2022-10-18
Gli unici eroi ammessi sono i teppisti delle banlieue ribelli
Una scena di «Athena» (Netflix/Ansa)
Il film francese «Athena» celebra la violenza degli immigrati. Per noi c’è il politicamente corretto, per loro l’elogio della lotta.Nel 1995, L’odio di Mathieu Kassovitz si apriva con questo apologo: «Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di cinquanta piani. Mano a mano che cadendo passa da un piano all’altro, il tizio, per farsi coraggio, si ripete: “Fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto bene”. Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio».caos etnico Athena, il film del regista Romain Gavras - figlio del cineasta franco-greco Costa-Gavras - appena uscito su Netflix, mostra il momento di quello schianto. La pellicola racconta la sollevazione di una banlieue, la cité immaginaria di Athena, appunto (in realtà si tratta del quartiere Parc aux Lièvres di Évry), in seguito all’uccisione di un ragazzino, Idir, pare per mano di alcuni agenti di polizia. La storia si snoda attorno ai tre fratelli di Idir: il giovane Karim, leader della rivolta, il saggio Abdel, un militare che cerca di placare gli animi, e il trafficante Mokhtar, preoccupato solo che la sommossa non danneggi i suoi affari criminali. un messaggio banaleAthena è analizzabile sotto tre punti di vista: politico, estetico e sociologico. L’aspetto politico è il più banale. Il film non aggiunge nulla a quanto già detto nelle altre pellicole di genere. Lo sguardo sul disagio delle banlieue è compiacente, la rivolta è quanto meno giustificata. Su tutta la narrazione si estende l’ombra minacciosa dell’estrema destra che soffia sul fuoco. In un passaggio, mentre i protagonisti guardano alla tv un dibattito che si presume ispirato ai fatti narrati nel film, ascoltiamo in realtà una registrazione di Nicolas Bay, ex segretario generale del Front National ed attuale esponente di Reconquête, che parla delle zone di non diritto in Francia. Ma la cosa più grottesca - oltre al finale pateticamente didascalico, uno spiegone che non sveliamo, ma che toglie ambiguità e quindi forza alla pellicola - è che all’unico attore bianco chiamato a impersonare un abitante di Athena è stato chiesto di interpretare… uno jihadista di ritorno dalla Siria, dove avrebbe commesso inenarrabili atrocità. Insomma, se i giovani arabi sono canaglie, ma a ben vedere si tratta solo di ragazzini condizionati da una società iniqua, il vero sanguinario è un francese purosangue. Una disonestà senza pudore.potenza visivaSe la chiave politica del film è trita e ritrita, dal punto di vista estetico Athena è una specie di manifesto visuale. L’opera di Romain Gavras semplicemente ridefinisce il linguaggio cinematografico con cui narrare la guerriglia urbana. I primi 60 minuti, su 99 totali, sono quasi tutti girati in piani sequenza, con i quali seguiamo i protagonisti in mezzo al caos dilagante. La scena d’apertura con il furgone della polizia che sfreccia a velocità folle dopo essere stato sottratto dai ribelli a un commissariato, o quella in cui gli agenti si chiudono a testuggine mentre sono bersagliati dai razzi, con intorno moto da cross che impennano spavalde, sono di una potenza straordinaria. Athena descrive la violenza di strada in un modo che non avevamo mai visto. Qui, però, etica ed estetica si confondono. Dietro questa efficacia espressiva non si nasconde forse una fascinazione per il riot, per il tafferuglio, che pone più di un interrogativo? Dare questa elegia della rivolta in pasto a un certo pubblico non rischia forse di dar luogo alla più classica delle profezie autoavverantisi? Non si tratta di replicare qui le polemiche stantie e moralistiche di quando Gomorra fu accusata di essere uno spot di reclutamento per i clan: non è l’arte che crea violenza, ma il mondo reale. La libertà e l’innocenza con cui nel 2022 è possibile raccontare la sollevazione violenta e anti europea di una massa immigrata, tuttavia, ci dice qualcosa che va oltre lo schermo.niente fluiditàEd eccoci giunti al terzo livello dell’interpretazione, quello sociologico. In un’epoca in cui persino i supereroi Marvel e Dc sono «fluidi», insicuri, problematici, nel tempo che non cessa di processare la «mascolinità tossica» e il patriarcato, Athena mostra un esercito di maschi alfa privi di tentennamenti (con implausibilmente, anche qualche donna, ma si capisce che la rivolta ha un forte sapore testosteronico). Giovani, combattenti, spavaldi, rivendicano, a forza di bastonate, una sovranità territoriale di fatto. Quando i giovani banlieusard si affacciano dal cavalcavia e osservano la polizia dall’alto, sembra di vedere una parodia della celebre illustrazione di Frank Frazetta sui legionari romani. Ora, ci chiediamo: esiste un solo altro argomento che possa essere portato sullo schermo, oggi, con tale aproblematicità? progressisti delusiÈ un aspetto del film che ha disturbato anche qualche commentatore progressista, che si sarebbe magari aspettato più sociologia e meno fumogeni, più dialoghi strappalacrime e meno moto su una sola ruota. Per Le Monde, «troppa violenza vi è messa al servizio della sola ebbrezza spettacolare. Troppe questioni vi sono lasciate senza risposta», mentre per Libération il film presenta «un diluvio di violenza stilizzata». Les Inrocks denuncia invece il «feticismo della violenza urbana». Insomma, i critici progressisti ci hanno visto l’azione per l’azione, la violenza come via d’accesso al sublime. Ma quindi, alla fine, Athena non sarà forse - rullo di tamburi - …. un film fascista? Certo che no. Il punto, infatti, è un altro. È che l’immigrazione, l’immigrato, sono ormai l’ultima riserva di vitalismo, di azione, di virilità che è concessa alla nostra società. L’uomo occidentale, sottoposto continuamente al ben pensare e all’agire educato, riversa inconsciamente nell’immigrato i propri fantasmi di potenza. E la donna occidentale fa segretamente altrettanto, soggiacendo culturalmente a quella stessa mascolinità conquistatrice che ha cacciato dal proprio mondo. Nell’era della Grande Madre è ancora possibile raccontare la band of brothers. Basta farlo per interposto immigrato.