2020-05-31
Anche la Toscana ha il suo bidone: mai visti 200 respiratori già pagati
Il governatore della Regione Toscana, Enrico Rossi (Ansa)
La Regione, guidata dal centrosinistra come il Lazio (gabbato sulle mascherine), ha sborsato ben 7 milioni per i ventilatori con cui affrontare il Covid-19. La merce non è arrivata e due funzionarie sono indagate. Il Mascherina gate non colpisce soltanto nel Lazio, ma anche in Toscana. Per essere più precisi nel caso della Regione guidata da Enrico Rossi si deve parlare di Ventilatore gate, perché all'appello mancano 200 ventilatori polmonari. Ma andiamo con ordine. Nella fase più acuta dell'emergenza causata dal Covid-19 la Regione ha sborsato, tramite la centrale degli acquisti Estar utilizzando la procedura d'urgenza, ben 7 milioni di euro. Però come nel noto caso laziale (delle mascherine) la merce per affrontare la crisi sanitaria non è mai arrivata. E la conseguenza è stata inevitabile: l'apertura di un'inchiesta da parte della Procura di Firenze. A guidare l'indagine il pm Luca Turco, che sta indagando sul titolare della ditta milanese che avrebbe dovuto fornire i dispositivi, Giovanni Mondelli. Il quale è accusato di inadempimento in pubbliche forniture, per aver intascato i soldi della commessa senza consegnare neanche un apparecchio, rischiando di fatto di lasciare sguarniti gli ospedali toscani in un momento cruciale della lotta al coronavirus. Sul registro degli indagati inoltre sono state iscritte, entrambe per falso ideologico per due distinte delibere dello scorso 30 marzo, anche due funzionarie di Estar: la direttrice generale Monica Piovi e la direttrice dell'area attrezzature informatiche e sanitarie, Marta Bravi. Prima analogia con il caso del Lazio, l'inadempimento in pubbliche forniture è lo stesso reato che viene ipotizzato dall'autorità giudiziaria capitolina nei confronti di Anna Perna e Sergio Mondin, i gestori della Eco Tech srl. La Procura di Roma, a differenza di quella del capoluogo toscano, non sta indagando su nessun dirigente regionale. Secondo i magistrati fiorentini Monica Piovi avrebbe «attestato falsamente la fornitura» alla Assoservizi, in realtà senza delibera dieci giorni prima, «con pagamento anticipato e senza alcun controllo sulla società fornitrice». Marta Bravi per una seconda delibera, relativa alla mancata aggiudicazione di una gara ristretta che era stata indetta in contemporanea da Estar, sempre per reperire i preziosi apparecchi. In questo atto, in particolare, la dirigente avrebbe sottoscritto in modo falso di aver ricevuto notizia dal referente tecnico che gli strumenti non erano più necessari, per l'invio di apparecchi «sufficienti a coprire il fabbisogno» da parte della Protezione civile. Secondo il pm Luca Turco, in realtà, «le forniture della Protezione civile risultavano del tutto inadeguate». La falsa motivazione sarebbe stata utilizzata per «occultare l'acquisto dei macchinari avvenuto in assenza di delibera». Sulla vicenda è intervenuta la capogruppo del consiglio regionale della Lega, Elisa Montemagni: «Di solito, quando qualcuno acquista un bene, tra l'altro pubblico, visto che Estar è un ente regionale preposto anche a questo tipo di attività, quantomeno dovrebbe accertarsi che il tutto arrivi a destinazione nei tempi previsti. Invece», proseguel'esponente del Carroccio, «pare non ci sia traccia dei predetti macchinari e questa strana vicenda sembra fare tristemente il paio con quella “zingarettiana" relativa ad una fornitura di mascherine». Nei due assurdi casi - che stanno mettendo in forte imbarazzo le due giunte di centrosinistra - ci sono come detto anche delle differenze. E non di poco conto. Basti pensare alle polizze fideiussorie farlocche a garanzia dell'affare laziale. Due polizze per un valore di 14 milioni di euro, emesse da Seguros Dhi-Atlas ltd, società di Andrea Battaglia Monterisi (imputato in un processo di camorra a Benevento), che il Lazio avrebbe dovuto escutere entro lo scorso 15 maggio. L'iter di escussione, iniziato il primo maggio, era stato annunciato di fronte all'intero consiglio regionale dallo stesso Nicola Zingaretti. Peccato che il 30 aprile in Regione era stata protocollata la risposta dell'Ivass, Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, che avvisava sulla falsità delle garanzie fideiussorie. In Toscana ad oggi sembrerebbe che non ci siano state sottoscrizioni di garanzie. Anche per quanto riguarda la retrocessione delle somme versate, le due Regioni si sono mosse in maniera diversa, visto che il Lazio ha previsto un piano di rientro per Eco Tech e i suoi sub fornitori. Dei 13,5 milioni di euro concordati ne sono rientrati solo 1.746.000. Il 22 maggio Exor Sa avrebbe dovuto restituire altri 3,5 milioni, mentre l'azienda di distribuzione Giosar ltd (di Stefania Cazzaro, imprenditrice padovana, classe 1966) deve ridare entro la fine del mese di maggio 4.740.000 euro, in un'unica soluzione. Sul piano legale, oltre a tenere informata sull'evolversi della situazione la Procura di Roma, la Regione Lazio ha promosso un decreto ingiuntivo. Su gran parte del prosieguo della vicenda, anche sotto il profilo economico, potrebbe pesare l'andamento delle indagini coordinate dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal pm Elena Neri. Eppure altre insidie per la giunta di Nicola Zingaretti potrebbero essere dietro l'angolo, visto che il consigliere della Lega Orlando Tripodi ha presentato un'interrogazione sul caso Goldbeam company ltd. Società con sede ad Hong Kong che ha ricevuto un anticipo di 2.960.000 euro e che avrebbe dovuto consegnare 2 milioni di mascherine Ffp2 e altrettante triplo strato. L'affidamento per questa fornitura - 1 aprile 2020 - è addirittura antecedente alla data di inizio dell'attività della Goldbeam. Che ha cominciato ad operare l'8 aprile e il giorno prima avrebbe dovuto spedire le protezioni. Va da sé, mai arrivate.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)