2019-04-14
All’Inps si fanno prove di governo 5 stelle-Pd
In un convegno sui big data l'istituto riunisce il neo presidente Pasquale Tridico, Tito Boeri, un rappresentante di Bankitalia e il segretario del Mise. I partecipanti hanno in comune strategie e visione delle politiche del lavoro. Think tank per maggioranza alternativa?Tutti coloro che immaginavano per l'Inps una cesura netta con l'epoca diTito Boeri dovranno ricredersi. Presto, il 7 maggio maggio, l'attuale commissario e a breve neo presidente dell'istituto, Pasquale Tridico siederà su un palco assieme al bocconiano e all'attuale direttore generale, Gabriella Di Michele. Il tema dell'incontro è la gestione dei big data nella pubblica amministrazione e la capacità di incrociare le centrali informative più diverse: da quelle del Cerved, fino alle statistiche sanitarie passando, inutile dirlo, per l'Inps. Al tavolo presenzieranno anche Paolo Sestito della Banca d'Italia e Salvatore Barca il nuovo segretario generale del ministero dello Sviluppo economico, fedelissimo di Luigi Di Maio. Al di là dei contenuti del dibattito, la fotografia che ne esce è quella di una prova tecnica di governo tra Pd e 5 stelle. Motivo per cui il nome di Boeri all'Inps sembra pronto a rientrare dalla finestra: se non fisicamente come ispiratore. Innanzitutto, organizzando una rete di pensiero che mira a rivedere le politiche del lavoro gialloblù. In pratica da quanto risulta alla Verità, l'Inps post boeriana non vorrebbe rinunciare a dettare la linea al governo, magari a una nuova compagine. L'uscita recentissima di Tridico ,che ha auspicato una riduzione delle ore di lavoro per incentivare l'occupazione, non è una semplice boutade. Anche se storicamente Boeri si è sempre detto contrario a tale ipotesi, i due studiosi hanno alcuni punti di vista in comune. Ad esempio la possibilità di costruire una nuova impalcatura per il salario minimo orario (una vecchia posizione ribadita in un libro a doppia firma con Pietro Garibaldi). In pratica, il fil rouge porterebbe a smontare il decreto dignità e rimettere sul piedistallo le mosse imposte dal Pd. Il riferimento è al Jobs act. Basti pensare che il rappresentante di Bankitalia, che parteciperà alla tavola rotonda, nel dicembre del 2017 è stato l'autore di uno studio diventato il principale stendardo per i sostenitori della riforma renziana del lavoro. In sintesi il documento arrivava alla seguente conclusione: fatte 100 le assunzioni ogni mese, di queste, il 20% è attribuibile alla decontribuzione e l'8% è dovuto alla nuova disciplina dei licenziamenti. Mentre il primo di questi risultati è scontato, anche data l'entità della riduzione contributiva, «il secondo non lo è affatto», si capiva dalla ricerca. «Grazie a questo studio possiamo affermare», commentava all'epoca il Corriere della Sera, «che la riduzione dei costi di licenziamento e della loro incertezza ha avuto un effetto causale positivo e non trascurabile sulle assunzioni e sulle trasformazioni a tempo indeterminato». Se dovesse nascere un asse Pd-5 stelle dovrà passare anche da tematiche comuni, visto che al momento al di là di strategia congiunte per mantenere le poltrone c'è poco. Il riferimento è ampio, ma vale ovviamente per l'Inps stessa. A cominciare dal direttore generale. Come più volte la Verità ha raccontato, la dottoressa Di Michele ha mantenuto il proprio incarico anche in qualità di un ruolo da garante della continuità rispetto alla gestione precedente. Lo stesso Tridico non ha mai nascosto le buone relazioni con il suo predecessore e la presenza di Barca in pratica mette un sigillo di coesione tra Mise e Inps. Senza dimenticare che Sestito non solo rappresenta posizioni riguardanti le politiche sul lavoro congrue a un eventuale asse tra grillini e Pd, ma anche rappresenta Bankitalia. In un momento delicato come questo in termini di nomine, una simpatia tra Ignazio Visco e l'establishment grillino sarebbe una sorpresa ma anche un importante collante nei confronti del Colle. Il sociologo Luca Ricolfi in una recente intervista a Italia Oggi spiegava come il neo segretario Nicola Zingaretti capirà presto la necessità di lasciar perdere i voti di sinistra-sinistra (modello Leu) e cercare quelli dell'ala sinistra dei 5 stelle. Si muoverà probabilmente sul tema degli sbarchi sterzando rispetto alle posizioni che hanno caratterizzato il Pd negli ultimi anni. Ma serviranno altri punti di un comune per un eventuale campagna elettorale affiancata dalla fronda di Roberto Fico. L'Inps può essere un grande incubatore di idee in questo senso. E dire che di fronte alle accuse di un istituto per le pensioni politicizzato in tanti si sono irritati e hanno alzato le barricate: «Nessuno tocchi Boeri», hanno gridato. Ecco fatto.