2019-07-03
Altri due ex sindaci emiliani del Pd indagati nell’inchiesta sugli abusi
Paolo Colli e Paolo Burani, già amministratori dem del Reggiano, accusati di abuso di ufficio come il primo cittadino di Bibbiano. Partecipavano a convegni con gli psicologi e assistenti sociali al centro della vicenda.I parenti degli psicologi di Veleno si sono candidati con la sinistra. La sorella e la moglie di due protagonisti del caso dei falsi satanisti in lista con i dem.Lo speciale comprende due articoli. Non passa giorno senza che il Partito democratico gridi alla «indegna strumentalizzazione politica» e ribadisca la sua totale estraneità rispetto all'inchiesta «Angeli e demoni» riguardante gli abusi sui bambini dell'Val d'Enza, in provincia di Reggio Emilia. Purtroppo per i dem, però, la realtà dei fatti continua a riservare brutte sorprese e amare smentite. Come si è appreso ieri, altri due ex sindaci di area progressista risultano coinvolti nelle indagini. Si tratta dell'ex sindaco di Montecchio, Paolo Colli, e dell'ex sindaco di Cavriago ed ex presidente dell'Unione val d'Enza, Paolo Burani. Sono entrambi appartenenti al Partito democratico, e sono indagati a piede libero per abuso d'ufficio. Dello stesso reato - oltre che di falso - è accusato pure Andrea Carletti, sindaco di Bibbiano (di nuovo in quota Pd). Il primo cittadino bibbianese si trova attualmente agli arresti domiciliari e oggi verrà interrogato, ma resta al suo posto non essendo interdetto dai pubblici uffici. Da quando tutta questa storiaccia ha avuto inizio, i dirigenti del Pd continuano a ripetere che Carletti «è un amministratore capace, che si è speso per la sua comunità ed è apprezzato dai suoi cittadini. Risponderà con serenità dei rilievi amministrativi che gli vengono mossi». Ieri persino l'Anpi di Bibbiano, non avendo di meglio da fare, ha deciso di intervenire pubblicamente a favore del sindaco: «Avendo piena fiducia nella magistratura», dicono i partigiani, «siamo fiduciosi che in tempi rapidi al nostro sindaco verrà riconosciuto di aver sempre svolto la sua attività di amministratore pubblico “con disciplina e onore", come indica l'articolo 54 della Costituzione».Sarà. Nel frattempo, però, il giudice reggiano non usa parole leggerissime per parlare di Carletti, anzi. Come ha ricordato su queste pagine Maurizio Tortorella, i reati che vengono contestati al sindaco prevedono dai 2 ai 10 anni di reclusione. Secondo il giudice delle indagini preliminari, Luca Ramponi, Carletti si sarebbe «reso responsabile di episodi che costituiscono un espressivo indice del suo modo di comportarsi» e che «è evidente la sua copertura politica continuativa e sistematica all'attività degli altri indagati». Il gip punta il dito sulla «essenzialità del suo contributo» e «la sua alta capacità criminale». L'amministratore bibbianese, infatti, avrebbe «ripetutamente consentito le spese in esecuzione degli abusi d'ufficio con erogazione di contributi indebiti». Soldi che andavano a finire anche agli psicologi del centro Hansel e Gretel. Dunque è vero che Carletti non ha partecipato agli abusi e al plagio dei ragazzini. Ma è altrettanto vero che del «sistema Val d'Enza» era un ingranaggio essenziale. Del giro, pare, facevano parte anche i suoi ex colleghi e compagni di partito Paolo Burani e Paolo Colli (altri quattro amministratori sono stati sentiti ieri dalle autorità come persone informate sui fatti: l'ex sindaco di Campegine, Paolo Cervi, l'ex sindaco di Gattatico, Gianni Maiola, l'ex sindaco di Sant'Ilario, Marcello Moretti, e l'ex vice sindaco di San Polo, Edmondo Grasselli). Che anche Burani e Colli siano finiti nell'inchiesta, visti gli incarichi che ricoprivano, appare