2018-06-18
Due attori italiani hanno stregato la regina americana delle serie tv
Shonda Rhimes ha scelto Alberto Frezza e Stefania Spampinato. Lei dopo, Grey's anatomy, confida: «Qui si recita senza ansie».Un'avanguardista, capace di riscrivere i canoni della normalità televisiva. Shonda Rhimes, i cui esordi nei primi anni Novanta sono stati un susseguirsi di lavoretti disgraziati, ha saputo costruire un impero. Un regno ricco e prospero che, con tenacia, ha portato a dominare il mondo. Quantomeno, quello della serialità formato tv. Shondaland, che altro non significa se non «Terra di Shonda», è tra le più prolifere case di produzione che abbiano mai visto la luce. E la ragione non sta nel numero di opere sfornate.Shondaland - di cui la signora Rhimes è fondatrice e direttrice - ha prodotto, negli anni, nove serie televisive. Sarebbe un'inezia se solo, tra queste, non figurassero alcune delle opere più longeve - e perciò redditizie - che si siano mai viste. Scandal; Le regole del delitto perfetto; Private practice. E poi Grey's anatomy, dalla cui costola, nel marzo 2018, è nato lo spin-off Station 19.Le serie di Shonda Rhimes sono piccole miniere d'oro. Macchine perfette, nei cui ingranaggi la regina della televisione americana ha scelto di inserire due italiani. Stefania Spampinato e Alberto Frezza, protagonisti rispettivamente di Grey's anatomy e Station 19, sono stati selezionati tra tanti, migliaia. «È successo tutto in 24 ore», racconta la Spampinato, 35 anni e un passato da ballerina, «ho ricevuto dal mio manager il comunicato relativo all'audizione. Mi sono presentata e, lo stesso giorno, mi hanno opzionata per la parte di Carina De Luca». Una ginecologa lesbica, impegnata nello studio dell'orgasmo femminile. «Credo che questa sia stata una gran fortuna. È importante, per noi attori italiani, non essere ridotti a macchiette, riuscire a interpretare altro dallo stereotipo dell'individuo che gesticola, tutto pasta, pizza e panettone», racconta ancora la Spampinato, originaria di un paesino nel Catanese, mentre accanto a lei Frezza annuisce. Il ragazzo, che in Station 19 è il poliziotto Ryan Tanner, ha alle spalle una storia particolare. L'Italia Frezza l'aveva già lasciata una volta, quando la famiglia si trasferì in Etiopia. «Ho fatto scuole americane, imparato a conoscere il cinema statunitense, la musica statunitense. Quando ho deciso di provare la via attoriale, ho puntato all'America perché mi pareva di padroneggiarne meglio la cultura», spiega il giovanotto, 29 anni, dicendosi però determinato a percorrere (anche) la strada per l'Italia. «L'intenzione di tornare a casa, fare qualche film o qualche serie, c'è. Per ora non ho ricevuto proposte», dice vagheggiando uno scenario che alla Spampinato sembra fare altrettanta gola. L'attrice, che lunedì 18 giugno in prima serata sarà in onda su Fox Life (canale 114 di Sky) con il finale di stagione di Grey's anatomy, non ha sviluppato una grande sintonia professionale con il Belpaese: «Io nasco ballerina», spiega, «a Roma mi è stata data la possibilità di approcciare la recitazione. Ma gli attori con cui avevo a che fare si prendevano troppo sul serio, una cosa che mi dava l'ansia. Non mi piaceva. Ho deciso di continuare con la danza e, quando sono capitata in America, ho scoperto un altro mondo. Gli attori là sono molto modesti, si mettono in gioco. La recitazione la vivono come un divertimento, mica come una questione di vita o morte», confida l'attrice, che a differenza di Frezza non è ancora stata confermata per la prossima stagione della serie: «Ufficialmente sono disoccupata. La cosa che mi dà conforto è che una volta Meryl Streep ha detto: “Io alla fine di ogni progetto non so mai se ne arriverà un altro"», la Spampinato ci ride sopra. È capitata su un set americano all'indomani dello scandalo molestie e dell'esplosione del Me too, nel dilagare di codici comportamentali restrittivi e un po' assurdi: «Sono stata molto fortunata, non sono mai stata esposta a un'esperienza negativa di quel genere. Adesso si è arrivati a un eccesso, ad un punto in cui chiunque però è terrorizzato di dire o fare qualsiasi cosa. Da parte mia credo che l'eccesso, per quanto tale, sia necessario perché si giunga a un nuovo equilibrio, in cui ci sia più rispetto nei confronti delle donne. Tutte, e di qualunque settore», conclude la Spampinato, che con Frezza racconta di un'America ignara della televisione italiana: non se ne parla granché, dicono i due. «Complice Netflix, adesso, c'è più possibilità di avere accesso a prodotti quali Gomorra. Lavori autentici cui va il merito di aver cambiato il modo di recitare degli attori italiani, oggi più vicini a quelli americani, al loro realismo e alla loro autenticità. Del cinema nostrano, però, si è tornati a parlare. Luca Guadagnino, Paolo Sorrentino hanno riacceso il dibattito».
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