2018-10-05
Ai rosiconi non va giù il sussidio anti furbetti
Il reddito di cittadinanza si può criticare, ma non per il fatto che ci saranno controlli severi tesi a evitare illeciti. Eppure i giornali che già parlavano di regalo ai disonesti ora si indignano. Ed evocano lo Stato etico se si assistono i poveri scongiurando imbrogli.Ma il cioccolato me lo posso comprare? E la birra? E il gin tonic? E le crocchette per il gatto? E la pomata per le emorroidi? Sul social si è scatenata l'ironia sulle «spese immorali», come le ha definite il vicepremier Luigi Di Maio, cioè quelle che non si potranno sostenere con il reddito di cittadinanza, accreditato su apposita tessera con microchip. «Sono siciliana e a Roma ho appena pagato un limone 0,99 centesimi: è immorale?», dice Sara. Alessandro ricorre al paradosso: «Con il reddito di cittadinanza ci si può comprare un divano?». E c'è chi infine tronca netto, senza appello: «Ho trovato un vera spesa immorale: la pizza all'ananas».Tutto molto divertente. Un po' meno divertenti i commenti dei quotidiani. Alcuni dubbiosi («Come impedire gli acquisti immorali?», si chiede Repubblica), altri allarmati («si avverte un sentore di Robespierre», sentenzia Il Messaggero), altri sfottenti («come erogare il sussidio a chi non possiede l'applicazione Rousseau che consente di effettuare gli acquisti morali?», s'interroga il Giornale). Tutti comunque a sollevare dubbi sul «controllo etico» evocando, di volta in volta, il fascismo, le tessere del pane, l'Unione sovietica, il Venezuela e La fattoria degli animali di George Orwell. Ci mancano solo la Spectre, il regista del Grande Fratello e Pollicino (nota microspia dell'ex Kgb di Vladimir Putin) per completare la collezione incubi & ossessioni. Non è escluso, comunque, che nelle prossime ore si possa provvedere.Per carità: è chiaro che il reddito di cittadinanza a molti non piace. Ed è altrettanto chiaro che lo si può criticare per molti aspetti. Si può anche essere contrari per principio. Ma capiamoci: per settimane tutti sono andati avanti a dire che esso è una schifezza in quanto consegna soldi nelle tasche degli italiani senza alcun controllo, come fanno adesso i medesimi a dire che è una schifezza in quanto consegna soldi nelle tasche degli italiani e poi li controlla troppo? Delle due l'una, non vi pare? Se davvero, come è stato ripetuto fino allo sfinimento in ogni talk show della mattina, del pomeriggio e della sera, il reddito di cittadinanza rischia di favorire i furbetti, allora ogni misura anti furbetti dovrebbe essere gradita, no? E perché dunque tanta ostilità contro il tentativo di verificare come vengono spesi quei denari?Sia chiaro: l'espressione «spese immorali» non ci piace. Non è felice, perché richiama a principi etici che poco dovrebbero avere a che fare con la scelta di consumo. Ma, insomma, dopo tanta retorica anti reddito di cittadinanza sul disoccupato che sta sul divano, con le mani in mano, a guardare la tivù, mentre i contribuenti italiani gli riempiono le tasche con 780 euro al mese, anche una scivolata di controretorica pro reddito di cittadinanza sarà pur comprensibile, no? E poi quello che conta davvero è la sostanza. E la sostanza è chiara: si vogliono fare controlli accurati. Eppure è proprio questo che ora indigna tutti. «Prima ti danno il bancomat e poi te lo controllano», s'inalbera per esempio il quotidiano Libero. Proprio così, cari colleghi: ma dov'è l'errore? Perché è sbagliato controllare? Forse preferite che nessuno lo faccia? Che uno possa dilapidare tutte le somme ricevute in alcol e cognac? O in mignotte e slot machine?Non sappiamo ancora se il reddito di cittadinanza funzionerà. Non sappiamo se davvero permetterà di aumentare le spese, e dunque se potrà dare l'auspicata boccata d'ossigeno a tanti negozi italiani. Non sappiamo se si moltiplicheranno i furbetti. E se si riusciranno a beccare. Però una cosa è certa: in Italia ci sono 5 milioni di persone in povertà assoluta, 10 milioni in seria difficoltà, e aiutarli è un dovere morale, ancor prima che un tentativo per rilanciare l'economia. Tanto è vero che tutti i partiti (tutti) proponevano prima delle elezioni programmi di intervento in questa direzione, a cominciare da quei partiti che oggi bocciano queste misure con il sopracciglio alzato e il nuovo marchio d'infamia: «assistenzialismo». Come se assistere uno che davvero non ha da mangiare, una volta accertato che non è un truffaldino, fosse diventato un crimine.Qual è la differenza tra questa maggioranza e le precedenti? Semplice: questa maggioranza sta facendo quello che aveva annunciato in campagna elettorale. La cosa, si capisce, in Italia appare piuttosto bizzarra. Ma è così. E, per altro, nel fare quello che ha promesso (in questo caso: il reddito di cittadinanza), cerca di farlo evitando che i soldi finiscano sprecati, nelle mani di chi non ne ha bisogno, per spese voluttuarie o di puro piacere. A me pare puro buon senso. Eppure, di fronte al buon senso, tutti insorgono: non sia mai. Stato etico. Fascismo. Ridicolaggine. Sono così accaniti che non si accorgono nemmeno della contraddizione: inveiscono contro i controlli anti furbetti con la stessa foga con cui fino all'altro giorno inveivano contro la mancanza di controlli anti furbetti. E lo fanno in maniera talmente smaccata che, se continuano così, a mostrare per giudizi quelli che sono solo pregiudizi, finiranno per ottenere un risultato memorabile: far rivalutare il reddito di cittadinanza anche a quelli che l'hanno sempre osteggiato.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)