2022-09-28
Altro europizzino: «È meglio stare con noi...»
Margaritis Schinas (Getty images)
Il vice di Bruxelles, Margaritis Schinas: «Vedremo se la Meloni fa quel che dice, tutti hanno da guadagnare nel lavorare con l’Ue e non contro». Fdi non replica e valuta tecnici al Mef e agli Esteri, dove potrebbe andare Elisabetta Belloni. Spunta l’ipotesi di due vicepremier di Lega e Fi.Puntuali come le zanzare all’imbrunire, anche ieri i commissari Ue hanno pensato bene di dire qualcosa sul risultato del voto in Italia, e diffidare il prossimo governo Meloni dal prendere qualunque tipo di decisione difforme dalle indicazioni dei socialdemocratici di Bruxelles. «Nessun risultato elettorale potrà rompere l’unità europea», ha detto il vice presidente della Commissione Margaritis Schinas in un’intervista alla radio spagnola Rne, proseguendo poi con una frase non certo ambigua: «Dobbiamo vedere se farà ciò che ha detto davvero o no». Insomma, l’ennesimo intervento a gamba tesa, per giunta preventivo. Non sarà l’ultimo. Sempre ieri, a voler mettere i puntini sulle «i» a una dichiarazione di Guido Crosetto è stato direttamente il portavoce della Commissione Ue: «Non c’è una scadenza specifica, ma dovrebbe avvenire almeno un mese prima dell’adozione del nuovo documento di bilancio da parte del Parlamento nazionale». L’uscita di Crosetto verteva proprio sui tempi stretti con cui il futuro governo dovrà affrontare le scadenze. La data di metà ottobre è chiaramente indicativa, ed è stata usata proprio per condividere con il governo uscente un passaggio di consegne anche nel redarre la legge finanziaria. L’idea - come anticipato ieri su queste colonne - sarebbe quella di organizzare una transizione ordinate. Forse proprio per evitare i continui attacchi politici da Bruxelles, che alla fine rischiano di isolare il Paese e mettere la Bce (da cui dipendiamo per l’acquisto di titoli di Stato) nella condizione di astenersi da programmi di sostegno diretti all’Italia. Venerdì ci sarà anche una scadenza non da poco: l’agenzia di rating Moody’s darà i voti al Paese. Nei giorni scorsi è stata la volta di Standard and Poor’s, che si è limitata ad aggiornare le proiezioni di Pil senza registrare rischi di recessione. Se l’altra «sorella» dovesse invece bocciare il nostro debito, il Paese si troverebbe a un passo dalla «spazzatura», con conseguenze proprio nei rapporti con la Bce. È facile dunque immaginare che tutte le pressioni si concentrino sul vertice del primo partito di maggioranza e sugli alleati. Da qui la scelta, probabilmente, di avviare una transizione ordinata e l’idea di invitare a far parte del governo più di un tecnico d’area. Da qualche giorno circola l’ipotesi Elisabetta Belloni al ministero degli Esteri. L’attuale direttore del Dis, dipartimento delle informazioni per la sicurezza, ha certamente avuto contatti con Giorgia Meloni ai tempi della giostra del Colle e in questo momento rappresenterebbe un perno importante verso il Colle e verso le diplomazie europee ed Usa. Anche Matteo Piantedosi già uomo macchina del Viminale ai tempi di Matteo Salvini sembra veleggiare verso l’Interno, anche se nessuno esclude che possa prendere il posto della Belloni. Certo, il prefetto al Viminale risolverebbe il tema Lega. Dal momento che Matteo Salvini difficilmente potrà chiedere per sé stesso quel ruolo. Mentre di incarichi politici si parla per Antonio Tajani, Licia Ronzulli, Anna Maria Bernini. Per l’ex presidente dell’Europarlamento potrebbe esserci l’incarico di titolare della Difesa o del Mise. Poltrone che potrebbero anche essere occupate da Adolfo Urso. Mentre l’Agricoltura sembra essere rivendicata da Fratelli d’Italia, che schiera per altri incarichi di peso i vertici, Giovanbattista Fazzolari, Francesco Lollobrigida. Nessuna indiscrezione su Guido Crosetto. Nel complesso, la trattativa è solo all’inizio.Prima bisogna decidere chi andrà a presiedere Camera e Senato. Giancarlo Giorgetti e Ignazio La Russa? Poi andranno scelti i presidenti di commissione che con il nuovo Parlamento avranno un ruolo delicatissimo. Solo successivamente saranno incastrate le pedine del governo, che a rigor di logica avrà pochissimi o zero senatori, per evitare di lasciare sguarnite le commissioni. Un’altra motivazione che spingerà ad arruolare altri tecnici d’area. Non che dentro Lega e Fdi siano tutti d’accordo. Il filo su cui mantenere l’equilibrio è sottile. E si misurerà soprattutto al ministero dell’Economia. In via XX Settembre in tanti si aspettano un tecnico non inviso a Mario Draghi, ma al tempo stesso in grado di collaborare con due vice ministri politici in grado di dare direttive su fisco e Tesoro. Ieri Meloni e Tajani si sono incontrati per avviare la prima bozza di lista. Compresa l’ipotesi di organizzare Palazzo Chigi con due vice premier: Salvini e lo stesso Tajani con possibile doppio incarico.Chi ha in mano il pallottoliere in queste ore dovrà quindi avere la mano ferma ma al tempo stesso decisa. Non subire le pressioni di Bruxelles, ma ascoltare al fine di dialogare. Inserire tecnici d’area, evitando però che diventino figure troppo ingombranti tanto di mangiarsi altri ministri di espressione politica ma troppo leggeri per sapere dialogare con il Quirinale o con le controparti estere.