2024-04-25
L’antifascismo in assenza di fascismo serve a guadagnare potere (e soldi)
Tutti sanno che il pericolo di un nuovo regime non c’è. L’emergenza democratica continua viene però usata per battere il nemico politico in modo autoritario. E anche per vendere libri, serie tv e costruire delle carriere.Poiché la sollecitazione a «dirsi antifascisti» è costante, e martellante, e poiché è insistente - specie nei dintorni delle tornate elettorali e ovviamente nei pressi del 25 aprile - il richiamo all’antifascismo militante, ha forse senso interrogarsi davvero su che cosa sia oggi questo benedetto antifascismo e sull’opportunità di dichiararsi o meno antifascisti.Il fascismo storico - ormai lo riconoscono gli stessi intellettuali di sinistra, a partire da Antonio Scurati - non esiste né come partito né tantomeno come regime. Dunque l’antifascismo in senso letterale - inteso cioè come opposizione al fascismo - è sostanzialmente inutile. Certo: gli intellettuali progressisti ribattono che il fascismo, in realtà, non è mai morto. Cambia forma, ma - lo sosteneva Umberto Eco - di fatto è eterno, è una sorta di nebulosa che di volta in volta si coagula in realtà differenti. E qui sorgono i primi due problemi.Da una parte, si manifesta quella che l’autore australiano Kenneth Minogue chiama «sindrome di San Giorgio in pensione». San Giorgio, noto uccisore di draghi, una volta fatti fuori tutti i mostri alati sputafuoco dovrebbe appunto ritirarsi e dedicarsi alle dolcezze dell’esistenza. Ma non riesce a farlo, il lavoro gli manca. E se i draghi da uccidere non ci sono, beh, non resta che inventarseli o presentare come draghi pericolosissimi alcune piccole e pacifiche lucertole. Questo, nella migliore delle ipotesi, è il modo in cui agiscono gli odierni antifascisti: devono giustificare la propria esistenza cercando nemici immaginari.Tuttavia esiste pure una versione meno candida della questione, che ci introduce al secondo notevole problema in campo. L’antifascismo, svuotato del suo significato originario di lotta contro un regime - diviene nei fatti uno strumento di potere. Come spiegava Costanzo Preve, «l’antifascismo in assenza completa di fascismo è stato dopo il 1956 la nuova trincea di legittimazione del mastodonte Pci dopo la delegittimazione kruscioviana di Stalin. Inoltre, l’antifascismo in assenza completa di fascismo permette il «gioco dei faccioni», per cui nella casella vuota chiamata «fascismo» è sempre possibile mettere figurine di fascisti sempre nuovi (Almirante, De Gasperi, Scelba, Fanfani, Craxi, le Brigate rosse, Berlusconi, eccetera)».L’antifascismo diviene dunque il collante delle forze progressiste per dare battaglia contro il nemico politico del momento e poco importa che questo nemico non abbia alcun legame con il fascismo storico o non presenti alcuna tentazione autoritaria. Se indicato come fascista, l’avversario perde ogni legittimazione, diviene parte del Male assoluto, motivo per cui il Bene assoluto è chiamato ad annientarlo.Comprendiamo, allora, come l’antifascismo non sia soltanto uno strumento di potere ma pure un meccanismo oppressivo che viene utilizzato per disumanizzare l’avversario e cancellarlo dalla scena con ogni mezzo. Siamo allora alla completa inversione: ciò che si presenta come antidoto all’autoritarismo diviene a sua volta autoritario: un’arma per delegittimare in nome della democrazia, per annullare il diverso in nome della libertà.Notava ancora Preve che «l’antifascismo in assenza completa di fascismo è in realtà un meccanismo ideologico pestifero per impedire la valutazione dei fatti attuali». I drammi e le violazioni delle libertà attuali «passano sotto silenzio, perché si continuano a interpretare gli eventi di oggi in base a una distinzione completamente finita nel 1945». Ne abbiamo avuto la prova negli ultimi quattro anni. Tutti gli scivolamenti autoritari avvenuti nel periodo del Covid sono stati presentati come