2022-08-15
Gli attacchi degli al-Shabaab in Etiopia e l’ombra dell’Isis sulla Somalia
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I militanti degli al-Shabaab somali (branca locale di al-Qaeda in Africa) che hanno attraversato l'Etiopia orientale la settimana scorsa sono ancora attivi all'interno del Paese, nonostante le ottimistiche rassicurazioni dei funzionari locali che avevano affermato «di aver distrutto la loro capacità di offendere».Gli stessi funzionari etiopi hanno dovuto ammettere che qualche giorno fa che le forze di sicurezza si sono scontrate con i combattenti di al-Shabaab nello Stato somalo etiope, incluso nel villaggio di Lasqurun, vicino alla città di confine di Feerfeer. I terroristi somali (almeno 500 unità) molti dei quali provengono dalle regioni etiopi della Somalia e dell'Oromia sono arrivati in Etiopia lo scorso 20 luglio e si tratta della più grande operazione mai compiuta dal gruppo islamico in Etiopia. Omar Mohamed Abu Ayan, un ex funzionario degli al-Shabaab che ora vive in Svezia, ha affermato in un’intervista che «l’incursione è stata probabilmente organizzata per motivi di propaganda» - visto che il gruppo islamista vuole dimostrare di poter operare in Etiopia, in Somalia e in Kenya - «Sognavano da molto tempo di penetrare in Etiopia e di innalzare la loro bandiera e se riusciranno ad innalzare la loro bandiera questo incoraggerà i jihadisti globali a sostenerli». Le recenti incursioni in Etiopia, il secondo Paese più popolato dell'Africa, fino ad oggi è stato ritenuto l’unico Paese sicuro del Corno d'Africa, sono l’ennesimo campanello d’allarme dopo quello relativo alla guerra del Tigray settentrionale, un conflitto del quale si parla sempre troppo poco; iniziato il 4 novembre 2020 in Etiopia che vede schierati il Fronte Popolare di Liberazione del Tigrè (Tplf) contro il Governo Federale Etiope con a capo il ministro Abiy Ahmed Ali.Fino ad oggi gli etiopi sono riusciti seppur a fatica a resistere alle iniziative degli al-Shabaab (visto che devono far fronte alle tensioni locali da quando è iniziato il conflitto nel Tigray alla fine del 2020), schierando i propri soldati nelle grandi zone rurali nelle regioni meridionali e centrali della Somalia che sono sotto il controllo dei terroristi. Secondi gli analisti di Africa News gli al-Shabaab «incoraggiati anche dall'instabilità vissuta sotto la precedente amministrazione della Somalia, stanno cogliendo l'opportunità per espandere la propria impronta e rivendicare la responsabilità dell'uccisione di dozzine di forze di sicurezza etiopi. Ma il gruppo sente anche la pressione di una rinnovata spinta da parte del nuovo governo della Somalia e del ritorno delle forze statunitensi nel Paese dopo il ritiro dell'ex presidente Donald Trump». Matt Bryden, analista della sicurezza presso il think tank della Sahan Foundation, ha dichiarato all'Associated Press che gli al-Shaabab: «Stanno rivolgendo la loro attenzione all'Etiopia in un significativo cambiamento strategico visto che in passato il gruppo estremista non era mai stato in grado di condurre grandi operazioni all'interno dell'Etiopia». Le segnalazioni di scontri lungo il confine tra Etiopia e Somalia sono solo una frazione del quadro generale, afferma Matt Bryden: «La pianificazione di questa offensiva è iniziata più di un anno fa, quando il governo etiope sembrava sull'orlo del collasso mentre le forze rivali del Tigrino si spingevano verso la capitale, Addis Abeba. Queste forze si sono poi ritirate ed entrambe le parti si stanno muovendo verso colloqui di pace» che al momento però stanno registrando una fase di stallo. La Strategia degli al-Shabaab I terroristi somali hanno addestrato diverse migliaia di combattenti inquadrati nella loro «milizia etiope», principalmente pescando tra elementi di etnia Somali e Oromo e per questo Il governo federale etiope ha affermato di temere che gli al-Shabaab possano allearsi con l'Esercito di liberazione dell'Oromo (designato come organizzazione terroristica), ipotesi che alcuni esperti di sicurezza dell’area sostengono che non si verificherà. In ogni caso sono centinaia i combattenti degli al-Shabaab che dalla metà di luglio sono riusciti a penetrare in Somalia attraverso i porosi confini e la loro presenza è stata rilevata vicino a diverse comunità come El Kari, Jaraati e Imey inoltre secondo alcuni media locali esistono notizie credibili di unità di al-Shabaab che si stanno schierando verso Moyale, il principale posto di frontiera etiope-keniota.Gli equilibri politici in Somalia Il precedente presidente della Somalia, Mohamed Abdullahi Mohamed, ha sempre evitato qualsiasi scontro importante con la milizia islamista mentre il neoeletto presidente Hassan Sheikh Mohamud ha detto che «il suo governo passerà all'offensiva contro le migliaia di combattenti del gruppo, con il sostegno del ritorno delle forze statunitensi». Un segnale a dir poco contraddittorio è arrivato lo scorso 2 agosto dal primo ministro somalo Hamza Abdi Barre che ha dichiarato i n un commento televisivo che l'ex co-fondatore e portavoce degli al-Shabaab, Mukhtar Robow (sul quale un tempo c’era una taglia di 5 milioni di dollari prima di uscire dagli al-Shabaab nel 2013), è stato nominato ministro degli affari religiosi. Alcuni analisti che hanno parlato a France24 hanno ipotizzato che Robow, che successivamente ha denunciato al-Shabaab, potrebbe aiutare a potenziare le forze governative nella sua regione natale di Bakool, dove gli insorti detengono notevoli quantità di territorio. Mukhtar RobowIl mese scorso, il capo uscente dell'Africa Command, il generale Stephen Townsend, ha avvertito che «le attività di al-Shabaab all'interno dell'Etiopia non sono un caso isolato» e ha affermato che i combattenti erano penetrati fino a 150 km nel Paese. Gli al-Shabaab considerano l'Etiopia come un nemico a causa della sua lunga presenza militare in Somalia per contrastare i combattenti. Attraverso il suo media Radio Andalus, il gruppo estremista ha affermato di aver ucciso almeno 187 forze regionali etiopi e sequestrato attrezzature militari nei suoi attacchi.Lo Stato islamico in Somalia Gli al-Shabaab non possono certo dormire sonni tranquilli perché oltre ai droni Usa, a caccia dei loro leader, c’è il problema dello Stato islamico che si sta diffondendo in Somalia. In particolare la loro presenza è stata notata nello Stato somalo del Puntland, dove lo scorso 22 luglio, come riportato da VOA news, l'esercito americano ha condotto un attacco aereo che ha ucciso sette militanti dell’Isis. Di seguito le forze di sicurezza del Puntland (PSF) hanno affermato di aver catturato quattro militanti inviati dall'Isis per raccogliere attrezzature tra il villaggio di Isse e la città di Timirshe. Altri miliziani dell’Isis sono stati successivamente arrestati nella valle di Marodi Magale, un villaggio vicino a Timirshe, come ha affermato la PSF in una nota: «Le nostre valorose truppe avevano portato a termine questa operazione di successo che mirava a interrompere il gruppo terroristico pro-Isis che operava a Hulcaanod, Carid e Hafun».
Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)