
Giovanni Castellucci chiamò l'allora presidente Pietro Modiano e Giovanni Toti. «Offerte somme cospicue».Dal casello allo sportello. Nell'ordinanza che ha portato ai domiciliari Giovanni Castellucci spunta anche una telefonata ritenuta rilevante dagli inquirenti che fa emergere il tentativo dell'ex ad di Atlantia di inserirsi nel salvataggio di Carige, l'istituto al tempo presieduto da Pietro Modiano e guidato da Fabio Innocenzi (poi diventati commissari straordinari). Come? Cercando di ricostruire un buon rapporto con lo Stato grazie all'offerta di «cospicue somme di denaro», scrive il gip. Che riporta una conversazione tra Castellucci e il presidente della Regione, Giovanni Toti, del 30 ottobre 2018. Ovvero a poco più di due mesi dal crollo del ponte Morandi.«Senti Gianni», dice il governatore, «ho parlato a lungo con Modiano per la cosa di Carige noi la saluteremmo con grandissimo favore... Non so quale effetto posso avere con Giorgetti. Ovviamente appena mi dici che c'è la disponibilità io parlo con Giorgetti (Giancarlo, allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ndr) e con Salvini (al tempo ministro dell'Interno nel primo governo Conte, ndr)… L'unica cosa che possiamo fare è chiedere alla Lega e dire ragazzi noi ci stiamo esponendo per salvarvi una banca e togliervi rotture di c...». Toti spiega a Castellucci che l'aiuto che chiede Modiano non è enorme e Castellucci risponde che «per venderla agli azionisti deve essere inserita in un quadro...». «Castellucci vuole la garanzia di mantenere la concessione», scrive il gip, «e Toti si sforza di non perdere l'occasione guardandosi bene dal fare promesse». In un'altra telefonata tra Castellucci e Modiano emerge la disponibilità manifestata dall'ex a un aiuto per salvare Carige in cambio delle «promesse che tenta di estorcere a proposito della concessione», aggiunge il gip nell'ordinanza. In questo passaggio Modiano riferisce anche di contatti avviati con politici. E al telefono il banchiere rassicura Castellucci: «Abbiamo visto Garavaglia (Massimo, al tempo sottosegretario al Mef, ndr) gli abbiamo spiegato questa cosa, lui ovviamente la trova molto positiva, ne parlava con Salvini, il quale ne parlava con Di Maio per dire: amici... o mettete i soldi pubblici o lasciate i Benetton mettere i soldi...». E Castellucci: «Con gli annessi e i connessi...?». In quel momento va ricordato che Carige sta annaspando e trattando il salvataggio con la Bce. Il 10 ottobre sulla banca era caduta pure la tegola dell'agenzia Fitch che, abbassando il rating, aveva definito «realistico» il fallimento dell'istituto genovese. In sostanza, quindi, Castellucci propone la trattativa con lo Stato per salvare Carige con il contributo di Atlantia. Con un'iniziativa, sostiene il gip, che deve però essere «inserita in un quadro da riferire ai rapporti tra il gruppo e lo Stato concessionario (e in particolare alla garanzia di conservare la concessione, tanto che Castellucci parla di azionisti)».Ieri il governatore della Liguria, Toti, ha commentato le intercettazioni precisando che «salvare i risparmiatori liguri era l'unica ragione» di quella telefonata. «A due mesi dalla tragedia del crollo del ponte Morandi, la Liguria non si sarebbe potuta permettere anche il fallimento del suo istituto di credito, motivo per cui ogni ipotesi per evitarlo è stata presa in considerazione in quei momenti, compreso un eventuale intervento di Atlantia», ha aggiunto il presidente della Regione sottolineando che «qualsiasi intenzione da parte di Castellucci di ottenere appoggi da parte del governo per la sua azienda non ha trovato in me alcuna sponda». E proprio ieri Carige ha comunicato i conti dei primi otto mesi della nuova gestione ordinaria (iniziata a febbraio 2020 dopo il salvataggio da parte del Fondo interbancario) che si sono conclusi con una perdita netta pari a 121,9 milioni, di cui 24,1 milioni nel solo terzo trimestre.
Maria Rita Parsi (Imagoeconomica)
La celebre psicologa e psicoterapeuta Maria Rita Parsi: «È mancata la gradualità nell’allontanamento, invece è necessaria Il loro stile di vita non era così contestabile da determinare quanto accaduto. E c’era tanto amore per i figli».
Maria Rita Parsi, celebre psicologa e psicoterapeuta, è stata tra le prime esperte a prendere la parola sulla vicenda della famiglia del bosco.
La sede di Bankitalia. Nel riquadro, Claudio Borghi (Imagoeconomica)
Il senatore leghista torna sulle riserve auree custodite presso Bankitalia: «L’istituto detiene e gestisce il metallo prezioso in nome dei cittadini, ma non ne è il proprietario. Se Fdi riformula l’emendamento...»
«Mentre nessuno solleva il problema che le riserve auree della Bundesbank siano di proprietà dei cittadini tedeschi, e quindi dello Stato, come quelle della Banca di Francia siano di proprietà dei cittadini d’Oltralpe, non si capisce perché la Banca d’Italia rivendichi il possesso del nostro oro. L’obiettivo dell’emendamento presentato in Senato da Fratelli d’Italia, e che si ricollega a una mia proposta di legge del 2018, punta esclusivamente a stabilire il principio che anche Bankitalia, al pari delle altre Banche centrali, detiene e gestisce le riserve in oro ma non ne è la proprietaria». Continua il dibattito su misure ed emendamenti della legge di Bilancio e in particolare su quello che riguarda le riserve in oro.
Emanuele Fiano (Ansa)
L’ex deputato pd chiede di boicottare un editore ospite alla fiera patrocinata da Gualtieri e «reo» di avere un catalogo di destra.
Per architettare una censura coi fiocchi bisogna avere un prodotto «nero» ed etichettarlo con la dicitura «neofascista» o «neonazista». Se poi scegli un ebreo (si può dire in questo contesto oppure è peccato?) che è stato pure censurato come testimonial, hai fatto bingo. La questione è questa: l’ex parlamentare Pd, Emanuele Fiano, che già era passato alla cronaca come bersaglio dei pro Pal colpevoli di non averlo fatto parlare all’Università Ca’ Foscari di Venezia e contro il quale qualche idiota aveva mimato la P38, sta premendo per censurare una casa editrice colpevole di pubblicare dei libri pericolosi perché di destra. Anzi, di estrema destra.
Un frame del video dell'aggressione a Costanza Tosi (nel riquadro) nella macelleria islamica di Roubaix
Giornalista di «Fuori dal coro», sequestrata in Francia nel ghetto musulmano di Roubaix.
Sequestrata in una macelleria da un gruppo di musulmani. Minacciata, irrisa, costretta a chiedere scusa senza una colpa. È durato più di un’ora l’incubo di Costanza Tosi, giornalista e inviata per la trasmissione Fuori dal coro, a Roubaix, in Francia, una città dove il credo islamico ha ormai sostituito la cultura occidentale.






