2020-11-17
Al congresso grillino inizia a soffiare aria di larghe intese con Forza Italia
Gli Stati generali si chiudono con i veleni di Dibba. E Roberta Lombardi ammicca al Cav: «È lui il leader più giovane del centrodestra...»Il M5s si appresta a chiudere gli Stati generali senza che nessuno dei problemi interni sia stato risolto. Il congresso farsa telematico, orchestrato dietro le quinte da un Luigi Di Maio che non vede l'ora di riprendere le redini del Movimento, nascondendosi dietro il paravento della «guida collegiale», lascia infatti irrisolto il nodo rappresentato dalle questioni poste da Alessandro Di Battista, portabandiera dei valori originari del M5s, contrario alle alleanze strutturali con il Pd e sostenuto nella sua battaglia da Davide Casaleggio. Bisognerà aspettare qualche giorno per leggere il documento che conterrà la sintesi finale degli Stati generali, documento che poi verrà sottoposto a una votazione online da parte degli iscritti. Ormai certa la scelta di una «guida collegiale», una segreteria che sarà composta da 7 o 9 esponenti grillini, e nella quale dovrebbero entrare tutti i big, a partire da Di Maio, Di Battista e Roberto Fico. Quest'ultimo, presidente della Camera, sta facendo di tutto per evitare lacerazioni irreparabili, e sembra che la sua opera di mediazione per ora abbia avuto successo. Sembra: ieri mattina, con un post su Facebook, Di Battista è tornato a dettare le sue condizioni per entrare a far parte della nuova segreteria: «Ci sono moltissime persone», scrive Di Battista, «che vorrebbero tornare in prima linea nel Movimento perché ne sono innamorate. Chiedono tuttavia garanzie politiche (garanzie politiche, non posti da qualche parte). Io sono con loro». Di Battista elenca sei punti, tre dei quali definisce imprescindibili «affinché io possa dare un contributo al Movimento più efficace». Il primo è la «revoca delle concessioni autostradale ai Benetton. Ogni pedaggio che entra ancora nelle loro tasche», scrive il Dibba, «è uno schiaffo alla memoria dei morti della strage di Genova». Il secondo: «Una presa di posizione netta, preludio a una durissima battaglia da fare in parlamento, sui conflitti di interesse tra gruppi industriali/finanziari e media e sui conflitti di interesse tra banche e politica. Governare insieme», affonda i colpi Di Battista, «non significa non opporsi con forza all'ennesimo caso di ex-ministro dell'economia come Padoan che finisce a presiedere Unicredit intenzionata, tra l'altro, ad acquistare Mps salvata, con denaro pubblico, proprio da Padoan quando era ministro. Questo è un momento drammatico per le tasche dei cittadini e il primo modo per mettere in sicurezza il risparmio dei cittadini è impedire questa oscena commistione tra politica e finanza». Di Battista parla di Padoan ma il riferimento a Silvio Berlusconi è chiarissimo: vale la pena ricordare l'emendamento al decreto Covid che, con il via libera del M5s, protegge Mediaset dalla scalata di Vivendi. Infine, Di Battista chiede «che venga creato un Comitato di garanzia composto da eletti (non membri del governo) e iscritti al Movimento che abbia il compito di dettare regole chiare e trasparenti sulle future nomine sia all'interno dei ministeri e sia nelle aziende di Stato; pubblicare nomi e cognomi, curricula e compensi di tutte le persone nominate dagli esponenti del Movimento 5 stelle nei ministeri e nelle partecipate di Stato; realizzare», aggiunge, «una mappa del potere relativa a tutte le nomine pubbliche». Luigino Di Maio, da parte sua, pubblica un post su Facebook nel quale rivendica i risultati del M5s al governo: «Se oggi», scrive tra l'altro Di Maio, «abbiamo scongiurato circa 2 milioni di licenziamenti è grazie al decreto dignità, con cui abbiamo convertito il 300% di contratti da tempo determinato a tempo indeterminato». Avete letto bene: il 300%. Quindi, secondo Di Maio, ogni italiano che aveva un contratto a tempo determinato se ne è ritrovati ben 3 a tempo indeterminato, ovviamente grazie a lui. Altro che successo: siamo di fronte a un vero e proprio miracolo. Tornando a Di Battista: il suo riferimento ai conflitti d'interesse è motivato dalle insistenti voci di un allargamento della maggioranza a Forza Italia. L'ipotesi, che continua a essere smentita alla Verità da fonti sia da Fi sia del M5s, è in realtà tutt'altro che campata in aria, e nelle intenzioni di Di Maio sarebbe il grimaldello per far saltare Giuseppe Conte, sostituendolo con un premier «di unità nazionale», che poi in realtà, vista la contrarietà di Lega e Fdi, sarebbe sostenuto da una coalizione giallorossa allargata ai parlamentari di Silvio Berlusconi. Il Mes, se approdasse in Parlamento, potrebbe essere il primo banco di prova di questa nuova maggioranza. Sibillina la dichiarazione di Roberta Lombardi, capogruppo del M5s nel Lazio, in eccellenti rapporti con Nicola Zingaretti, segretario del Pd e nel tempo libero presidente della Regione, sponsor dell'ingresso di Forza Italia in maggioranza. Sulla richiesta di Berlusconi di un relatore di opposizione per la legge di bilancio, la Lombardi dice a Rai Radio 1: «È una posizione normale. Quando ero all'opposizione per gli emendamenti che seguivo io ero il relatore di opposizione, non mi pare una cosa inedita. Berlusconi forse è il più giovane del centrodestra. In questo momento, al di là della persona», aggiunge la Lombardi, «io sono contenta di vedere un atteggiamento propositivo, che vederne di fintamente e elettoralmente ostativi». Dunque, gli scambi di affettuosità tra M5s e Forza Italia continuano, naturalmente a piccoli passi. Se son rose fioriranno, e le spine saranno tutte per Giuseppe Conte.
Ecco #DimmiLaVerità dell'11 settembre 2025. Il deputato di Azione Ettore Rosato ci parla della dine del bipolarismo italiano e del destino del centrosinistra. Per lui, «il leader è Conte, non la Schlein».