2024-10-26
        Al Mic è tornata la calma, ma resta il timore per la puntata di «Report»
    
 
Giorgia Meloni difende Alessandro Giuli: «Il taglio ai privilegi nel cinema lo ha messo nel mirino».Al ministero della Cultura si respira aria di quiete, che in questo caso, oltre a seguire la tempesta, probabilmente la precede anche. Domani sera finalmente andrà in onda la tanto attesa puntata di Report, nella quale il conduttore Sigfrido Ranucci, promette di svelare più di qualche notizia, sull’ormai ex capo di gabinetto del Mic Francesco Spano e non solo. Nel mirino anche lo stesso ministro Alessandro Giuli e il presidente della commissione Cultura Federico Mollicone. Nelle nuove anticipazioni Mollicone è accusato di aver favorito un suo amico gallerista per la mostra sul Futurismo, in programma a dicembre a Roma, alla Galleria d’arte moderna. Il curatore incaricato, Alberto Dambruoso, sarebbe stato allontanato dal progetto dallo stesso Mic. «La mia situazione non è molto dissimile da quella di Maria Rosaria Boccia», ha commentato con Report Dambruoso: «Anch’io ho ricevuto un incarico che non è stato poi formalizzato». Mollicone smentisce «non sono mai intervenuto sull’aspetto delle curatele e dei prestiti» e dal Mic: «non c’era nessun contratto». Per il premier a sinistra «ce l’hanno col ministro Giuli per l’apocalittismo difensivo perché in realtà se lo erano inventati loro» commenta Giorgia Meloni che poi interviene sulla riforma del tax credit: «Alcuni registi, registi di sinistra, hanno detto che è pessima la riforma dei soldi elargiti al cinema: pessimo è dare un contributo di 1 milione e 300 mila euro per un film visto da 128 spettatori, 70.000 euro a un film visto da 29 spettatori, 25.000 euro a spettatori o 2,1 milioni di euro a un film per cui solo il regista si prende due milioni di euro». È chiaro che un ministero che cerca di cambiare sistemi presidiati da anni non può piacere, qualunque sia il ministro che lo guidi. Sul caso Spano dalle opposizioni, in maniera quasi unanime, continuano gli attacchi sull’omofobia. Ieri è il deputato di Italia viva Davide Faraone ad attaccare: «Che ci sia parte della classe dirigente che è omofoba e razzista è un dato di fatto. Prima ancora del servizio di Report, la nomina di Spano era già diventata un caso per il suo orientamento sessuale, parlamentari di Fratelli d’Italia avevano detto che era inopportuna. Una cosa non degna di un paese civile». Spano che nel frattempo rilascia interviste come quella a La Stampa in cui non si definisce di sinistra, ma di tradizione cattolica. L’immobilismo di queste ore ha fatto sì che saltasse anche la riunione con le organizzazioni sindacali, che chiedevano chiarimenti sulle linee del ministero e sugli effetti dei tagli di bilancio. «È preoccupante che il ministro Giuli non si sia presentato» dicono così i componenti democratici della commissione Cultura della Camera. «Questo incontro avrebbe potuto portare risposte concrete su decisioni che incideranno direttamente su lavoratori e servizi pubblici. L’assenza del ministro, che ha disertato incontro, aumenta incertezza e disorientamento, e il commissariamento politico imposto dal suo partito sembra limitarne l’autonomia e la possibilità di azione». In questo clima, difficile immaginare che si possa nominare un capo di gabinetto prima di lunedì, come si esclude l’ipotesi dimissioni di Giuli. Un’idea che non sarebbe in alcun modo nella mente del premier che anzi pretende stabilità dopo settimane a dir poco turbolente. Ora tutti si chiedono cosa uscirà di nuovo in puntata e c’è qualcuno che pensa che Ranucci abbia alzato fin troppo le aspettative e che forse, tutto sommato, non ci sarebbero notizie straordinarie da dare. Insomma tanto fumo e poco arrosto, quello che basta per tirare su gli ascolti. Ranucci non manca intanto di infilarsi nella schiera di chi si lamenta della presunta ingerenza del governo in Rai. «Gasparri chiede di bloccare la trasmissione Report, in onda domenica alle 20.30 su Rai3. Ci mancava solo questo». Il presidente dei senatori di Forza Italia e membro della Vigilanza Rai aveva definito «illegale l’utilizzo di una trasmissione Rai per fare propaganda elettorale, durante il silenzio elettorale, domenica».
        Container in arrivo al Port Jersey Container Terminal di New York (Getty Images)
    
        La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
    
        Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
    
        Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
    
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico. 
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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