«Ho sentito la struttura commissariale di Arcuri e mi sono fatta mandare il materiale». Così, con sfacciato candore, la senatrice Ylenia Zambito capogruppo del Pd in commissione Covid, rispondeva al presidente Marco Lisei sulla provenienza della documentazione in base alla quale poneva domande ad Antonio Boccia, rappresentante della Peristegraf srl.
L’audizione del 20 maggio era ancora una volta sulla malagestione dell’ex commissario all’emergenza Domenico Arcuri e risultava a dir poco singolare che l’opposizione esibisse una documentazione non proveniente dalle carte prodotte durante le varie testimonianze. La senatrice addirittura riportava il contenuto di una mail, corrispondenza privata intercorsa tra l’allora struttura commissariale e Boccia.
«Il Pd, invece di cercare la verità, getta la maschera, dimostrando di intrattenere stretti rapporti con Arcuri, tanto da fargli da ventriloquo in commissione, ricevendo documenti in via riservata», rilevano in una nota i parlamentari di Fratelli d’Italia. Chiedono «per quale ragione Arcuri sia ancora in possesso di documenti e corrispondenza che dovrebbero essere esclusivamente nella disponibilità dello Stato, e soprattutto perché parli con una forza politica e non con la commissione».
Di sicuro, l’ex commissario ha conservato tutto il materiale per fronteggiare le accuse di abuso d’ufficio, dalle quali è stato prosciolto a febbraio perché «il fatto non è più previsto dalla legge come reato».
Lo scorso settembre, quando si svolse la prima riunione della commissione bicamerale di inchiesta sul Covid, il Pd sparò una mitragliata di accuse. Il presidente del gruppo dem, Chiara Braga, la definì «un’inaudita forzatura perché è il tentativo della maggioranza di mistificare la realtà dei fatti. Ha l’obiettivo, infatti, di creare una versione alternativa degli eventi, con l’unico scopo di attribuire colpe e responsabilità politiche a chi allora aveva la responsabilità di quelle scelte e che oggi per la maggioranza è solo un avversario politico». Per questo il Pd da deciso di adottare questa singolare linea difensiva, muovendosi in autonomia fuori dalla bicamerale? Per il senatore Pd Andrea Crisanti, la commissione d’inchiesta è «un monumento alla disinformazione», cercò di demolirla sostenendo che manca di «autorevolezza e credibilità». Invece sarebbe serio il fai da te, facendosi passare materiale da chi ha gestito l’emergenza e deve essere sentito sulla gestione delle mascherine in epoca Covid?
Durante l’audizione di martedì scorso, Boccia aveva riferito che la sua azienda, dopo aver partecipato a un bando pubblico per la riconversione in produzione di mascherine, aver ottenuto finanziamenti pubblici, aver acquistato macchinari e assunto oltre 40 persone per la specifica produzione, non avrebbe ricevuto alcun ordine. Come la sua, numerose altre aziende, che avrebbero così subito un gigantesco danno economico da milioni di euro.
Interrogare l’audito, dopo essersi fatti mandare documentazione dall’ex struttura commissariale, è altamente scorretto e rivela la volontà di arrivare a «verità» di parte, scavalcando i lavori parlamentari e seguendo canali personali.
«È gravissimo che il Pd, invece di cercare la verità, intrattenga rapporti stretti con uno dei principali attori oggetto dell’indagine di questa inchiesta. I dem spieghino agli italiani perché, invece di ricercare le ragioni della disastrosa gestione Arcuri, abbiano assunto la sua difesa», conclude la nota dei parlamentari Fdi componenti la commissione Covid.





