2022-12-10
Anche la Bce stronca il tetto al gas
Durissimo giudizio di Francoforte: «Può compromettere la stabilità dell’area euro». Il Consiglio resta diviso: il 13 si terrà l’ennesimo incontro dei ministri dell’Energia.Clamorosa bocciatura del price cap sul gas da parte della Banca centrale europea. Secondo l’istituto guidato da Christine Lagarde, in estrema sintesi, il price cap può aumentare la volatilità e le richieste di margini, mettere in crisi le controparti centrali, incentivare la migrazione a mercati bilaterali non garantiti (Otc), rischiando di compromettere la stabilità finanziaria dell’area euro. Inoltre, la Bce nella sua «opinion» propone una serie di modifiche al testo del regolamento in discussione, di fatto escludendo sé stessa dai processi relativi al price cap. L’organo che vigila sulla stabilità finanziaria dell’Eurozona era stato chiamato in causa dallo stesso Consiglio europeo dei 27 Stati per avere un parere (non vincolante) sullo schema di meccanismo di correzione dei prezzi in discussione all’interno del Consiglio stesso e proposto in origine dalla Commissione europea di Ursula von der Leyen. Dopo aver riconosciuto che i meccanismi tesi a moderare i prezzi alti e la volatilità possono in astratto attenuare una serie di rischi per la stabilità finanziaria, la Bce spiega i motivi per cui il meccanismo del price cap non va bene, almeno per quanto riguarda la sua area di competenza, cioè la stabilità finanziaria dell’Eurozona. Vale la pena riportare integralmente il passaggio: «L’attuale struttura del proposto meccanismo di correzione del mercato può, in alcune circostanze, compromettere la stabilità finanziaria nell’area dell’euro. L’attuale struttura del meccanismo può aumentare la volatilità e le relative richieste di margini, minaccia la capacità delle controparti centrali di gestire i rischi finanziari e può anche incentivare la migrazione dalle sedi di negoziazione con controparte centrale al mercato over-the-counter (Otc), non compensato a livello centrale. Queste considerazioni rilevanti per la stabilità del sistema finanziario dovrebbero essere prese in considerazione dal Consiglio nelle deliberazioni sulla proposta di regolamento».Inoltre, la parte più corposa del parere dell’organismo di Francoforte è dedicata a ridimensionare il proprio ruolo in tutto il processo di avvio, sospensione, verifica, monitoraggio dell’intero meccanismo. Sino a ridurre la propria partecipazione alla mera possibilità di esprimere pareri o suggerimenti, cosa peraltro già possibile. La cura con cui questa operazione è stata condotta somiglia molto a una presa di distanze integrale dal progetto, in cui sembra la Bce non voglia essere minimamente coinvolta.Anche se il parere della Bce non è vincolante, certo non contribuisce a creare armonia, anzi: si tratta di una pesante sconfessione dell’operato di Bruxelles. Un vero schiaffo a Commissione e Consiglio, che hanno già polemizzato tra loro. Ora è all’interno del Consiglio che si fronteggiano i due schieramenti, pro e contro il price cap. A oggi, si sta discutendo di un tetto fissato a 220 euro/Mwh, proposto dalla presidenza di turno dell’Unione europea, mentre cinque Paesi tra cui l’Italia vorrebbero un cap variabile che parta da 160 euro/Mwh. La Germania resta contraria a tutto, ma potrebbe accettare la soglia dei 220 euro/Mwh, che renderebbe molto remota la possibilità di una reale attivazione. Il 13 dicembre si attende un nuovo Consiglio dei ministri dell’energia, che dovrebbe trovare un accordo sul tema. C’è da augurarsi che si metta un punto a questa farsa indecorosa, su un provvedimento che sa di populismo, dannoso per i cittadini, su cui si è speso troppo tempo. È stata soprattutto l’Italia, ahinoi, a spingere per questo provvedimento, che Mario Draghi ha preteso di inserire tra le conclusioni del suo ultimo Consiglio europeo il 21 ottobre. Celebrato in Italia come un grande successo dell’uscente presidente del Consiglio, in realtà il tetto è ancora per aria, provoca lacerazioni e soprattutto, come ha spiegato anche la Bce, è una mina vagante pronta a esplodere.