2024-06-06
Spinelli ad Aponte: «Siamo spiati». Intanto lo 007 lavorava contro di loro
Aldo Spinelli (Getty Images)
I due imprenditori intercettati mentre manifestano timori (pure al dem Burlando) per le mosse di Psa sul porto. Le pressioni su Toti una difesa verso il colosso asiatico? Il porto di Genova è un covo di spie, come è normale che sia. Essendo il capoluogo ligure crocevia di merci e navi che arrivano da tutto il mondo, i controlli devono essere particolarmente accurati. Per questo hanno un proprio ufficio in loco sia l’agenzia che si occupa della sicurezza interna (Aisi) che quella della sicurezza esterna (Aise), che in Italia si occupa della controproliferazione nucleare. Quando gli 007 scovano notizie interessanti possono chiedere di effettuare intercettazioni preventive sottoposte all’autorizzazione della Procura generale di Roma, ma hanno anche l’obbligo, come prevede la legge 124 (articolo 23, comma 7) del 2007 di riorganizzazione dell’intelligence, di segnalare eventuali notizie di reato alla polizia giudiziaria. Gli agenti segreti che operano in città è normale che si confrontino con gli investigatori. Per una sorta di cortocircuito, nell’inchiesta genovese che ha coinvolto Giovanni Toti, gli uomini della Guardia di finanza hanno intercettato le conversazioni telefoniche di uno 007 di stanza nel capoluogo ligure. Ma agli atti l’agente segreto, nonostante utilizzasse, come tutti coloro che fanno il suo lavoro, un’utenza cellulare intestata alla Presidenza del Consiglio dei ministri, non è stato identificato. Un caso o il tentativo di coprire una fonte? Il capo centro in cui lavora la barba finta è un ufficiale della Guardia di finanza transitato nei servizi segreti e il suo vice è il fratello di un generale delle Fiamme gialle in pensione. Lo 007 viene intercettato mentre cerca di convincere l’ex giornalista Giorgio Carozzi (membro del comitato di gestione dell’Autorità portuale) a non firmare una proroga trentennale della concessione del terminal Rinfuse ad Aldo Spinelli e Gianluigi Aponte, delibera che riteneva «da manette». Infatti quell’area è destinata, entro un decennio, a diventare una molto più remunerativa piattaforma per container, previo cambio destinazione d’uso. Negli stessi giorni l’ex cronista consegna alla barba finta la bozza di delibera con una clausola rescissoria, che l’agente A., dopo essersi consultato con altri «esperti», boccia senza appello. Dalle telefonate apprendiamo anche che Carozzi è stato convocato a una cena in cui ha incontrato l’agente e il suo presunto capo. Ma la moral suasion non va a buon fine e l’ex cronista, nominato in comitato in quota Municipio, vota a favore, come da indicazione del sindaco Marco Bucci e del governatore Toti. La domanda sorge spontanea: è possibile che lo 007, dopo aver definito la delibera votata a maggioranza «delinquenziale», non abbia passato una velina alla polizia giudiziaria, magari alla Guardia di finanza da cui proviene il suo capo? È per questo che il fascicolo, che era arrivato a Genova con una notizia di reato riguardante il voto di scambio, nel capoluogo ligure ha puntato la pista della corruzione, legandola proprio alla proroga della concessione per il terminal Rinfuse? In questa storia c’è un importante convitato di pietra: la Psa (ex Port of Singapore authority), società leader dei terminal container che a Genova gestisce la piattaforma di Voltri e Prà, l’unica zona del porto in grado di far attraccare i cargo con capacità superiore ai 18.000 teu (un teu misura circa 40 metri cubi). Questo gruppo è ovviamente contrario al progetto di Spinelli e Aponte di trasformazione dell’area in una banchina lunga un chilometro con lo stesso core business. Bisogna aggiungere che lo 007 così contrario alla proroga trentennale è un ex dipendente proprio di Psa. Quando consigliava Carozzi aveva interessi specifici o lo faceva solo per amor di porto? Con noi l’agente segreto non ha sciolto il legittimo dubbio. Di certo Spinelli e Aponte erano preoccupati dell’opposizione di Psa. Addirittura u sciù Aldo ha convocato sul suo yacht un imprenditore collegato alla società singaporiana, Giulio Schenone, un incontro realizzato grazie ai buoni uffici dell’ex governatore dem Claudio Burlando. Spinelli parla di Psa sia con Aponte che con Burlando e fa riferimento al presunto feeling di Carozzi con la società di Singapore. Con il patron di Msc, l’ex presidente del Genoa ragiona su chi convenga contattare per provare a sbloccare l’impasse e poi sbotta: «Bisogna stare attenti al gioco che vogliono fare