2021-03-04
Altra botta alle Ong: «Intesa con gli scafisti»
Dopo Luca Casarini sotto inchiesta a Ragusa, i pm di Trapani inviano l'avviso di chiusura indagini a 21 persone di Jugend Rettet accusate di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Il ruolo di agenti sotto copertura. «Hanno fatto da veri e propri tassisti del mare»Cambia il vento, nel Mediterraneo. Le operazioni di «salvataggio» delle Ong, idolatrate dalla sinistra dell'accoglienza a tutti i costi, vengono (finalmente) analizzate al microscopio dalla magistratura italiana, e arrivano sviluppi clamorosi: la Procura di Trapani, ieri, ha notificato l'avviso di chiusura indagini, atto che generalmente precede la richiesta di rinvio a giudizio, a 21 persone coinvolte in un'inchiesta - iniziata nell'estate del 2017 - che portò al sequestro della nave Iuventa, battente bandiera olandese, che operava in mare in soccorso degli immigrati clandestini per conto dell'organizzazione non governativa tedesca Jugend Rettet. I 21 personaggi, tra componenti dell'equipaggio delle navi, comandanti e membri delle organizzazioni non governative a bordo, nel mirino dei pm Brunella Sardoni e Giulia Mucaria, sono accusati del reato favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, mentre le Ong risponderebbero del reato di falso ideologico commesso in atto pubblico. L'inchiesta però non si ferma, anzi si allarga: gli inquirenti indagano anche su altre due Ong, Save the children e Medici senza frontiere, e sull'operato delle loro navi, rispettivamente Prudence e Vos Hestia (entrambe di bandiera italiana).Fondamentale per le indagini sarebbe stato il contributo di agenti sotto copertura, uno dei quali avrebbe fatto parte dell'equipaggio della nave Vos Hestia che operava per Save the children. Agli indagati, che ovviamente avranno modo di dimostrare la loro innocenza nel caso di un rinvio a giudizio, si contesta di non aver prestato soccorso a poveri profughi che rischiavano la vita, ma di aver svolto la funzione di veri e propri tassisti di clandestini, prendendo a bordo gli immigrati dalle imbarcazioni dei trafficanti libici di esseri umani, a volte anche a poca distanza dalla costa della Libia, permettendo ai criminali di ritornare indietro tranquillamente dopo aver «scaricato» i clandestini.In particolare, i pm hanno passato al setaccio tre episodi: uno del 10 settembre 2016, due del 18 giugno 2017. Nel primo, la nave Iuventa avrebbe preso a bordo 140 migranti, poi trasbordati sulla Vos Hestia di Save the children e giunti a Trapani il 12 settembre; dopo il soccorso, due scafisti si sarebbero allontanati verso le coste libiche. Gli altri due episodi si sarebbero svolti a distanza di poche ore l'uno dall'altro: dopo un'operazione di soccorso, il 18 giugno 2017, l'equipaggio della nave Iuventa avrebbe riconsegnato tre barche agli scafisti; l'agente sotto copertura a bordo della Vos Hestia avrebbe poi fotografato una di queste tre barche che veniva utilizzata nuovamente dai trafficanti di esseri umani. Lo stesso giorno, tra equipaggio della Ong tedesca Jugend Rettet e scafisti ci sarebbe stato un incontro, al quale sarebbe seguito il trasporto di immigrati a bordo nella nave, episodio che ha fatto nascere il sospetto che si trattasse di una operazione concordata. «Durante un soccorso datato 10 settembre 2016», ha spiegato ai pm un operatore che si trovava a bordo della Vos Hestia, «abbiamo notato che durante un trasbordo dalla Iuventa alla nostra nave di 140 migranti soccorsi da quella imbarcazione, si allontanava un gommone dirigendosi verso le coste libiche con a bordo solo due uomini di colore». «La stranezza», ha raccontato ai magistrati un altro operatore, «la vedevamo nel fatto che il personale della Iuventa, dopo aver fatto salire i migranti a bordo restituiva i gommoni ad altri soggetti che stazionavano nella zona dei soccorsi a bordo di piccole imbarcazioni di vetroresina o legno». Entrambi gli operatori sentiti dai pm all'epoca dell'avvio dell'inchiesta sostennero che la Iuventa si avvicinava troppo alle coste della Libia, «fornendo supporto logistico agli scafisti». «Proveremo che tutte le operazioni erano assolutamente legali. Salvare vite non è mai un crimine», ha affermato Francesca Cancellaro, legale della organizzazione non governativa Jugend Rettet.Un'altra tegola giudiziaria è piombata sulla Ong Medici senza frontiere: quattro persone, tra cui alcuni appartenenti all'organizzazione, sono state rinviate a giudizio dal gup di Catania, Marina Rizza, che ha accolto la richiesta della Procura distrettuale. I quattro sono accusati di illecito smaltimento dei rifiuti accumulati durante le attività di salvataggio in mare da parte della Ong con la nave Aquarius.Dulcis in fundo (si fa per dire) l'accusa pesantissima della procura di Ragusa, quella di aver ricevuto 125.000 euro in cambio del trasbordo di immigrati clandestini da una nave commerciale, nei confronti dell'ex «disobbidiente» Luca Casarini, dell'ex assessore comunale di Venezia, Beppe Caccia, del regista Alessandro Metz e del comandante della Mare Jonio, nave operante per la Ong Mediterranea Saving humans, Pietro Marrone. Ai quattro vengono contestati i reati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e di violazione alle norme del codice della navigazione. «Non solo», commenta il leader della Lega e del centrodestra, Matteo Salvini, «le ombre sulle operazioni di salvataggio della Mare Jonio e le pesanti accuse della Procura di Ragusa: ora i pm di Trapani chiedono il rinvio a giudizio per altri membri delle Ong. Il sospetto è quello di soccorsi concordati con i trafficanti. Serve chiarezza immediata, occorre contrastare con ogni mezzo lecito il traffico di esseri umani».
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)