2024-11-14
Alla Cop29 il premier tiene il punto: no a dogmi ideologici e spinta al nucleare
Giorgia Meloni ribadisce: «Non c’è un’unica alternativa ai fossili, serve un mix energetico». E scommette sulla fusione atomica.La Cop29, in corso a Baku, in Azerbaigian, si muove tra la noia, perché ripete il solito rituale green, e l’irrilevanza politica, vista l’assenza dei grandi leader del mondo. Giorgia Meloni è una delle pochissime figure di rilievo internazionale a non snobbare l’evento smentendo, una volta per tutte, la favola dello scarso interesse del governo per i temi ambientali. Il suo è stato un intervento breve ma significativo perché lontano da ogni forma di di ideologia. «L’Italia», ha detto il premier, «è in prima linea per raggiungere gli obiettivi climatici fissati a Dubai, ma al momento non c’è un’unica alternativa ai combustibili fossili». Con queste parole, Giorgia Meloni ha messo in luce la realtà della transizione energetica: una lunga e complessa strada che richiede tempo e un approccio pragmatico, lontano dai fanatismi. Il premier ha ribadito la necessità di adottare tutte le tecnologie disponibili: «Abbiamo bisogno di un mix energetico equilibrato. Non solo le energie rinnovabili, ma anche il gas, i biocarburanti, l’idrogeno, la cattura del CO2», senza escludere soluzioni come la fusione nucleare, la quale, pur non essendo pronta nel breve periodo, potrebbe rappresentare una risposta cruciale per il futuro. In questo quadro, l’Italia si è mostrata pronta a esplorare soluzioni energetiche innovative come l’atomo di nuova generazione. Pur essendo una tecnologia agli albori potrebbe diventare, secondo Meloni, una fonte di energia illimitata in grado di alimentare un pianeta sempre più popolato. In questo scenario, ha sottolineato la necessità di «superare le divisioni» e di concentrarsi su un approccio pragmatico, senza perdere di vista l’obiettivo comune di proteggere il futuro del pianeta. «Sono una madre» ha dichiarato «e come madre nulla mi dà più soddisfazione di quando lavoro per politiche che permetteranno a mia figlia e alla sua generazione di vivere in un mondo migliore».La transizione verso un mondo senza carbonio non può prescindere dalla collaborazione tra i Paesi sviluppati e quelli emergenti. «È indispensabile un supporto finanziario adeguato, e un impegno concreto da parte di tutti», ha affermato, riferendosi a Paesi come Stati Uniti, Cina e India, che continuano a essere tra i principali produttori di gas serra.La sua posizione si riflette in un impegno concreto: l’Italia ha già destinato parte del suo Fondo per il Clima, che supera i 4 miliardi di euro, a progetti in Africa, con l’intento di promuovere soluzioni di sviluppo sostenibile in un continente vittima del cambiamento climatico.Ha ricordato l’importanza di sostenere i Paesi in via di sviluppo attraverso iniziative come il Fondo verde per il clima e il Fondo per le perdite e i Danni, destinati alle nazioni più vulnerabili.La posizione di Meloni riflette l’urgenza di intervenire sul cambiamento climatico, ma anche la necessità di un adattamento graduale delle economie mondiali, ancora dipendenti dalle risorse fossili.Non solo. Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente, ha messo in evidenza la necessità di negoziati serrati, soprattutto sul fronte delle contribuzioni economiche, che al momento sono ancora volontarie e non obbligatorie. Questo meccanismo, purtroppo, non garantisce un equilibrio sufficiente tra i vari Paesi e potrebbe ostacolare il raggiungimento di risultati concreti.In definitiva, la Cop29 di Baku si sta svolgendo in un contesto geopolitico delicato, con l’assenza dei principali leader mondiali, tra cui il presidente statunitense Joe Biden, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, il presidente cinese, Xi Jinping, l’indiano Narendra Modi e il presidente brasiliano Lula. Assenze pesanti che lasciano a Paesi come l’Italia il compito di cercare soluzioni per superare divergenze politiche e finanziarie.Nonostante gli sforzi di Meloni e dei pochi altri leader intervenuti, la Cop29 sarà ricordata come un clamoroso fallimento. Le assenze stanno portando la conferenza verso un binario morto, a conferma che poi il dogmatismo non paga. Aggiungiamo l’annuncio di Donald Trump che ha nominato a capo dell’agenzia per la protezione dell’ambiente una figura molto lontana dall’ecologismo militante. Insomma, la strada da percorrere è ancora lunga e tortuosa.In ogni caso, la determinazione di Giorgia Meloni, la sua volontà di mantenere alta l’attenzione sui temi climatici e la sua capacità di spingere per una cooperazione globale, anche in assenza di un consenso totale, segnano un punto fermo nella politica italiana e internazionale sulla questione ambientale.A condizione però di far funzionare il ragionamento e non l’ideologia.