questi due Psa, perchè quel signore lì deee... Carozzi, che l’ha messo il sindaco, trasmette tutte le mail (forse quelle del comitato, ndr) al Redivivo e il Redivivo le manda al Sech e Vte (entrambi terminal sotto il controllo di Psa, ndr), perché è loro amico… […] l’ex giornalista… ci manda tutte le mail che succedono a Redivivo…». A quanto risulta alla Verità «Redivivo» sarebbe un altro giornalista, Enzo Redivo, un esperto di questioni portuali e autore di una newsletter quotidiana di traporto marittimo. Ma se Spinelli accusa i giornalisti di informare Psa, Carozzi denuncia un vero proprio caso di spionaggio ai suoi danni, messo in atto da un terzo cronista: « C’è stato un collega mio, un pezzo di merda, un infame che per tante storie che non ti sto a raccontare aveva la password della mail di Enzo Redivo con cui io scambio commenti e cose del genere. Ecco, hanno intercettato dei commenti che io e lui avevamo fatto su Spinelli eccetera, eccetera, questa cosa qui è finita in mano a Spino addirittura pompata... sono andato lì e a momenti me lo mangio […] gli ho detto che deve ancora nascere quello che può dire che sono l’uomo di uno o dell’altro».In un’intercettazione registrata prima del voto per la concessione Carozzi con Redivo «sostiene che grazie alla propria posizione ha messo in difficolta “quelli di Palazzo San Giorgio" (sede dell’Autorità, ndr), che non riescono a produrre una bozza definitiva della delibera in quanto anche loro “sono pagati"». Ma torniamo a Spinelli e alle sue accuse a Redivo e a Carozzi. Con Burlando dice in dialetto genovese: «Siamo andati a mangiare con il direttore del Secolo, il giorno dopo scrive, ma quando scrive tu lo sai che scrive anche certe puttanate…». Burlando risponde: «Eh lo so...». Spinelli: «Perché quello, il Redivivo, è amico di quelli del Psa». Burlando: «Ma non capisce un cazzo...».Spinelli: «Delle rinfuse a Genova non se ne può fare a meno...». Burlando a questo punto consiglia di contattare il braccio operativo di Psa a Genova, Schenone: «Tu devi allearti con Giulio». Spinelli: «Eh». Un’alleanza che secondo il governatore andava fatta contro Rino Canavese, il rappresentante del porto di Savona dentro al comitato di gestione. Paradossalmente quella di Spinelli con i suoi finanziamenti a Toti sembra la golden share contro il monopolio sui container dei singaporiani. Se l’imprenditore sapeva delle trame che avvenivano alle spalle sue e di Aponte diventerebbero legittimi i tentavi di sottrarsi alle trappole. «Certamente» conferma l’avvocato di sciù Aldo, Alessandro Vaccaro. Con l’agente A. e con Carozzi si muovevano anche il commercialista Alessandro Marenco e il collega cinquantaquattrenne Lelio Fornabaio, già membro del cda dell’Aeroporto di Genova. A entrambi l’ex giornalista avrebbe fatto esaminare la bozza della delibera e della clausola rescissoria. Burlando, mentre è impegnato nel suo orto di Torriglia, sulle alture di Genova, ci racconta chi siano. Ci spiega che un emendamento alla finanziaria del 2018, firmato da un parlamentare del centro-destra, l’azzurro Roberto Cassinelli, ha permesso di ripianare i debiti della Compagnia unica dei camalli, attraverso i cosiddetti strumenti finanziari partecipativi. «A fronte, però, di questi fondi l’Autorità portuale aveva il compito di verificare che la Compagnia attuasse un piano di risanamento. Per farlo l’Autorità ha messo a seguire la Compagnia Fornabaio e il suo principale collaboratore, Marenco. La persona che più lavorava con i due era Carozzi, che ha assunto un po’ il ruolo di quello che voleva aiutare la Compagnia in questo passaggio in cui era abbastanza in difficoltà» ricostruisce l’ex governatore. Per il quale sarebbe stato importante mantenere lo scarico delle merci alla rinfusa a Genova, un’attività che richiede molta mano d’opera. «Sentire Spinelli, nel famoso pranzo (sullo yacht,ndr), perorare la stessa causa era stata musica per le mie orecchie» sottolinea l’ex ministro. Che, però, avrebbe scoperto solo dopo che c’era «sotto un gioco per chiedere le rinfuse, ma in realtà per fare contenitori». Resta il fatto che un ex dipendente della Psa, oggi agente segreto, e il suo presunto capo, un ex giornalista accusato di passare mail ai singaporiani, e due controllori dei conti della Compagnia unica dei camalli sembrano aver marciato nella direzione di far fallire la proroga a favore di Spinelli e Aponte. Erano in buona fede? C’era un disegno dietro? Magari i magistrati proveranno a dare le risposte necessarie.
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