abbastanza ovvio. E risulta evidente anche il fatto che abbiano offerto supporto - se non altro politico e ideologico - ai vari assistenti sociali e psicologi protagonisti della vicenda. Il 10 ottobre del 2018, per esempio, Paolo Burani, in qualità di presidente dell'Unione dei Comuni della Val d'Enza, ha inaugurato un convegno intitolato «Rinascere dal trauma: il progetto “La Cura"». Tra gli sponsor, la Regione Emilia Romagna guidata da Stefano Bonaccini (Pd). «La Cura», spiega la brochure di presentazione dell'evento, «è un servizio innovativo in cui i bimbi vittime di gravi traumi psicologici, quali la violenza sessuale e i maltrattamenti, vengono seguiti con psicoterapie specifiche e assistenza socio-sanitaria competente». In pratica, è il servizio per i minori al centro dell'inchiesta. La direzione artistica e la regia di questo convegno sono state affidate a Fadia Bassmaji, cioè l'ex compagna della responsabile dei servizi sociali della Val d'Enza, Federica Anghinolfi, nonché affidataria (assieme alla moglie Daniela Bedogni) di una bambina di nome Katia. La piccola, per inciso, ora è stata tolta alle due donne per maltrattamenti. Tra i relatori del convegno c'erano Gloria Soavi, la potente psicoterapeuta presidente del Cismai; l'ormai celebre Claudio Foti, direttore del centro Hansel e Gretel; la di lui compagna e collega Nadia Bolognini e, ovviamente, l'immancabile Federica Anghinolfi. Non solo: l'evento è stato chiuso da una tavola rotonda moderata da Andrea Malaguti, giornalista della Stampa e autore di un reportage sulle sette sataniche e gli abusi su minori che dava grande lustro alle opinioni di Claudio Foti. Alla discussione hanno partecipato, tra gli altri, il sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti, e la parlamentare del Pd Vanna Iori, una di quelle che oggi difendono a spada tratta il modello emiliano. Non stupisce, la posizione della Iori. La signora, infatti, era presente anche a un altro incontro pubblico, organizzato a Montecchio l'11 novembre del 2015 e dedicato ai diritti dell'infanzia. Tra i relatori: Federica Anghinolfi, Andrea Carletti e Paolo Colli, il sindaco di Montecchio ora indagato. Chiaro: la giustizia deve fare il suo corso e per ora non ci sono colpevoli. Ma il legame politico tra il Pd e il giro bibbianese è un po' difficile da negare, non trovate?<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/altri-due-ex-sindaci-emiliani-del-pd-indagati-nellinchiesta-sugli-abusi-2639059148.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="i-parenti-degli-psicologi-di-veleno-si-sono-candidati-con-la-sinistra" data-post-id="2639059148" data-published-at="1757791642" data-use-pagination="False"> I parenti degli psicologi di Veleno si sono candidati con la sinistra La palude melmosa svelata dall'inchiesta «Angeli e Demoni» della Procura di Reggio Emilia ha un fondale in comune. Non solo perché, come ha svelato il giornalista Pablo Trincia, alcuni psicologi della Hansel e Gretel di Moncalieri, la Onlus al centro dell'indagine, sono gli stessi che lavorarono nella Bassa Modenese negli anni Novanta (finiti nel caso Veleno), ma soprattutto perché i protagonisti delle due vicende hanno una rete di relazioni agganciata al mondo progressista. E non lo dimostra solo l'arresto (ai domiciliari) del sindaco dem di Bibbiano, Andrea Carletti, («pienamente consapevole», scrive la Procura, «della totale illiceità del sistema»). Sul registro degli indagati si sono aggiunti i nomi di due ex sindaci: Paolo Colli e Paolo Burani, rispettivamente primi cittadini (all'epoca dei fatti contestati) di Montecchio e Cavriago. Entrambi sono accusati di abuso d'ufficio, proprio come Carletti, al quale, però, viene