2023-08-08
Gli attivisti per il clima s’inchinano ai cinesi su Taiwan
La maggior parte delle Ong, incluso il Wwf, sbianchetta Formosa dalle cartine oppure la tratta come fosse territorio del Dragone.Combattono in tutto l’Occidente per un ambiente migliore, ma poi cancellano Taiwan dalle loro cartine per non dispiacere Pechino e il governo del Partito comunista cinese. Sono le Ong europee e americane, specializzate nella lotta contro il cambiamento climatico. Forse sperano di poter ammansire il Dragone, per cui Taiwan sarebbe semplicemente una delle tante provincie della Cina, ma alla fine riescono a incidere solo sull’agenda delle democrazie occidentali. Così la Cina continua a inquinare mezzo pianeta come al solito, ma in compenso ci vende tutto l’occorrente per tacitare le nostre coscienze green, dai pannelli fotovoltaici alle pale eoliche, passando ovviamente per le batterie al litio. Proprio domenica Pechino è tornata a far sentire la propria pressione psicologica sull’isola. Secondo il governo di Taipei, per 24 ore sono stati rilevati intorno a Taiwan 24 aerei e sette navi da guerra cinesi. Le manovre militari sono state messe in relazione con il duplice scalo che il vicepresidente di Taipei, Lai Ching-te, effettuerà il 12 e il 18 agosto a New York e a San Francisco in occasione del suo viaggio in Paraguay. Nelle stesse ore, la tv statale cinese Cctv trasmetteva un nuovo documentario con i preparativi dell’Esercito popolare di liberazione per un’eventuale invasione di Taiwan. Armi a parte, però, le guerre si combattono anche con la disinformazione più bieca. Hong Kong Free Press (Hhfp), un sito d’informazione fondato dal giornalista inglese Tom Grundy (ex Bbc), si è preso la briga di andare a esaminare la documentazione ufficiale di una cinquantina tra le maggiori organizzazioni non governative occidentali per vedere come trattano la spinosa questione dell’indipendenza di Taiwan. E alla fine ha dovuto concludere, citando un ricercatore di Taipei, Chien Huei Wu, che «queste organizzazioni internazionali si suppone che siano imparziali e oggettive, ma nella pratica sono sempre più soggette all’interferenza cinese». Ong che si occupano di diritti civili, ambiente, povertà, sanità e libertà di stampa sembrano fare a gara nel cancellare Taiwan non solo dai report, ma anche dalle cartine politiche. In particolare, le più scatenate sono le Ong che combattono contro i cambiamenti climatici. Su 21 organizzazioni green scrutinate, ben 12 hanno pubblicato dal 2018 al 2023 documenti che includevano Taiwan nella Cina. E gran parte delle altre nove, forse a scanso di grane, non hanno pubblicato cartine dell’Asia o la lista dei paesi dove operano. Alla fine, solo tre ong (350.org, Iuu fishing index e Global energy monitor) hanno avuto il coraggio di trattare Taiwan come entità separata. Per fare qualche esempio di autocensura, l’organizzazione statunitense The nature conservancy, che da ottant’anni si occupa di animali, piante e biodiversità, nel suo report del 2022 regala Taiwan alla Cina. Eppure ai suoi vertici l’organizzazione ha avuto un paio di banchieri di Goldman Sachs e un ex segretario di Stato, Henry Paulson. Insomma, la geografia la conoscono. Stesso discorso vale per la californiana WildAid (ambasciatori come Leonardo DiCaprio e Harrison Ford) e per l’intergovernativa Rainforest coalition. Anche il World resources institute, organizzazione di ricerca ambientale con base a Washington, ha assegnato Taiwan ai cinesi e alla testata di Hong Kong ha risposto così: «Noi non prendiamo una posizione e neppure ci esprimiamo su questioni che riguardano confini geografici o politici. Nelle nostre mappe non esprimiamo alcuna opinione sullo status legale di alcun territorio e non appoggiamo o accettiamo tali confini». Stessa risposta dal Wwf: «Non siamo di parte e non esprimiamo giudizi». Del resto, per capire il contesto coraggioso, gran parte delle linee aeree e delle catene alberghiere occidentali che operano in Cina hanno tolto ogni riferimento a Taiwan come nazione autonoma almeno dal 2018. Il problema è che gran parte delle Ong hanno uffici e operano in Cina, quindi sono preoccupate da quello che pensa il governo di Pechino. La legge del 2017 sulla loro attività prevede che si registrino presso un ministero e siano controllate. Fuori dall’ufficialità, molte ammettono che sbianchettare i confini di Taiwan non è un gesto nobile, ma fanno notare che è più importante poter rimanere a operare in un grande Paese dalla cui lotta all’inquinamento dipende moltissimo. L’intenzione sarà anche buona, ma che siano proprio le organizzazioni ambientaliste a cedere alle pressioni di Pechino è indicativo. In fondo, loro in Occidente fanno un lavoro fantastico. Per Pechino e per le sue tecnologie green.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.