2023-12-26
Artemisia Gentileschi in mostra a Palazzo Ducale di Genova
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Artemisia Gentileschi, Giuditta e Abra con la testa di Oloferne,1640-1645.Terni, Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni, Collezione d’Arte
È la sede espositiva più importante e prestigiosa di Genova, l’Appartamento del Doge di Palazzo Ducale, a ospitare - sino al 1° Aprile 2024 - una grande mostra dedicata alla pittrice romana Artemisia Gentileschi (1593-1653), donna e artista dalla vita straordinaria e, ancora oggi, di sorprendente attualità. Esposti oltre 50 capolavori, tra cui le due versioni di Susanna e i vecchioni, alla scoperta di una delle figure più potenti della storia dell’arte italiana e internazionale.Una mostra potente quella su Artemisia Gentileschi. Potente e ricca di pathos. A cominciare dall’allestimento, luci soffuse e pareti rosso pompeiano, il colore perfetto per le opere di Artemisia, per quelle sue figure - soprattutto femminili - plastiche e possenti, espressive , a tratti «aggressive», fondi scuri e luci caravaggesche. Uno stile, il suo, che sicuramente tiene conto degli influssi dei suoi contemporanei (il padre Orazio innanzitutto - con cui, per tutta la vita, ebbe un rapporto ambiguo e morboso - poi Caravaggio e i fiamminghi, Rubens e Van Dyck in primis), ma che, opera dopo opera, dagli esordi alla maturità, assume quei tratti inconfondibili che fanno della Gentileschi un’artista di assoluta unicità. Un’unicità di stile, sicuramente, ma anche di vita e di genere, visto che, proprio Artemisia, è stata la prima donna della storia a essere ammessa a un’Accademia di Disegno e ad affermarsi professionalmente in un mondo, come quello dell’arte, dominato nel Seicento dalla sola presenza maschile. Donna coraggiosa, «pittrice guerriera», la Gentileschi ha saputo fare della sua vita travagliata e fuori dagli schemi il punto di forza della sua espressione artistica. La sua catarsi e il suo riscatto.Un riscatto pagato a caro prezzo perché lei, violentata a 17 anni da Agostino Tassi, un amico e collega del padre, uscì si vincitrice da uno dei primi (se non il primo in assoluto) processi mediatici della storia, ma ne uscì segnata per sempre nell’anima. E a questa artista straordinariamente attuale, complessa e appassionata, Genova dedica una grande mostra, che la vede si indiscussa protagonista, ma che vuole essere anche un « dialogo »con il padre Orazio, pittore importantissimo per le vicende artistiche della Superba, ma anche genitore oppressivo e complicato nei rapporti con la talentuosa figlia. La mostra: le polemiche e le opereNonostante questa esposizione sia stata anche aspramente criticata - per impostazione e contenuti - e definita addirittura «cronaca di uno stupro », personalmente, trovo che la mostra a Palazzo Ducale, che innegabilmente dà largo spazio a questo spregevole episodio e, altrettanto innegabilmente, espone , accanto a quelle di Artemisia, anche alcune opere di Agostino Tassi, il suo violentatore, faccia comunque emergere a tutto tondo la personalità e lo straordinario talento della Gentileschi, un talento innato, che Artemisia possedeva sin dalla più tenera età e che, paradossalmente, le tristi vicende personali hanno sublimato. Come hanno giustamente dichiarato Giuseppe Costa e Serena Bertolucci, rispettivamente Presidente e Direttore di Palazzo Fondazione per la Cultura: «La violenza che ha subito è un fatto notissimo, ma sarebbe un torto identificare Artemisia con quell’atto brutale, così come lo sarebbe oggi nei confronti di tutte le donne che vivono ogni giorno questa tragica esperienza. Esse sono ben altro, Artemisia è ben altro». E questa mostra ne è la prova. Aggiungo io.Curato dallo storico dell’arte Costantino D’Orazio e suddiviso in 10 sezioni, il percorso espositivo raccoglie 50 capolavori (provenienti da tutta Europa e dagli Stati Uniti) che raccontano, tappa dopo tappa, tutto il percorso artistico e di vita della Gentileschi, dalla giovinezza alla maturità, da Roma (dove nacque nel 1593) a Napoli (dove si spense nel 1653), passando per Firenze, Venezia e la breve esperienza Londinese - condivisa con il padre Orazio - alla corte di re Carlo I. Moglie, infelice e infedele di un pittore mediocre, Pierantonio Stiattesi, madre di quattro figli (tranne una, Prudenzia, morti tutti in tenera età), la vita di Artemisia è stata un susseguirsi di alti e bassi, di cadute e di trionfi, ma, come ho già più volte sottolineato, a dominare su tutto è sempre stata la sua arte. E basta guardare le sue opere per capirlo. A cominciare dalle due versioni di Susanna e i vecchioni - dipinti di soggetto biblico e straordinaria metafora dell’intera vita di Artemisia, moderna Susanna - due capolavori realizzati in fasi diverse della sua vita (nel 1610 e nel 1649) e che la mostra a Palazzo Ducale espone all’inizio del percorso , entrambi nella stessa sale, per offrire al pubblico la possibilità di abbracciare con un solo sguardo l’intero percorso artistico della Gentileschi. Un percorso - e ben si vede dal confronto fra queste due tele - che nell’arco di un trentennio diventa più maturo e consapevole, con colori più cupi, corpi più possenti ed una luce che dalle tonalità tenui prese in prestito da suo padre Orazio, lascia il posto ai contrasti in chiaroscuro di netta impronta caravaggesca. Proseguendo nella visita, si incontra – in dialogo con le tele di Sofonisba Anguissola, altre pittrice sua contemporanea – un superbo Autoritratto in veste di pittura, che la vede (auto)rappresentata con la corona di alloro in segno di trionfo, mentre, qualche sala più avanti, a catturare l’attenzione del visitatore altri due notissimi capolavori, Giuditta e Oloferne e Giuditta e la sua ancella con la testa di Oloferne, entrambi accostati e messi a confronto con la famosa Giuditta e Oloferne di Orazio Gentileschi: opere potenti quelle firmate da Artemisia, testimonianza bruciante di un personale percorso di rivincita e terreno su cui combattere gli uomini che hanno provato ad annientarla... La stessa potenza espressiva e il medesimo desiderio di rivalsa che si ritrovano anche in Sansone e Dalila, dove, ancora una volta, Artemisia raffigura la vicenda di un uomo forte soggiogato dall’astuzia di una donna. E, ancora una volta, arte e vita si fondono. Al di là di ogni polemica, la mostra genovese vuole essere la celebrazione di una donna e di un’artista dalla carriera davvero eccezionale (nel significato più letterale del termine), chiamata a lavorare per alcune delle corti più prestigiose d’Europa, omaggiata da medaglie, ritratti di pittori illustri, poemi e incisioni e che, soltanto grazie al suo talento e alla sua eccezionale personalità, è riuscita a scrollarsi di dosso i pregiudizi e a costruire un percorso artistico davvero unico.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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