2022-12-12
Ambrosetti: «Meloni coraggiosa, Conte il peggiore»
Alfredo Ambrosetti (Ansa)
Il fondatore del Forum: «Della premier apprezzo sobrietà e umiltà. Questo è un Paese anarchico, ma la lascino lavorare. Il leader M5s? Impari da Denzel Washington: invita i giovani neri del Sud a studiare per riscattarsi».«Mi vuole forse già pensionato, a 91 anni?», sorride alle nostre domande sui suoi prossimi impegni. Poche ore dopo la consegna dell’Ambrogino d’Oro di Milano, Alfredo Ambrosetti era già al lavoro nella sua casa di Varese per l’organizzazione del prossimo collegamento online dell’Associazione per il progresso del Paese, think thank a cui partecipano imprenditori e manager italiani. Tra attività di consulenza e i famosi Forum Ambrosetti a Cernobbio, è protagonista della vita economica, sociale e politica del Paese da oltre sessant’anni. Le domande sul nostro taccuino sono tante. Ne propone però lui una appena inizia la telefonata. «Le dico qualcosa di Giorgia Meloni, se vuole. Non opinioni e ideologie, badi bene, le racconto dei fatti».Se questa è la premessa come dirle di no.«Ai Forum di Villa d’Este sono venuti tutti, ma proprio tutti i cosiddetti potenti del mondo. Negli anni si sono alternati governi in Italia di centrodestra e centrosinistra, e io ho sempre rifiutato interviste con i giornalisti».Per non sbilanciarsi?«E perché così ciascun politico è stato di volta di volta in convinto che io la pensassi come lui. Tornando a noi: era la volta di un governo Berlusconi, e arrivò la donna ministro più giovane nella storia d’Italia. Le sessioni del Forum durano tre giorni, hanno un’incredibile intensità. I relatori fanno del loro meglio per eccellere, è un impegno notevole. Così, gli intervalli sono sempre da tutti molto graditi: il giardino è bellissimo, come pure la vista sul lago di Como. E in più venivano offerti pasticcini di alta qualità. Nessuno rinunciava a svagarsi, nelle pause. Tranne lei».Che cosa accadde?«Restò nei corridoi e si mise a leggere le brochure della mia società di consulenza. Rimase attratta da un servizio che prevedeva borse di studio per giovani promettenti di famiglie non agiate, un programma chiamato “leader del futuro”. Venne subito da me, e mi disse: “Questo è molto interessante, voglio dare un contributo economico”. Le spiegai che mai avremmo fatto richiesta di contributi pubblici, che non era nostra consuetudine, ma lei mantenne la promessa e arrivarono cinquantamila euro. Ecco, questa è Giorgia Meloni. La stessa sobrietà e umiltà l’ho vista nel suo atteggiamento ai funerali di Roberto Maroni qui a Varese».Il suo è un ritratto gentile. Di lusinghe la premier in questi giorni di manovra, immigrazione, conflitti e persino minacce ne riceve ben poche…«Fomentare l’odio verso di lei è antidemocratico. Questo è un governo eletto con larga maggioranza, che si è messo al servizio di tutti gli italiani. Peccato, che in questo Paese sia sempre anarchia. Sono riusciti a rievocare persino il fascismo, si rende conto? Meloni ha appena cominciato, va lasciata lavorare e dimostrare quello di cui è capace, ed è una persona coraggiosa, che non teme di essere fischiata».L’economia la preoccupa, Ambrosetti?«Con il caro bollette e il debito pubblico più grosso del mondo, non so cosa si aspetti chi critica la manovra: i miracoli non sono certo possibili».Dovesse dare il voto all’opposizione? Chi è il peggiore?«Giuseppe Conte senza dubbio, che utilizza il reddito di cittadinanza come voto di scambio. Sono d’accordo: occorre aiutare chi è maggiormente in difficoltà. Ma lui nega persino l’evidenza: il reddito di cittadinanza è dato a un sacco di gente che non lo merita. E ci costa miliardi. Mi ha colpito molto un video che ho visto di recente, con protagonista Denzel Washington».L’attore americano?«Proprio lui. Ha tenuto un discorso alla Dillard University per i giovani, affinché fossero coscienti che le sfide vanno affrontate senza paura. Comincia con il dire che in matematica era un asino, e che a un certo punto ha capito che era sua la colpa dei voti, che non studiava abbastanza. Così, diceva a quei giovani neri della Louisiana: studiate, formatevi. In Italia accade tutto il contrario: si pensa addirittura che un imprenditore possa assumere senza aver contezza del titolo di studio del percettore del reddito di cittadinanza».Trovare un posto di lavoro non è semplice, al giorno d’oggi.«Sa qual è il verbo più usato in America? To move. Partire, traslocare. Se c’è un lavoro interessante, si va. Da noi si pensa che il lavoro debba essere comodo. Siamo stanziali. Anche qui in provincia di Varese: se il cognome è Castiglioni, saprò che la famiglia è di Busto Arsizio. Se Carabelli, di Solbiate Arno… Occorre poi mettere mano ai programmi scolastici, aggiornarli sul mondo che cambia». Lei sull’aggiornamento permanente ci ha costruito un pezzo di carriera. Per primo ne intuì l’importanza, dopo aver lavorato in molte aziende in Italia e negli Usa. «Ho avuto questa intuizione nel 1972, e a cavallo degli anni Novanta, per più di otto anni, ho fatto una vita infernale a causa dei fusi orari, tra Usa ed Europa, sempre in viaggio ogni due settimane. La sintesi perfetta del mio pensiero la fece una rivista californiana, nel titolo di un’intervista: “The Life Long Learning” imparare per tutta la lunghezza della vita. Sembrerebbe scontato, tanto è ragionevole, ma non in questo Paese. Dove ci sono docenti che non si formano e addirittura non parlano correttamente italiano».Altro argomento di critica verso l’attuale esecutivo è quello che sostiene il merito.