un’amara medicina da assumere necessariamente per il «bene comune» e addirittura c’è chi li ha venduti come una sorta di lotta progressista (dunque antifascista) contro i destrorsi incapaci di altruismo, nemici della scienza e malefici spargitori di dubbi. Il dubbio - ad esempio nelle parole di Ezio Mauro - è divenuto tradimento, poiché tutto ciò che viene compiuto in nome della democrazia fondata sull’antifascismo deve essere per forza buono e giusto, e chi contesta è un sedizioso da cancellare.Non diversamente è stato trattato il dissenso sulla gestione dei conflitti globali, sull’immigrazione, le politiche green, i temi etici... Insomma: tutto ciò che esula dalla retorica progressista (cioè antifascista) diviene fascista, quindi inammissibile. Non si scappa: se il fascismo è una bestia sempre in agguato che si annida nelle viscere di ciascun italiano, se il fascismo è una specie di malattia che può esplodere da un momento all’altro, allora serve un apparato repressivo che la controlli e la combatta. Una sorta di sistema immunitario da stimolare con robuste dosi di vaccino antifa approvato da Aifa, il quale si premuri di distruggere ogni agente biologico sospetto. Peccato che il paradigma immunitario non sia esattamente sovrapponibile alla democrazia. Se, paradossalmente, l’antifascismo tenesse davvero fede ai valori che professa - quelli della difesa libertà e della democrazia - potrebbe anche avere senso alimentarlo e ravvivarlo. I fatti, purtroppo, dicono qualcosa di diverso: esso, negli ultimi anni, non ha impedito alcuna limitazione della libertà né ha difeso la Costituzione. Anzi, ne ha sostenuto il superamento e non ha fatto altro che battersi per oscurare questo o quell’autore, questo o quel politico, questo o quel festival. Lo sterminio delle lucertole spacciate per pericolosi draghi.C’è poi, ultimo ma non ultimo, il versante diciamo economico della faccenda. Poiché l’apparato repressivo è funzionale al potere dominante, coloro che ne fanno parte ottengono onori e prebende. E tanto più ne ottengono quanto più mostrano di opporsi al (presunto) fascismo ritornante. Se a Scurati - che quando c’era Mario Draghi era leggermente meno ostile al potere - viene impedito (stupidamente) di leggere un monologo in Rai da qualche funzionario che non ha capito come va il mondo, ecco che immediatamente ottiene mille altri pulpiti, il suo libro riprende a vendere e la serie tv a esso ispirata guadagna grande visibilità. Se la scrittrice ex frequentatrice della destra radicale Valentina Mira viene criticata da un politico di destra perché dice che i fasci un po’ si meritano le botte e forse persino la morte (compresi a quanto pare quelli che la facevano scrivere sui loro giornali) ecco che il suo volume - benché nessuno ne abbia preteso, grazie al cielo, la messa all’indice - diviene un bestseller. Le presunte censure si rivelano dunque strabilianti iniezioni di pubblicità gratuita. A patto, ovviamente, che si resti all’interno del recinto stabilito dal potere di riferimento.Fatto divertente: tutto può essere etichettato come «fascista» (ebrei, musulmani, comunisti, leghisti, conservatori, cattolici, femministe eccetera) e per questo combattuto. Ma quando qualcuno (sbagliando per altro un po’ il bersaglio e l’analisi, perché non si trattava di fascismo) definì fascista il regime del green pass venne deriso, censurato e discriminato. Come mai? Semplice: l’antifascismo è tale solo se utile al discorso dominante. Che cosa c’entri con la libertà e la democrazia tutto questo attendiamo ancora che qualcuno ce lo spieghi.
Ansa
A San Siro gli azzurri chiudono in vantaggio i primi 45 minuti con Pio Esposito, ma crollano nella ripresa sotto i colpi di Haaland (doppietta), Nusa e Strand Larsen. Finisce 1-4: il peggior - e più preoccupante - biglietto da visita in vista dei playoff di marzo. Gattuso: «Chiedo scusa ai tifosi». Giovedì il sorteggio a Zurigo.
Giuseppe Caschetto (Ansa)