2022-03-11
Archiviato il caso Ciacci: nessuna condotta sospetta
Il comandante dei vigili di Milano non ha commesso illeciti. Anche la sostituzione dell’ex capo dei ghisa, Antonio Barbato, era legittima.Il gip di Brescia ha archiviato l’inchiesta sul comandante dei vigili di Milano, Marco Ciacci, per presunto abuso d’ufficio in concorso. La vicenda nasceva da un incidente stradale provocato quattro anni fa da Alice Nobili, la figlia di Ilda Boccassini e del procuratore aggiunto Alberto Nobili, che in scooter uccise un pedone. La donna patteggiò nove mesi e si vide la patente ritirata per due anni. Il caso fu sollevato dall’ex comandante dei ghisa, Antonio Barbato, con un esposto in cui denunciava pressioni di Boccassini e Nobili tramite Ciacci, a suo dire uomo di fiducia della procura, per riservare un «trattamento morbido» ad Alice, evitandole di proposito alcol test e prove antidroga.«Dalla pur approfondita attività investigativa», ha scritto nella ordinanza di archiviazione il gip di Brescia, «non è emerso un solo elemento che consenta di ritenere sussistente la condotta sospetta. Non risulta in alcun modo che il magistrato abbia interloquito con il comandante della polizia locale o taluno degli agenti intervenuti sul luogo del sinistro al fine da incidere sull’attività investigativa». La vicenda si inserisce in un contesto fortemente polemico nato da un servizio delle Iene nell’aprile scorso - del quale anche il nostro giornale aveva dato conto - che rilanciava due accuse dell’ex capo dei vigili: le presunte collusioni fra il sindaco Beppe Sala e la procura di Milano per dimissionare Barbato e nominare Ciacci. E la mancanza di requisiti di quest’ultimo nell’assumere il ruolo apicale senza selezione pubblica.In realtà, da approfondimenti condotti, riscontriamo che il sindaco non ha «esaudito alcun desiderio della procura» e non ha forzato la nomina. Non vi sono state ombre nell’iter procedurale degli uffici del primo cittadino: Sala aveva piena facoltà di nomina senza fare il bando e senza la ricognizione interna per verificare l’esistenza di analoghe professionalità. Anche riguardo alle dimissioni di Barbato emerge una verità alternativa che rende del tutto legittimo l’operato di Sala.Dalla lettura di una sentenza del Tribunale di Milano, passata in giudicato, sulle infiltrazioni del clan mafioso Laudani in Lombardia, emerge che Barbato, mentre era a capo dei vigili, grazie alla mediazione di Palmieri (poi condannato) si dichiarava disponibile a incontrare Alessandro Fazio, anch’egli condannato per reati particolarmente gravi, e a «fornire in anteprima allo stesso Fazio le informazioni necessarie per partecipare a gara d’appalto indetta dall’amministrazione comunale. Dal canto suo Fazio si dimostra disponibile ad utilizzare le sue società investigative per far pedinare il vigile Cobelli al fine di raccogliere le prove della truffa sul godimento dei permessi sindacali. Barbato, invece di reagire sdegnato alla proposta di Palmieri, accetta di ricevere questo “favore”» (sent. Trib. Milano, sez. VII penale, n. 14679/2018, p. 945).Barbato accettò la proposta ma non la concretizzò. E ammise: «Sono perfettamente consapevole che in funzione del mio incarico non sarebbe stato conveniente né eticamente corretto che io avessi utilizzato questo Fazio per far seguire un mio dipendente con cui vi era un contrasto, difatti anche se ho accettato la proposta di Palmieri non se n’è fatto più niente». Anche in conseguenza di questo, le dimissioni di Barbato e la sua sostituzione furono del tutto lecite.
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