«Per capire se una cosa è ovvia oppure è degna di critica, basta verificare il contrario: vi immaginate un Paese governato in base al demerito?». La migliore opposizione secondo Alfredo Ambrosetti, invece, qual è?«La devo ancora vedere. Un’opposizione forte serve. Non certo un’opposizione che lotta in modo distruttivo per evidenziare gli errori, ma una che propone suggerimenti migliorativi. I sindacati sono una delle forze che hanno relegato la nostra economia alla debolezza. Una soluzione ci sarebbe, e dovremmo far presto ad adottarla».Quale?«In Germania c’è un criterio di governance straordinario, adottato dalle aziende, denominato Mitbestimmung. Letteralmente, significa «collaborazione, cooperazione». Chi adotta la Mitbestimmung inserisce nel consiglio di amministrazione due rappresentanti dei lavoratori che hanno due ruoli fondamentali. Primo: tutelare gli interessi dei lavoratori se ci sono ipotesi decisionali che violano interessi irrinunciabili. Secondo: tutelare ugualmente gli interessi dell’azienda. Tutelare l’azienda, lo capiscono tutti, significa anche tutelare i posti di lavoro e i lavoratori».Da noi dice Landini che lo sciopero servirà…«Con il criterio della collaborazione, in Germania la percentuale di scioperi è risibile rispetto alla nostra. C’è chi progredisce. E poi ci siamo noi, fermi in un braccio di ferro continuo». Se accumuliamo ritardi, rischiamo anche sul Pnrr…«Ne parlavo con Guido Crosetto proprio qualche settimana fa. Uomo concreto, che ha fatto pure l’imprenditore. Come possiamo farcela, se per ogni riforma pubblica ci vogliono anni, se i costi si raddoppiano a ogni passaggio burocratico, e se ci sono contrasti su qualsiasi argomento? Appena si propone un rigassificatore che può far scendere i costi dell’energia, c’è chi dice “no”. Manca la condivisione delle scelte».Dei fondi Ue abbiamo bisogno.«Non ci serve però un’Europa che, nel teatro competitivo ormai globale, non è capace di decidere presto e bene. L’Italia da sola è un pezzo di coccio, non può farcela. Il punto è che con la decisione all’unanimità, basta il parere contrario di un Orbàn che tutto si blocca».Una riforma è in discussione…«Già, ma non è ancora stata fatta. Qualsiasi Paese può decidere contro ogni decisione. La conclusione è molto amara: sulla carta parliamo di Unione Europea, ma nessun Paese vuole perdere nemmeno un grammo della propria autonomia e quindi di fatto si tratta oggi di una disunione europea».Tornando dentro ai nostri confini, è ancora di forte attualità il tema della giustizia. Carlo Nordio sulle intercettazioni ha detto che è pronto a battersi fino alle dimissioni.«Conosco il ministro e ne ho grande stima. Un giorno, chiacchierando, gli ho detto: io sono tranquillo, non faccio niente di illegale e pago tutte le tasse, al 100%. Lui, da profondo conoscitore della giustizia, mi ha detto che ero un illuso: in questo Paese, se sei inviso a qualche corrente della magistratura, può capitare che ti mettano persino in galera e ti incastrino con qualche trucchetto».Potesse dare un consiglio alla Giorgia Meloni di oggi?«Per me, la definizione più bella di una linea politica e sociale è ancora quella di Giuseppe Mazzini. La conosce la sua lista dei doveri? Verso l’umanità, verso il Paese, verso la famiglia e verso se stessi. Il Paese deve rappresentare un mezzo insostituibile per moltiplicare le forze e la potenza di azione individuali. Senza Patria una persona non ha né voto, né diritti. Sarebbe un figlio di nessuno, un soldato senza bandiera. L’identità nazionale è importante. Aggiungerei però l’esempio del vaso con le palline da golf, lo conosce?».Prego. «È una metafora della vita, riguarda le cose importanti per ciascuno. Un professore prende un vaso grande e vuoto e lo riempie con delle palle da golf. Chiede agli studenti se il vaso è pieno, gli rispondono di sì. Allora prende delle biglie e le versa nel vaso. Vanno a riempire gli spazi vuoti. E poi aggiunge sabbia, e infine due tazzine di caffè. Ora il vaso è pieno per davvero. Se versassimo la sabbia, per prima, nel vaso, non ci sarebbe più posto per le palle da golf e per le palline di vetro. Se disperdiamo tutto il nostro tempo e la nostra energia per le piccole cose, non avremo mai spazio per ciò che è realmente importante».
Nel riquadro Carlotta Predosin, esperta in sicurezza del patrimonio artistico (IStock)
Polizia di fronte al Louvre (Ansa)