2021-12-17
Prove di disgelo tra Armenia e Turchia
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il primo ministro armeno Nikol Pashinyan e Recep Tayyip Erdogan (Getty Images)
E’ un significativo tentativo di disgelo quello che sembra si stia registrando tra Turchia e Armenia.
E’ un significativo tentativo di disgelo quello che sembra si stia registrando tra Turchia e Armenia. I due Paesi si sono infatti rispettivamente impegnati a nominare degli inviati speciali, per cercare di arrivare a una normalizzazione delle relazioni bilaterali. “Noi e l'Armenia nomineremo presto inviati speciali per compiere passi verso la normalizzazione [delle relazioni bilaterali]”, ha dichiarato lo scorso 13 dicembre il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu. “Apriremo anche voli charter con la capitale armena Erevan”, ha aggiunto. “A questo proposito, valutiamo positivamente la dichiarazione del ministro degli Esteri turco sulla nomina di un rappresentante speciale per la normalizzazione delle relazioni e confermiamo che la parte armena nominerà un rappresentante speciale per questo dialogo”, ha replicato il 14 dicembre il portavoce del ministero degli Esteri armeno, Vahan Hunanyan. Ricordiamo che le relazioni diplomatiche tra Ankara ed Erevan si siano interrotte bruscamente nel 1993, in occasione della prima guerra del Nagorno-Karabakh, quando la Turchia, in sostegno dell’Azerbaigian, chiuse la propria frontiera con l’Armenia. Da allora, si è registrato soltanto un tentativo di normalizzazione dei rapporti nel 2009: un tentativo che tuttavia finì ben presto col naufragare (anche a causa delle pressioni azere). Adesso sembrerebbe essere tornato un clima di disgelo. D’altronde, avvisaglie di questa svolta si erano registrate già negli scorsi mesi. Era il 27 agosto, quando il primo ministro armeno, Nikol Pashinyan, parlò di “segnali pubblici positivi” da parte di Ankara. Un paio di giorni dopo, il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, dichiarò: “Possiamo lavorare per normalizzare gradualmente le nostre relazioni con un governo armeno che si è dichiarato pronto a muoversi in questa direzione”. In tutto questo, lo scorso novembre, la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha affermato che Mosca avrebbe intenzione di mediare tra Turchia e Armenia, per favorire una normalizzazione dei rapporti. Normalizzazione che è, tra l’altro, caldeggiata anche dal presidente americano, Joe Biden. Ma per quale ragione il disgelo avviene proprio ora? Le motivazioni possono essere molteplici. In primo luogo, ricordiamo che la seconda guerra del Nagorno-Karabakh abbia visto gli azeri strappare un’ampia parte di territorio agli armeni: è quindi possibile che, alla luce di tale situazione, Ankara abbia visto venir meno le ragioni che la portarono alla chiusura del confine nel 1993. In secondo luogo, un’eventuale normalizzazione dei rapporti potrebbe consolidare la relazione tra Erdogan e il presidente russo, Vladimir Putin: una relazione, la loro, che, soprattutto in questa fase, sta registrando delle turbolenze a causa della crisi ucraina. Il dossier armeno potrebbe quindi costituire un fattore di distensione tra lo Zar e il Sultano. Il rischio di un coinvolgimento russo è tuttavia quello di rendere il processo di normalizzazione troppo dipendente dagli altalenanti rapporti che intercorrono tra Putin ed Erdogan. In terzo luogo, l’Armenia potrebbe trarre un beneficio economico-commerciale dalla riapertura del confine con la Turchia. Tutto questo, sebbene una parte degli armeni stenti a fidarsi di Ankara, non solo per ragioni storiche (si pensi solo al genocidio armeno), ma anche più recenti (ricordiamo infatti che Erdogan abbia spalleggiato significativamente Baku durante la seconda guerra del Nagorno-Karabakh). In quarto luogo, si scorge l’incognita azera: come considera l’Azerbaigian questo nuovo tentativo di disgelo tra Erevan e Ankara? Se anche fosse contraria, Baku disporrebbe probabilmente di scarso potere contrattuale nei confronti della Turchia, qualora quest’ultima abbia concretamente intenzione di avviare la distensione con l’Armenia.
Emmanuel Macron (Getty Images). Nel riquadro Virginie Joron
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L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.
Kim Jong-un (Getty Images)