2021-01-23
Alitalia ha perso il 90% dei passeggeri. Ora chiede i danni alla gestione di Etihad
Il commissario si oppone alla richiesta di archiviazione della Procura sul crac della società. Obiettivo: un po’ di milioniLe casse sempre più vuote di Alitalia innescano una guerra legale senza precedenti nello Stato italiano. Non si può che definire in questo modo l’opposizione da parte dell’avvocato Roberto Borgogno, rappresentante di parte civile dell’ex compagnia di bandiera, alla richiesta di archiviazione da parte della Procura di Civitavecchia dell’inchiesta sul fallimento della vecchia Alitalia. Ieri il commissario straordinario, Giuseppe Leogrande, in audizione presso le commissioni Affari costituzionali e bilancio alla Camera, ha spiegato la situazione disperata in cui si trova la società. Anche perché a fronte di un’insolvenza ormai sistemica, 900 milioni di euro a fine 2019, nel 2020 i passeggeri sono passati da 21,293 milioni a 6,314 milioni ma, all'interno di questi 6 milioni, 2,8 milioni hanno volato nel mese di gennaio e febbraio, quindi prima dell'avvento del Covid. E infine con la seconda ondata c’è stato un nuovo calo del 90% e dell’85% di passeggeri trasportati. Si calcola che nel 2020 siano stati bruciati quasi 100 milioni di euro al mese, 3 milioni e mezzo di euro al giorno. La situazione insomma è disperata, dal momento che il 2021 non cambierà di molto le prospettive rispetto all’anno scorso. La montagna di debiti rischia poi di ricadere sulla nuova Alitalia, ovvero Ita, la newco che dovrebbe assorbire aerei e lavoratori del vettore in amministrazione straordinaria. Il condizionale è d’obbligo perché la Commissione europea ha già inviato una lettera al governo Conte, fissando diversi paletti sull’operazione. Anche perché a Bruxelles hanno il sospetto che si tratti di una semplice operazione di trasferimento societario senza discontinuità con la vecchia azienda». Per farla breve servono soldi. Capita così che Leogrande, alla fine di novembre dello scorso anno subito dopo la richiesta di archiviazione da parte della Procura di Civitavecchia, abbia deciso di cambiare strategia legale. È stata così sollevata dal suo incarico l’ex ministro Paola Severino. Al suo posto è stato scelto l’avvocato Borgogno. Proprio quest’ultimo, professore di diritto penale alla Sapienza di Roma, si è affrettato a metà dicembre a depositare nella Procura laziale 40 pagine di opposizione alle scelte dei pm. L’avvocato scelto da Leogrande spiega come la decisione di archiviare le posizioni dei vecchi vertici di Alitalia Sai-Etihad sia stata «una sottovalutazione del significato giuridico delle reiterate omissioni dei doveri che incombevano per legge su chi in quegli anni rivestiva il ruolo di sindaco o di amministratore senza deleghe». Anzi, Borgogno chiede «la formulazione coatta dell’imputazione», ovvero che i 21 indagati (tra cui Luca Cordero di Montezemolo, Antonella Mansi, James Hogan, Enrico Laghi e Corrado Gatti) siano rinviati a giudizio: uno schiaffo in faccia alla pubblica accusa nel caso in cui il gip dovesse accogliere l’opposizione di Leogrande. Per di più nel testo vi sono diverse critiche rivolte ai pm sulla stessa archiviazione, «prevalentemente orientata a condividere acriticamente» si legge «le tesi prospettate dalle difese degli indagati, le quali si sono tuttavia limitate a offrire la loro versione versione fattuale alla luce di selezionati elementi di prova, trascurandone invece altri di sicuro spessore probatorio che, in un contesto dibattimentale, ne avrebbero con ogni probabilità scalfito l’efficacia persuasiva». In pratica si chiede di andare a processo, il luogo più consono per capire la validità delle prove. L’avvocato cita la relazione tecnica dei consulenti Ignazio Arcuri e Stefano Martinazzo. Ricorda come per esempio la questione degli slot, che nel gennaio 2015 avevano un valore pari a 60 milioni di euro ma che Alitalia sai aveva deciso di iscrivere in contabilità a 21 milioni, un valore inferiore del 65% rispetto al prezzo stabilito tra le parti. Quella decisione presa dal vecchio management fu determinante per avere effetti sui conti del 2016, «un evidente prodotto di un’artificiosa e manifesta alterazione del bilancio». Nelle 40 pagine si fa riferimento anche all’ex commissario Enrico Laghi, il nuovo uomo forte dei Benetton e presidente di Edizione. Se per l’accusa che ha chiesto l’archiviazione l’operazione Alitalia loyalty era complessa ma corredata «da esauriente ed ampia informazione giustificativa», secondo Borgogno bisogna invece seguire i tecnici scelti proprio dalla procura. Secondo Arcuri e Martinazzo, Laghi avrebbe «determinato una rettifica del valore dell’avviamento a livello consolidato per circa 136,7 milioni di euro». Una scelta che avrebbe fatto perdere altre centinaia di milioni di euro ad Alitalia e ai contribuenti italiani. Soldi che Leogrande vuole che siano risarciti. Per salvare con tutta probabilità la nuova compagnia.