2019-07-21
Bando da 350.000 euro per l’archivio Lgbt
L'Unar cambia capo ma non vizio. Dopo lo scandalo dei soldi pubblici alle saune gay, ora il nuovo direttore, uomo di Vincenzo Spadafora, spende un mucchio di denaro dei contribuenti per «riordinare» la storia dell'attivismo arcobaleno. Coinvolti solo gruppi militanti.Nei giorni in cui si celebra il primo uomo sulla luna, anche sull'Unar accadono cose interessanti. L'Unar, l'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, è stato istituito nel 2003 presso la presidenza del Consiglio dei ministri, e serve a promuovere la «parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull'origine etnica». La rimozione delle discriminazioni guarda anche a forme di razzismo a carattere culturale e religioso. Dipende dal dipartimento Pari opportunità di Palazzo Chigi, e dunque, dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle Pari opportunità: attualmente su questa poltrona poggia le nobili terga Vincenzo Spadafora del M5s. Da poche settimane, scaduto il mandato di Luigi Manconi, il nuovo direttore generale dell'Unar è un fedelissimo di Spadafora: si tratta del capo della sua segreteria tecnica, Triantafillos Loukarelis, Trianda per gli amici: 48 anni, doppia nazionalità, greca e italiana, Loukarelis ha lavorato dal 2008 al 2013 all'Unicef, come responsabile dell'ufficio di presidenza e direzione generale, e dal 2013 al 2015 all'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, in qualità di responsabile relazioni esterne e internazionali, quando il garante era appunto Spadafora. «Sono felice», ha esultato su Facebook lo scorso 19 giugno Spadafora, «della nomina di Triantafillos Loukarelis a direttore dell'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali; conosco la sua brillante storia professionale e il suo impegno culturale sul tema dei diritti. Sono convinto che farà un ottimo lavoro, con la passione e le capacità che ha sempre dimostrato, insieme a tutta la squadra dell'Ufficio, in un momento storico in cui l'Unar», ha aggiunto l'autorevole esponente del M5s, «deve ancor più rappresentare un punto fermo indispensabile e imparziale contro ogni tipo di discriminazione».Neanche il tempo di insediarsi, e il buon Triantafillos ha subito firmato un bando, pubblicato dall'Unar, che ha fatto sobbalzare dalla sedia i responsabili dell'associazione Provita, che sul portale notizieprovita.it hanno rivelato la chicca: «Il movimento lgbt», si legge nell'articolo, «intende creare una propria memoria storica. A dargli man forte è l'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar), che ha appena annunciato un bando per un progetto di raccolta, digitalizzazione e creazione di un archivio informatico sulla storia dell'attivismo arcobaleno». Il bando, scrive ancora il portale citandone il testo, «è rivolto ad “enti ed associazioni, in forma singola o attraverso associazioni temporanee di scopo, anche non riconosciute, che svolgono attività inerenti la promozione dei diritti e la tutela delle persone lgbt, per la presentazione di azioni progettuali di mappatura, riordino, catalogazione, digitalizzazione e archiviazione del patrimonio esistente sulla tematica lgbt"». Il totale delle risorse stanziate per il bando, si legge ancora, «è di 350.000 euro, mentre per ogni singola azione progettuale sono previsti fino a 70.000 euro».Ed ecco la motivazione fornita dallo stesso Unar per lo stanziamento: «Il patrimonio storico culturale prodotto dalle singole persone, dalle associazioni e dai gruppi lgbt in Italia, è una risorsa non sufficientemente salvaguardata e valorizzata». L'Ufficio perciò ritiene giusto investire denaro pubblico per la «conservazione di fonti necessarie per la ricostruzione della storia non soltanto del movimento lgbt in Italia ma anche di una parte della storia del costume e della società. Tale patrimonio è a rischio di dispersione o comunque scarsamente fruibile, in quanto non in rete, pertanto non disponibile per la ricerca».C'è un dettaglio del bando che suscita in particolare l'amarezza di Provita: «È oltremodo significativo», sottolinea il portale dell'associazione, «che l'Unar spenda ben 350.000 euro di soldi dei contribuenti, per un progetto rivolto esclusivamente, come il bando rivela in modo esplicito, ad associazioni che svolgano “attività inerenti la promozione dei diritti e le tutela delle persone lgbt", quindi a soggetti più che mai di parte. La linea che separa storia e propaganda è molto sottile. Di per sé non ci sarebbe nulla di sbagliato nel compiere una documentazione storica sui movimenti lgbt: in considerazione del tema divisivo e controverso, sarebbe stato ben più pertinente farlo, ascoltando tutte le campane. E noi vigileremo su quanto raccolto, questo è sicuro».L'Ufficio nazionale antidiscriminazioni che discrimina? Possibile? Pare di sì. Polemiche in vista, dunque, e non sarebbe la prima volta per un Ufficio che appena due anni fa è finito al centro di una vera e propria bufera mediatica. Era il febbraio 2017, quando la trasmissione di Italia 1 Le Iene scoprì che l'Unar aveva assegnato un bando da 55.000 euro a un'associazione alla quale facevano capo circoli, saune e centri massaggi riservati agli omosessuali. Secondo l'inchiesta delle Iene, alcune di queste realtà associative erano in realtà posti dove si praticavano orge e prostituzione. Il direttore generale dell'Unar dell'epoca, Francesco Spano, sarebbe stato iscritto a questa associazione. Le opposizioni insorsero, la vicenda diventò uno scandalo nazionale e Spano, dopo aver incontrato a Palazzo Chigi l'allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio con la delega alle Pari opportunità, Maria Elena Boschi, si dimise.