2018-05-06
Pazienti violenti, i medici studiano da ninja
Sono sempre più frequenti le aggressioni a dottori: circa 3.000 ogni anno. C'è chi non condivide il metodo di cura, chi è stanco di aspettare il proprio turno, pure chi tenta lo stupro. La contromossa? Il boom di corsi di autodifesa, dal judo al krav maga.L'ultimo caso è avvenuto non molti giorni fa all'ospedale Sant'Andrea di Roma. Un uomo di 72 anni ha aggredito la dottoressa che stava curando il figlio, questo perché non ne condivideva il metodo. Lui, che dottore non è, durante una visita di routine prima l'ha minacciata di morte e poi le ha stretto il collo fra le mani. Infine è scappato. I carabinieri sono però riusciti a rintracciarlo e a portarlo in caserma, dove è stato denunciato per lesioni personali. Poche ore prima un episodio simile si era verificato al pronto soccorso degli Ospedali riuniti di Foggia. Qui un uomo di 30 anni ha aggredito a calci un medico in servizio. Il motivo? Era stanco di aspettare il proprio turno. Anche in questo caso è scattata la denuncia.Solo un mese prima un'altra aggressione ha coinvolto una dottoressa di Lecce, vittima di un tentativo di violenza sessuale mentre era in servizio di guardia medica. Era stata chiamata per una visita domiciliare da un paziente di 43 anni che ha cercato di stuprarla.Storie come questa sono in costante aumento e spesso a farne le spese sono proprio le donne. Ogni anno la stima è di circa 3.000 casi, 1.200 dei quali segnalati all'Inail, come dimostrano i dati resi noti dalla Federazione di Asl e ospedali. Il primato negativo spetta alla Puglia, con il 26% delle aggressioni. Seguono Sicilia (16%), Lombardia e Sardegna (13%). In questa situazione i camici bianchi più a rischio sono quelli che lavorano in trincea. Nei pronto soccorso e nelle guardie mediche, così come quelli che effettuano visite a domicilio: 9 su 10 sarebbero state vittime almeno una volta nel corso della carriera. Proprio per questo la categoria ha deciso di mobilitarsi, organizzando corsi di autodifesa, con l'obiettivo di mettere i dottori nelle condizioni di reagire. Le lezioni sono state avviate dagli Ordini professionali di diverse province, da Lecce a Pavia. C'è chi punta sul judo, chi sulla tecnica israeliana del krav maga.Nella città lombarda i primi corsi sono partiti lo scorso febbraio, grazie alla collaborazione di psicologi, istruttori di judo e ispettori di polizia. Un modulo di quattro lezioni, otto ore in totale, con parti teoriche e pratiche per aiutare i medici a sentirsi più sicuri. «Non si pretende di rendere una giovane dottoressa o un esile dottore in grado di mettere al tappeto un eventuale malintenzionato», precisa il segretario provinciale dello Snami, Salvatore Santacroce, «ma semplicemente di metterli nelle condizioni di adottare tutte le misure possibili per evitare spiacevoli complicazioni e mettersi in salvo».L'iniziativa ha riscontrato successo, soprattutto fra le donne, spesso vittime di violenze proprio mentre lavorano. E così l'Ordine si è attivato per lanciare la seconda edizione. La stessa cosa ha fatto l'Ordine di Belluno, con il corso dove vengono insegnate le tecniche di difesa del krav maga. Poi è stata la volta dei colleghi di Lecce, che hanno avviato una serie di lezioni rivolte soprattutto ai camici bianchi che di notte presidiano i reparti d'emergenza. Sei lezioni, due ore ciascuna, per imparare a gestire le situazioni di pericolo e mettersi in sicurezza. In questo caso si punta sul wing tsun, una disciplina di difesa istintiva. Mentre a Lucca l'Ordine locale ha scelto il judo, con due allenamenti a settimana di due ore che andranno avanti fino a giugno. Una misura evidentemente necessaria per mettere un freno a un fenomeno sempre più frequente. Basti pensare che recentemente il presidente dell'Ordine dei medici di Roma, Mario Falconi, ha fornito questo dato: il 90% dei medici ogni giorno rischia di subire schiaffi, spinte, insulti, botte e in alcuni casi danni fisici in corsia. Nel 45% di casi si tratterebbe di donne. Il 60% subisce minacce verbali, il 20% percosse, il 10% atti di vandalismo e un altro 10% violenza a mano armata. In questo clima surreale il 65% dei dottori italiani ammette di sentirsi sotto pressione nella pratica della sua professione. E in effetti i casi di cronaca sono molto numerosi. Lo scorso dicembre un dottore della provincia di Salerno è stato costretto a vivere una notte di terrore. Una persona con il volto coperto è entrata nel presidio medico dove lavorava l'uomo lo ha sequestrato e ferito. Solo in Campania, Regione particolarmente esposta a questi episodi, i casi come questo sarebbero circa 40 al giorno. Sempre a dicembre un altro episodio era capitato nell'ospedale Loreto Mare di Napoli dove un paziente arrivato con un'ambulanza della Croce Rossa si è scagliato prima contro i sanitari del pronto soccorso e poi anche contro i vigilantes. E poi, ancora, c'è la storia del medico aggredito a febbraio nel pronto soccorso di Legnago, in provincia di Verona, da un uomo con problemi psichiatrici. Il camice bianco è stato preso a pugni, e ha ricevuto una prognosi di 50 giorni. Lui stesso ha raccontato di aver denunciato altre tre aggressioni in dieci anni. Sempre a febbraio un altro caso di violenza ha visto protagonista un sanitario della guardia medica di Torritta di Siena. Infine solo pochi giorni fa un altro dottore in servizio a Poggibonsi (Siena) è stato aggredito da un ragazzo di 27 anni mentre era in turno all'ospedale Campostaggia. E così, dopo innumerevoli e inascoltati appelli al governo, i medici italiani hanno deciso di difendersi da soli.
Manfred Weber e Ursula von der Leyen (Ansa)
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Ursula von der Leyen (Ansa)
content.jwplatform.com
L’area tra Varese, Como e Canton Ticino punta a diventare un laboratorio europeo di eccellenza per innovazione, finanza, sviluppo sostenibile e legalità. Il progetto, promosso dall’associazione Concretamente con Fabio Lunghi e Roberto Andreoli, prevede un bond trans-frontaliero per finanziare infrastrutture e sostenere un ecosistema imprenditoriale innovativo. La Banca Europea per gli Investimenti potrebbe giocare un ruolo chiave, rendendo l’iniziativa un modello replicabile in altre regioni d’Europa.