2024-03-11
«Azzoppare Viola fu eversione. Schlein faccia luce su Ruotolo»
L’ex pm Luca Palamara: «Sta venendo a galla il “dark Web” del Sistema, intrecci mediatico-giudiziari che creano un’emergenza democratica. Striano? Per me non può aver agito da solo».L’affaire del finanziere Pasquale Striano tiene banco. Ma in molti dimenticano che in passato ci sono stati scandali con protagonisti di ben altro spessore rispetto a un sottufficiale della Guardia di finanza, promosso a quasi 60 anni tenente. Un testimone di ciò è Luca Palamara, uno dei pm più noti d’Italia, costretto alle dimissioni dalla magistratura per un’inchiesta che in gran parte si è rivelata infondata.La Procura di Perugia non ha indagato solo sulla diffusione, da parte di Striano, delle segnalazioni di operazioni sospette di Bankitalia, ma anche sulla divulgazione di atti giudiziari ad opera dell’allora cancelliere Raffaele Guadagno… «Le inchieste umbre stanno svelando in maniera, ancora più netta, il “dark Web” del Sistema, a cui si abbeverano cordate di potere, camarille che affrontano le proprie questioni non soltanto lontano da occhi indiscreti, ma anche al di fuori delle regole. Le notizie pubblicate dalla Verità in questi giorni a proposito dell’accesso ai documenti segreti del mio processo non fanno altro che confermare le porcherie di cui parla il ministro Carlo Nordio. Porterò di fronte alla giustizia europea le nuove scoperte, per evitare che il meccanismo di pressione descritto da Nicolò Zanon, a proposito della recente sentenza della Corte costituzionale sulla utilizzabilità delle intercettazioni, possa in qualche modo condizionare le decisioni dei giudici preposti a esaminare il caso».Quali altre iniziative intende intraprendere?«In relazione agli articoli pubblicati ho dato mandato ai miei legali di tutelarmi in ogni sede affinché la parola “scandalo” possa essere definitivamente associata a chi, terremotando la magistratura, ha impedito che Marcello Viola diventasse procuratore di Roma. Qui stiamo parlando di un attacco a un corpo dello Stato per via mediatica e giudiziaria. Se non è eversione questa…».Ha capito per quale motivo le sue chat siano finite nelle mani del responsabile della comunicazione del Pd Sandro Rutolo, già noto inviato televisivo?«Trovo singolare che, quando era già diventato un senatore della Repubblica, abbia sentito la necessità di spulciare le mie conversazioni private: le date, però, non sono casuali perché tale richiesta avviene in concomitanza con la conferenza stampa organizzata in pompa magna da Giovanni Salvi, l’ex pg della Cassazione, con la quale annunciò l’inizio di una roboante iniziativa disciplinare. Come è noto la montagna poi ha partorito il topolino, ma io penso che quelle chat, visti i rapporti di conoscenza di Ruotolo con molti magistrati che temevano di venire toccati da quella vicenda, dovessero servire a capire chi potesse in qualche modo rimanere coinvolto. Per questo motivo confido sul fatto che la segretaria del Partito democratico faccia luce su questa vicenda che, come detto, mina le fondamenta della democrazia».In molte occasioni ha fatto riferimento alle presunte relazioni pericolose dell’ex procuratore di Perugia Luigi De Ficchy, l’uomo che guidava l’ufficio che fece spiare il suo cellulare con un trojan, per un’accusa di corruzione, poi caduta.«Ne parlerò nelle sedi opportune. Dalle carte processuali emergono gli stretti rapporti tra De Ficchy e il mio presunto corruttore, che corruttore non era, Fabrizio Centofanti. Questo abile lobbista, oltre che con me, che non gli ho mai chiesto prebende, aveva rapporti di amicizia, noti a molti, con il mondo della politica, della Guardia di finanza e della magistratura. A partire da quella con De Ficchy. Mi chiedo perché non sia stato inserito quest’ultimo nominativo in un’informativa della Guardia di finanza del 2019 che riguardava proprio i rapporti intrattenuti da Centofanti con le toghe. Perché questa situazione è venuta fuori solo nel 2022? Qualcuno voleva condizionare l’ex procuratore di Perugia?».Sta dicendo che qualcuno voleva ricattare il suo vecchio amico De Ficchy? Per quale motivo avrebbero dovuto farlo? Per far saltare la nomina di Viola, a cui lei non era contrario?«In un’intercettazione allegate al mio procedimento, uno degli allora consiglieri del Csm riferì al pm Stefano Fava che la Procura di Roma “teneva per le palle De Ficchy”. Questo è quello che mi venne riferito».In questi giorni tutti i media si sono appassionati alla vicenda di Striano, ma tacciono su quanto sta emergendo a Perugia e a Firenze sull’inchiesta che la ha riguardata. Pure i siti che si presentano come antisistema sembra preferiscano non toccare certi argomenti e lasciare tranquillo il manovratore. Come mai? «È indubbio che ci siano degli argomenti rispetto ai quali sia una parte della politica, sia una parte dell’informazione ritengono di non doversi schierare per non mettersi contro una parte della magistratura».Ha letto che cosa scrivevano nelle loro chat i pm del capoluogo umbro, anche nei suoi confronti?«Sì, ma adesso preferisco non commentare, dovendo svolgere delle valutazioni con i miei legali sulle iniziative da adottare».Che cosa pensa del caso della sua ex procuratore aggiunto di Perugia Antonella Duchini, massacrata dai colleghi anche attraverso mirate fughe di notizie?