi, ormai.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)