2021-01-18
Arcuri si svegli, il siero compriamocelo noi
Il commissario conferma la beffa di Pfizer che taglia 165.000 fiale e danneggia 14 regioni. Ma invece di minacciare cause impossibili (i contratti li ha firmati l'Ue) faccia l'unica cosa seria, ovvero vada sul mercato come Germania e Israele. Non abbiamo più tempo Più il vaccino diventa urgente e più crescono le incertezze sulle consegne. È vero che siamo i primi in Europa quanto a vaccinazioni e i noni al mondo, ma il problema, ora, sono le dosi che mancano. Di questo passo entro l'estate avremo vaccinato il 20% della popolazione italiana. E senza vaccino - ciò che conta tantissimo - sarà difficile tornare ad una vita più normale e soprattutto creare le condizioni perché l'economia riparta. Ormai è chiaro che il ristoro vero è il vaccino perché coi ristori economici del governo si va da poca parte: non raggiungono molte fasce di operatori economici e ciò che viene dato è irrisorio, umiliante, appena necessario a pagare qualche tassa o contributo Inps. Molti stanno aperti contro la legge sennò muoiono. E se muoiono, con loro, muore un pezzo importante dell'economia italiana.Ieri Domenico Arcuri, il commissario straordinario all'emergenza Covid, è uscito allo scoperto e ci ha comunicato che questa settimana la Pfizer consegnerà il 29% in meno delle dosi che avrebbe dovuto consegnare. Ne mancheranno all'appello 164.970 di dosi, così delle 562.770 ne verranno consegnate solamente 397.800, lasciando, con tutta probabilità, fin dalla prossima settimana, solo sei regioni senza tagli alle forniture. Questo vuol dire mettere a serio repentaglio il piano di vaccinazioni per il personale sanitario e per le Rsa, in quanto la seconda dose del vaccino stesso va somministrata entro 21-25 giorni dalla prima somministrazione, pena la perdita di efficacia. Quindi sarebbe come aver buttato via centinaia di migliaia di dosi e dover ricominciare da capo per due fasce molto importanti per la sicurezza delle strutture sanitarie e per gli anziani in residente assistite. Dunque siamo di fronte ad un fatto gravissimo. La Pfizer sta venendo meno ad un contratto firmato con l'Europa (che tra l'altro per motivi incomprensibili è stato secretato quando dovrebbe essere alla luce del sole). Arcuri ha annunciato anche azioni legali ma non è lui il firmatario del contratto, dipende dal nucleo centralizzato di acquisto europeo. E siccome è così stiamo freschi. Se la velocità di reazione dell'Europa è quella che conosciamo e se, soprattutto, il suo potere contrattuale sui tavoli mondiali è quello noto.Vi dice nulla che, tra l'altro, il piano di ripartizione deciso dalla Pfizer, in modo del tutto arbitrario, sia a sfavore dell'Europa stessa in quanto le dosi non saranno ridotte né per Israele, né per gli Usa, né per gli Emirati arabi? Evidentemente sono partiti prima, hanno firmato contratti probabilmente più vincolanti, il loro peso politico è tale che Pfizer neanche si sogna di fare uno sgarro a quei tre Paesi.Nel frattempo in Europa, dopo l'iniziativa della Germania di acquistare 30 milioni di dosi sul mercato libero saltando a piè pari la centrale di acquisto unica, Viktor Orbán, il leader ungherese, ha deciso di firmare un accordo unilaterale con l'azienda cinese Sinopharm perché ritiene troppo lenti e totalmente inadeguati i tempi dell'approvvigionamento europeo.Si è fatto sentire anche il ministro della Salute Roberto Speranza attraverso una specie di sermoncino rivolto alla Pfizer richiamandola al rispetto dei tempi e alla serietà. Ci giungono voci non confermate che la dirigenza Pfizer, dopo le sue parole, sia caduta in uno stato di panico dato dalla notoria autorevolezza che desta l'interlocutore sul piano internazionale. Già nota quando 13 giugno 2020 dichiarò che era fatta: aveva firmato con Parigi, Amsterdam e Berlino un accordo con la stessa Pfizer per 400 milioni di dosi. Accordo poi ovviamente inesistente a detta degli stessi funzionari italiani del ministero. Quindi ne parliamo per completezza di informazione consapevoli di avere riportato delle parole che hanno la consistenza dello stato gassoso.La domanda è: cosa dobbiamo aspettare ancora - e sappiamo di ripeterci - per provare a rivedere immediatamente il patto europeo o, meglio, cominciare a mettere fuori la testa dalla gabbia europea e dirigerci in fretta sul libero mercato per acquistare in fretta altre dosi? Non siamo già fuori tempo massimo? A nostro modesto avviso la risposta e sì.
Il Gran Premio d'Italia di Formula 1 a Monza il 3 settembre 1950 (Getty Images)
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