«Si tratta di una vicenda che già avevo raccontato nei libri scritti con Alessandro Sallusti. Il quadro che emerge è sconvolgente ed evidenzia, purtroppo, quello che accade in determinati uffici giudiziari. Il dato inquietante è che queste vicende iniziano quasi sempre all’interno degli uffici di Procura e delle sezioni fallimentari quasi ci fosse una lotta intestina di potere».Ha visto che i pm cercavano di far uscire notizie sui procedimenti della Duchini?«Io all’epoca ero un componente della sezione disciplinare del Csm che doveva esprimersi proprio sulla vicenda della collega. Nelle mie deposizioni all’autorità giudiziaria ho più volte evidenziato le interferenze legate a quel disciplinare. Rimango a disposizione delle autorità competenti per ogni ulteriore chiarimento».L’ha stupita leggere che mentre la sua vicenda finiva sui giornali, un suo storico collega avesse un filo diretto e continuo con i giornalisti che la stavano facendo a pezzi? «Assolutamente no, perché sono sempre stato convinto che le cose fossero andate in quel modo. Ho solo ricevuto un’ulteriore conferma su come funzioni il Sistema di cui anche io ho fatto parte. Sono, però, fiero di non aver mai partecipato a un linciaggio mediatico nei confronti di un collega e ancor di più di non averlo fatto nei confronti di un amico. Inutile dire che non mi sarei mai aspettato un tradimento di questo genere da una persona nei confronti della quale ho dimostrato sempre amicizia e anche qualcosa in più». Tutti cercano un burattinaio dietro al caso Striano. Secondo lei esiste?«La mia esperienza mi porta a ritenere che il finanziere non agisse da solo».E chi sarebbe il suo ispiratore?«Normalmente a volere quel tipo di informazioni sono tre categorie: i giornalisti, gli imprenditori e appartenenti al mondo delle istituzioni, dai magistrati alle forze di polizia, quando queste non hanno legittimamente accesso a quelle banche dati».Un esempio?«Lo ha fatto lei, quando ha riportato la notizia del noto procuratore generale che avrebbe chiesto verbali dell’inchiesta che mi riguardava a un altro Pg. Il tutto era legato alla successione del procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio, il quale, a seguito di un’intercettazione agli atti fu costretto a dimettersi». Nelle fughe di notizie a suo danno c’era un mandante? Ed eventualmente chi?«Dietro alla mia vicenda c’erano tutti coloro che in qualche modo non volevano si realizzasse una discontinuità con l’epopea di Giuseppe Pignatone, per sette anni capo della Procura di Roma, e coloro i quali non accettavano all’interno della magistratura un’asse tra la corrente di Unicost e quella di Magistratura indipendente».L’ha stupita sapere che i giornalisti che scrivevano contro di lei in quei giorni avessero messo le tende in Umbria?«Assolutamente no, anche se io credo fermamente nella libertà di stampa e per questo sono contrario alla commissione di inchiesta sulle fughe di notizie. Servirebbe solo a intimidire i giornalisti. Il problema è che in questo caso parliamo di cronisti che in qualche modo hanno partecipato attivamente alla scelta del procuratore di Roma, ritenendo che Viola non fosse idoneo a ricoprire l’incarico. È evidente che con tutto questo si sia andati oltre la libertà di stampa e si sia posto un problema di emergenza democratica».Si è convinto che la fonte delle spiate sul suo procedimento si trovasse a Perugia? «Questo dovrà dirlo e potrà dirlo solo chi ha il potere di svolgere le indagini».Oggi la destra esalta le toghe progressiste che indagano su Striano. Che cosa sta succedendo? I politici stanno rosicchiando volentieri la carota, dimenticando anni di bastone?«Ci sono state promesse in campagna elettorale non mantenute. Io ritengo che il tema delle riforme debba essere affrontato non in un’ottica punitiva e di scontro con la magistratura, ma in una prospettiva di ammodernamento del sistema giustizia nell’interesse dei cittadini, incidendo anche sull’attuale assetto costituzionale. Ma su questi temi la politica non ha il coraggio di fare passi avanti, forse perché il famoso insegnamento di Francesco Cossiga è quanto mai attuale: meglio non disturbare il can che dorme. Detto questo penso che il procuratore Antimafia Giovanni Melillo e Cantone siano due magistrati di primo livello».Lei ha annunciato la sua candidatura alle europee con Alternativa popolare, il movimento di Stefano Bandecchi.«La mia vuole essere una candidatura tematica, sulla giustizia, ma se i cittadini mi daranno la loro fiducia diventerò il rappresentante di chi pensa di non essere più rappresentato da questi partiti e si sente tradito per le promesse mancate».Non trova che il leader dello schieramento con cui ha deciso di scendere in campo sia un po’ troppo naïf? «No. Reputo che in questo momento sia necessario essere vicini alle istanze dei cittadini anche attraverso modalità diverse dai racconti ipocriti e dai perbenismi che spesso caratterizzano il mondo della politica. Credo che Bandecchi non avrà problemi ad affrontare la riforma della giustizia in modo frontale, al contrario degli altri partiti, eliminando fenomeni degenerativi, quali il carrierismo sfrenato e la ricerca spasmodica di inchieste roboanti».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.