contestato anche il falso in atto pubblico. E proprio come Carletti, sono del Pd. «Dietro c'è una ragione ideologica», tuona Carlo Giovanardi, che da sottosegretario alla Famiglia, durante il governo Berlusconi, ingaggiò una battaglia con la Commissione europea che diffondeva dati falsi sugli abusi dei minori (la Commissione, dopo un lungo carteggio con il sottosegretario, dovette ammettere l'errore). «Questi signori del Pd, anche davanti alle evidenze, continuano a difendere sindaci e amministratori di Asl». Non solo. «Candidano addirittura i loro familiari». E qui la storia fa di nuovo un salto nel tempo e torna a quei torbidi mesi tra il 1997 e il 1998. Torna a Mirandola e Massa Finalese, dove 16 bambini di età compresa tra gli otto e i dieci anni furono tolti alle famiglie da psicologi e assistenti sociali, perché i genitori erano stati accusati di abusi e di aver commesso dei riti satanici. Torna all'inchiesta Veleno. Sono state due le candidature definite «pesanti» dal consigliere provinciale modenese di Forza Italia Antonio Platis: la sorella della psicologa Valeria Donati e la moglie del capo Ausl dei servizi sociali Marcello Burgoni. Entrambe candidate con il Pd. Valeria Donati ai tempi di Veleno era alla sua prima esperienza professionale dopo la laurea. Fu lei a raccogliere la confessione del ragazzino da cui partì tutto: accuse di molestie, addirittura si parlò di rituali satanici. Il mostro giudiziario che ne venne fuori è stato definitivamente schiacciato da una sentenza di assoluzione emessa dalla Corte di cassazione. Morti e feriti di quella faccenda, però, gridano ancora giustizia. Marcello Burgoni, invece, è un ex seminarista che ai tempi di Veleno era diventato il responsabile dei servizi sociali dell'Asl di Mirandola. La provincia sta provando ancora a fare i conti con questa storia. Tanto che la Commissione servizi sociali del Consiglio dell'Unione area nord di Modena, a dicembre, aveva convocato proprio Donati e Burgoni (unico a presentarsi). «Non meravigliamoci se dal Pd non si alzano voci di condanna», chiosa Giovanardi, che da buon emiliano conosce bene il territorio. La Commissione ha bloccato la quota associativa destinata al Cismai, la struttura cui appartenevano molti degli assistenti sociali coinvolti nel caso Veleno. Si parla di 4 milioni di euro spesi negli ultimi 20 anni dall'Unione dei comuni nord di Modena per spese d'affido e terapie psicologiche per i bambini. «Perché oltre all'ideologia», sostiene Giovanardi, «ci sono fiumi di soldi, perché più pedofili trovavano e più li pagavano». E a spartirsi la torta c'era anche il Cab, il Centro aiuto del bambino, associazione «aperta da Valeria Donati», ricostruisce Repubblica, «per fornire assistenza ai bambini di cui diagnosticava i traumi, dopo che la Asl aveva deciso di appaltare il servizio a una struttura più qualificata». «Per ogni bambino», si legge invece nel libro Veleno (Einaudi) di Trincia, «il centro della Donati percepiva tra i 1.032 e i 1.400 euro al mese, in base alla gravità della situazione. In circa dieci anni il Cab ha ricevuto la cifra di 2.209.400 euro di fondi pubblici. E questo nonostante il conflitto di interessi lampante e pericoloso». Anche in Commissione il sistema di Veleno aveva un difensore: l'ex sindaco di Mirandola Gigi Costi (eletto con il centrosinistra, è il fratello dell'assessore regionale Palma Costi), che ha giustificato quei meccanismi, beccandosi il rimbrotto degli avvocati delle famiglie alle quali furono sottratti i figli: «Appigli per sottrarsi alle responsabilità». «Queste vicende pesano», conclude Giovanardi, «insieme a tutte le teorizzazioni ideologiche sposate dal Pd che attaccano la famiglia».