2019-11-03
Agita lo spauracchio di «Adam» ma Lucca comics affama i lavoratori
La «democratica» fiera del fumetto fattura 20 milioni di euro e paga 4,60 euro l'ora.Ieri abbiamo presentato a Lucca il romanzo grafico uscito con La Verità, intitolato Adam. Una storia di immigrazione. Come noto, nella città toscana si svolge la più importante manifestazione italiana dedicata ai fumetti, che attira migliaia di visitatori ogni anno. Nei giorni «dei comics» la città pullula di iniziative. Alcune «ufficiali», cioè organizzate direttamente da Lucca comics, altre messe in piedi da associazioni, privati eccetera. Dopo le numerose polemiche preventive su Adam, l'associazione Cagliostro E-press, che regolarmente affitta uno spazio a Lucca per realizzare eventi collaterali alla fiera del fumetto, ha invitato il sottoscritto e gli editori.La notizia della presentazione, come sempre avviene, è stata diffusa con alcune settimane di anticipo. Appena Ferrogallico, il marchio che coedita il fumetto, ha pubblicato il comunicato stampa sui social network, i vertici di Lucca comics si sono allarmati.A Ferrogallico è giunta una letterina dell'avvocato di Lucca crea, la società che organizza il festival, contenente una diffida: «Vi diffidiamo fin da adesso a comunicare alcuna forma di partecipazione alla manifestazione in assenza delle necessarie autorizzazioni».Ovvio, la fiera fumettistica ha voluto immediatamente prendere le distanze, che fosse ben chiaro: i pericolosi destrosi non sono invitati alla manifestazione «ufficiale», stiano al loro posto. Del resto i quotidiani locali, a partire da Il Tirreno (schierato a sinistra) si sono divertiti ad agitare lo spauracchio parlando del «fumetto di estrema destra» che sarebbe sbarcato in città fra brivido, terrore e raccapriccio.Niente di nuovo sotto al sole: di fronte all'allarme democratico Lucca comics ha voluto ribadire la sua fede democratica e progressista. Poco male, se non fosse che i sinceri antifascisti sembrano essere un poco meno integerrimi quando si tratta di trattare con i lavoratori. Nei giorni scorsi, in concomitanza con l'inizio della manifestazione, in città è comparso il movimento di protesta dei felpati. In un comunicato, gli attivisti hanno spiegato le loro ragioni: «Ci identifichiamo come Lucca crepa, in opposizione a coloro che negli ultimi anni hanno reso Lucca comics&games una manifestazione unicamente incentrata sul guadagno economico per poche persone», hanno scritto. «Chi siamo? Siamo cittadini lucchesi, studenti, lavoratori, soprattutto ex dipendenti di Lucca crea, l'azienda che gestisce ed organizza Lucca comics». Si tratta dunque di persone che hanno lavorato al festival del fumetto, un colosso che nel 2018 ha mobilitato circa 3 milioni di euro per gli espositori e oltre 15 milioni di portato pubblicitario.I felpati se la prendono con «una manifestazione che, anno dopo anno, ha incrementato i propri utili fino a sfiorare i 20 milioni di euro riuscendo contemporaneamente a dimezzare gli stipendi dei lavoratori. Lavoratori. Ragazzi e ragazze molto spesso giovani, lucchesi. Nostri amici, figli, fratelli o sorelle. Lavoratori stanchi di essere presi in giro da pochi signori che dai loro salotti decidono di definire la nostra protesta “strumentalizzata". Lavoratori stanchi di essere pagati 4,60 euro all'ora, quando va bene». Secondo i protestatari, un lavoratore di Lucca comics&games, «un operatore di fiera a tutti gli effetti, viene pagato 4,60 euro all'ora, ossia meno di un panino per un'ora di lavoro. Almeno 10 ore al giorno, senza pranzo o cena, che si dovrà pagare. Senza parcheggio, che si dovrà pagare. Senza alcun servizio igienico dedicato. Un guardiano notturno avrà peggior sorte. Si tratta infatti di una paga netta di 3,40 euro orari. Al solito senza pasti, servizi igienici dedicati, parcheggi eccetera. Incredibile che una fiera capace di fatturare milioni di euro in utili possa proporre questi compensi a centinaia di lavoratori».Il presidente di Lucca crea, Mario Pardini, ha spiegato a Il Tirreno che «quella è la paga prevista dal contratto nazionale» e che per una società pubblica è impossibile aumentare il loro stipendio «perché si andrebbe contro il codice degli appalti». I felpati replicano che i lavoratori da loro difesi «sono invece a tutti gli effetti degli operatori di fiera quindi rientrerebbero nel contratto nazionale del settore terziario», dunque avrebbero diritto a più denaro. Persino secondo l'ex segretario provinciale della Fiom Cgil, Umberto Franchi, dovrebbe essere il Comune (attualmente a guida Pd) a intervenire per fare da mediatore con i lavoratori in protesta. I vertici della fiera, d'altra parte, il loro compito l'hanno già svolto: si sono dichiarati antifascisti, e tanto basta. Ai lavoratori pensino altri.