2021-10-06
L’affondo di Salvini: «Traditi i patti». Subito Letta e Conte provano a farlo fuori
Il capo della Lega spiega la rottura sul fisco: «No a nuove tasse». Pd e grillini colgono al volo l'occasione: «Fatto gravissimo».Matteo Salvini nega che ieri si sia consumato uno strappo nel governo. «Chiedo semplicemente chiarezza», dice. Ma la lacerazione è profonda, è il momento di crisi più grave toccato dal governo Draghi. Lo scontro sulle tasse è peggio delle liti sul green pass, l'obbligo vaccinale, i rave party tollerati da Luciana Lamorgese, gli sbarchi incontrollati sulle coste del Sud. È sulla riforma fiscale, sul mettere le mani nelle tasche degli italiani, che si gioca la sopravvivenza del governo. C'entra il risultato elettorale? Salvini lo esclude: la resa dei conti riguarda una delle architravi del programma di questa strana maggioranza. Nella sua conferenza stampa Mario Draghi aveva lanciato un guanto di sfida: «La non presenza dei ministri al Consiglio dei ministri? Ce la spiegherà l'onorevole Salvini oggi o domani». Ma il capo della Lega non ha atteso nemmeno un'ora per dare le sue ragioni convocando i giornalisti a Montecitorio. E se il premier era stato gelido, il leader leghista nella replica è glaciale: «C'è un'ipotesi di aumento delle tasse? Sì. La Lega può avallarla? No. Molto semplice. Si faccia chiarezza». Salvini pone due questioni, di metodo e di merito. Sui contenuti, il rischio paventato dal segretario di Via Bellerio è altissimo: la bozza di legge delega prevede la revisione del catasto, che è diventato il simbolo di questo scontro, la bandiera che Draghi ha piantato nel suo campo e che Salvini vuole strappare via. Ma nei dieci articoli del testo approvati in scioltezza dal Consiglio dei ministri c'è molto di più: riordino dell'Irpef, revisione dell'Ires, nuove aliquote Iva, superamento dell'Irap. Obiettivi di riduzioni fiscali senza indicare dove si prenderanno i soldi per le coperture. L'obiezione della Lega è radicale: «Non votiamo la delega fiscale perché non contiene quello che era negli accordi. In questo momento aumentare di un euro una tassa per un italiano non va bene». Il leader leghista cita le parole dette da Draghi al momento di insediarsi a Palazzo Chigi e ripetute pochi giorni fa davanti a Confindustria: «Questo è il momento di dare risorse agli italiani, non di toglierle». Il premier spiega che ci vorrà tempo, anche cinque anni, e che, insomma, è meglio lasciar fare a lui: Super Mario aggiusterà tutto. Ma Salvini gli dà l'altolà: «Non possiamo firmare una delega in bianco a Draghi. Poi magari tra sei mesi, un anno o due viene un altro al posto suo e cambia tutto». La delega è il classico strumento di mediazione. Il Parlamento consegna i suoi poteri al governo che con una serie di decreti delegati mette mano a una riforma importante come quella fiscale a colpi di compromessi, io riduco di qua e tu aumenti di là. Per la Lega il pericolo degli aumenti è dietro l'angolo. «Il governo deve chiarire che non aumenterà le tasse», è la parola d'ordine di Salvini.Ma oltre ai contenuti c'è un problema nel metodo seguito da Super Mario. «I miei ministri hanno avuto in mano la bozza della legge alle 13.30 con la riunione del Consiglio dei ministri fissata alle 14», dice Salvini. «La delega fiscale non è l'oroscopo, non è possibile avere mezz'ora di tempo per analizzare il futuro degli italiani. Non è serio votare “sulla fiducia" senza avere potuto leggere i testi. C'è qualcosa da cambiare nella modalità operativa. I nostri ministri mi riferivano che nei corridoi tutti gli altri ministri dicevano: “Avete ragione". Poi dentro, per ipocrisia, si china il capo e si alza la manina. Ma noi non chiniamo il capo quando ci sono di mezzo la casa e il risparmio degli italiani».Gli «ipocriti» a testa bassa e ditino alzato sarebbero prima di tutto i ministri di Forza Italia. Così lo strappo nel governo coinvolge anche la vecchia alleanza creatasi al tempo di Silvio Berlusconi. Prendendo le distanze da Draghi, Salvini si avvicina a Giorgia Meloni. Al punto che il presidente di Fratelli d'Italia ha spalancato le braccia alla Lega: «Bene Salvini a dire no alla delega in bianco», ha fatto sapere. Dopo l'abbraccio di Cernobbio e quello alla vigilia del voto, i due leader confermano l'intesa. Che potrebbe riguardare anche il Quirinale: l'accenno del leghista a un possibile avvicendamento di Draghi «fra sei mesi» fa il paio con l'ipotesi della Meloni di eleggere il premier al Colle per poi andare subito al voto.A soffiare sul fuoco delle divisioni ci pensano Enrico Letta e il suo nuovo attendente, Giuseppe Conte. Ormai avviati sulla via delle alleanze nei ballottaggi, i due si sono dati il cambio contro l'odiato Salvini. Il segretario del Pd ha convocato i ministri per lanciare un ultimatum. «Lo strappo della Lega è gravissimo, Draghi vada avanti», ha detto Letta al Tg3. Come dire che il governo può tranquillamente stare in piedi anche senza Salvini: gli basta la stampella di Forza Italia. «La riforma fiscale è una parte fondamentale del programma di governo, serve per avere i soldi del Pnrr. Lo strappo della Lega è gravissimo e francamente incomprensibile», ha aggiunto il segretario Pd. Poco dopo Conte si è allineato: «La scelta della Lega è grave, decida che fare da grande». Da quando è arrivato alla segreteria, Letta non perde l'occasione per attaccare l'alleato (pro tempore). Scaricare i leghisti e avere mano libera nel governo Draghi, con i grillini e gli Azzurri a fare da scendiletto, è il sogno proibito del neoeletto deputato, che non si fa riguardo a indebolire la maggioranza pur di liberarsi di Salvini.
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L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.