2020-07-23
Asili, migliaia di bimbi rischiano l’esclusione
Niccolò Campo/Light Rocket/Getty images
Con la riduzione del 10% dei posti per il distanziamento, a Milano in bilico 3.000 iscrizioni. Genitori furibondi con Giuseppe Sala, che ammette: «Siamo in imbarazzo». A Roma mancano 2.000 educatori, a Napoli iscrizioni «salvo sorprese» e coop nel caos in Emilia Romagna.«Sindaco, qualche parola per le migliaia di famiglie escluse dalle scuole di infanzia, pur avendo il posto assegnato in graduatoria? È consapevole delle piccole tragedie in atto?». È uno dei tanti messaggi a Giuseppe Sala, pubblicati in questi giorni sul profilo Instagram del primo cittadino chiamato a rispondere dell'esclusione di almeno 3.000 bambini dagli asili comunali di Milano, dove comunque la riapertura non avverrà prima di ottobre. La gestione degli spazi post Covid-19 impone pesanti limitazioni nei servizi per l'infanzia, la capienza sarà ridimensionata (anche del 10%) e per conoscere quanti posti risulteranno ancora disponibili, nel caso in cui qualche famiglia rinunci, bisognerà aspettare il prossimo 10 agosto. Molti genitori, intanto, sono stati messi sull'allarme per non aver ricevuto dal Comune la richiesta di confermare o meno l'assegnazione del posto, avvenuta la scorsa primavera. Gli attacchi al sindaco si sono moltiplicati anche sulle pagine social del Comune di Milano. «Ma, secondo voi è giusto che una famiglia con entrambi i genitori lavoratori non abbia più il posto assegnato alla scuola dell'infanzia? È giusto che si dica: “basta smartworking" se poi i lavoratori non sanno a chi lasciare i propri figli? È giusto negare la socialità a tanti bambini», posta Francesca Marcelli che precisa: «Il mio dovere di cittadina è pagare le tasse e comportarmi civilmente. Lo faccio. Il vostro è garantire l'istruzione e l'educazione. Non posso e non voglio sobbarcarmi io del costo di una struttura privata per una vostra carenza». Già, perché lo spettro che si profila per gli esclusi è di dover ripiegare su asili privati, con impennate di costi. «Vi dovete vergognare. Famiglie rovinate per decisioni non trasparenti e pazzesche», protesta Giulia Collinetti. L'incertezza è pesantissima per le famiglie che vivono a Milano ma anche in altri Comuni e Regioni italiane, dove ritardi e disorganizzazione nella riapertura di asili e materne rappresentano l'ennesima mazzata per i genitori. Se entro il 31 luglio non arriveranno le linee guida per la gestione di nidi e primarie, l'Alleanza delle cooperative dell'Emilia Romagna (Legacoop, Confcooperative e Agci) ha già annunciato che i servizi 0-6 anni non ripartiranno. Vogliono certezze sull'uso delle mascherine, sulle «costanti sanificazioni», sulla riammissione dei bambini «in caso di malattie ordinarie non Covid», sul sostegno ai piccoli con disabilità, scrivono in una nota. Chiedono protocolli chiari perché «abbiamo verificato in questo periodo che le famiglie, nonostante il Covid, hanno riscritto i bambini ai servizi ritenendoli un bene comune importante. Auspichiamo che questo apprezzamento venga manifestato con atti concreti anche dalla politica e dalle persone impegnate nelle pubbliche amministrazioni». Non va meglio in Lazio. Dopo due mesi di incertezze, sul sito di Roma capitale sono state pubblicate le graduatorie definitive per gli accessi ai servizi educativi 0-3 anni. Sono circa 12.800 le domande arrivate al Comune, l'accettazione del posto è prevista dal 20 al 30 luglio per i vincitori e dal 31 luglio per coloro che si trovano in lista di attesa. Circa 2.000 bambini non sanno ancora se per loro ci sarà posto. Nemmeno si conoscono i «tempi e le modalità di inizio della frequenza», sul sito ufficiale fanno sapere che «saranno definiti alla luce dei provvedimenti assunti dagli organi competenti». Unica certezza: «Nella fase di accettazione verrà richiesta la dichiarazione dello stato vaccinale del bambino/a», ribadendo l'obbligatorietà delle vaccinazioni. Come se non bastasse, «nei nidi e nelle scuole dell'infanzia di Roma è caos educatrici ed insegnanti», denuncia il capogruppo regionale Iv del Lazio, Enrico Cavallari, ricordando che «la settimana scorsa è intervenuto il giudice del lavoro per bloccare assunzioni e promozioni illegittime». A Napoli, le iscrizioni per i nidi d'infanzia comunali si possono fare da domani fino al 27 luglio ma avvertono: «Non sono state emanate specifiche linee guida per stabilire le modalità con le quali sarà possibile erogare il servizio». Il distanziamento, problematico da far rispettare a bimbi così piccoli, e le modalità con cui somministrare i pasti, sono alcune delle incognite più grandi. Scorrendo i siti di molti Comuni italiani, anche in quelli dove risultano pubblicate le graduatorie di ammissione ai servizi educativi 0-3 anni viene comunque precisato che sono «provvisorie», e che per le successive ammissioni si dovrà tenere conto delle eventuali limitazioni del numero di bambini accolti, in base norme di prevenzione Covid-19 che sono un po' ovunque «in via di definizione». Pessime notizie per i genitori che lavorano e non sanno se potranno contare su un nido a settembre. «Non sono tipo da fare promesse al vento, ma questa faccenda vi prometto che la risolveremo», ha voluto sottolineare in un video Giuseppe Sala, ricordando che non solo a Milano ma in tutta Italia «noi sindaci siamo in un enorme imbarazzo», addossando la colpa sulle linee guida che impongono un «affollamento ulteriormente ridotto» nelle scuole d'infanzia, mentre vanno tutelati i lavoratori che si occuperanno dei bimbi.