2023-07-23
«Artigiani e seta comasca cuore del lusso»
Franco Mantero e Lucia Mantero
Il presidente dell’azienda di famiglia Franco Mantero,: «La nostra è una nicchia ma produciamo per tutti i principali marchi usando soltanto fibre nobili. Dobbiamo far conoscere i distretti italiani come una filiera di eccellenza: fondamentale il ruolo delle fiere».Si parte da Milano unica, la fiera del tessile terminata da poco. «Un bel clima, ben organizzata, la fiera non è il posto dove facciamo ordini ma è una bella vetrina e si consolidano legami». Lo racconta alla Verità, Franco Mantero, presidente di Mantero seta, azienda storica comasca. «Essendo fornitori dei grandi marchi della moda, alla fine facciamo un prodotto molto su misura, l’opposto del concetto della fiera, ma è l’occasione per raccontare cosa fa e chi è Mantero».Quindi fiera sì.«Abbiamo sempre partecipato alle fiere di Parigi come Première vision che oggi ha perso appeal mentre Milano unica è cresciuta. A Milano ci siamo per la prima volta nonostante il nostro modello di business non sia così legato al tema fiera, mi piace l’idea di essere dentro a un distretto per poterlo promuovere».Distretto straordinario quello dei setaioli di Como, la storia del made in Italy. «Se guardiamo le quantità espresse da Como rispetto a quelle prodotte nel resto del mondo, e parliamo più di Oriente che di Occidente, o le percentuali di seta consumate rispetto a fibre come il cotone o il poliestere e le viscose, allora quella della seta si conferma veramente una nicchia».Ma che nicchia!«Esatto, parliamo di una tipologia di prodotto che nel portafoglio dei grandi marchi -e anche lì non ha un peso enorme - ha però un significato grandissimo. Si tratta di una categoria di prodotto molto alto dove l’accessorio tessile identifica tanti brand della moda, anche se realizzano il loro business con altro. Se guardiamo ai nomi più famosi, una parte del fatturato è focalizzato su foulard e cravatte che hanno fatto la loro storia. Noi comaschi siamo molto più importanti di quanto possiamo immaginare». Un’importanza che va proprio raccontata. «Si cerca di farlo tutti i giorni spiegando il nostro mestiere e quanto siamo bravi, quanto siamo sostenibili e qualitativi. E se come distretto riusciamo a raccontare che siamo come una grande unica azienda fatta di micro e medie imprese che sono in grado di eseguire qualsiasi tipo e fase di lavorazione a livello altissimo e quindi di soddisfare clienti finali che acquistano a migliaia di euro, vuol dire che ci sono un savoir faire e una competenza, una qualità, un’affezione tutt’altro che scontati. E questo ha un tale valore che il ruolo della fiera deve diventare quello di raccontare questo e non quello di portare più clienti possibili. Se la fiera riuscirà nel tempo a coinvolgere tutti i distretti italiani sono sicuro che gli espositori si affezioneranno sempre più e il settore verrà premiato da clienti che capiranno fino in fondo ciò che stanno comperando». Il super lusso punta all’alto artigianato. Per raccontare un’azienda come la sua da dove si parte? «Si inizia dalla cultura del baco da seta, il bozzolo, il gelso, il baco che mangia la foglia del gelso e già questo ha un grande fascino. Poi si passa alla filatura, azione che non passa da mani italiane perché il filo viene filato in Cina. Ma torna subito nel nostro distretto che lo tesse e quindi l’attività di tessitura è ancora quella tradizionale, fatta con macchine molto moderne. Il concetto è ordito e trama che costruiscono la tela, il tessuto che ne esce e i processi successivi come la stampa, di cui ci sentiamo rappresentanti importanti, e la tintura. Tutti quei processi che tecnicamente si chiamano di nobilitazione. In buona parte del nostro distretto il lavoro è fatto sull’accessorio quindi capo finito di foulard, sciarpe, scialli, stole, e la fase di orlo che mani sapienti riescono a fare con una precisione incredibile. Tutto questo ha un grande valore e ogni fase del nostro lavoro è affascinantissima». Solo seta?«No, ci chiamiamo Mantero seta per tradizione e siamo sicuramente leader in questa fibra ma trattiamo tutte le fibre nobili. Da noi escono sciarpe di cashmere, di lana, tessuti di nylon, viscose, lini. Abbiamo un focus sulla seta, un altro sulla seta stampata e comunque è la moda che guida». Avete alle spalle 120 anni di storia. Lei rappresenta la quarta generazione.«Il fondatore Riccardo, il mio bisnonno, si è subito focalizzato sulla seta intuendo che sarebbe potuta essere il futuro. Mio nonno Beppe ha fatto crescere l’industria costruendo le fabbriche con la prima tessitura sul lago, a Menaggio, e negli anni Sessanta la stamperia. Poi arrivano i figli, mio padre e altri sette fratelli che la fanno diventare un’azienda internazionale aprendo filiali a Parigi, a New York, in Cina e altre fabbriche: Mantero alla fine degli anni Ottanta, primi anni Novanta, si ingrandisce sempre più. A inizio Duemila si inizia a vedere un po’ di calo e si entra in anni difficili».E lei?«La generazione mia e di mia sorella Lucia arriva nel 2004. Fino al 2010 sono stati anni faticosi. Poi abbiamo rispolverato la strategia di posizionarci altissimi, il prodotto medio ormai era sparito. Ci siamo concentrati sull’alto di gamma, sul lusso, le categorie che sappiamo fare al meglio: tessuti d’arredamento, foulard, cravatte e accessori tessili in generale. Nel 2011 divento ad e ci focalizziamo sulla parola “produttori”. La nostra azienda vanta 30.000 metri quadri coperti di impianti e macchinari, centinaia di persone, circa 500, tanti giovani, tante donne. E produciamo per tutto il mondo del lusso francese, italiano, americano, giapponese e molti altri».Un archivio straordinario, quello di Montero, che nel tempo si è arricchito di quelli di Ken Scott, Avangarde e della fantastica collezione di kimono giapponesi.«È un asset fondamentale per un’azienda come la nostra. Per noi si inizia dalla produzione che vuol dire qualità, investimenti, sostenibilità ambientale; poi il fattore umano ovvero il know how tecnico; infine la parte creativa che è fatta da 100 persone circa che si occupano dello sviluppo prodotto. Tutto questo nasce sempre da una ricerca d’archivio che si basa su elementi anche del 1800, libri, tessuti fatti a mano, nati e realizzati in Mantero o, come quelli citati, acquistati successivamente. Lo pensiamo quasi più come un museo».
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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