2019-08-15
Dopo il decreto Dignità il calcio dice addio a 100 milioni
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Stop a ogni forma di pubblicità su giochi d'azzardo. Il provvedimento, entrato in vigore dal 15 luglio scorso, blocca le sponsorizzazioni da parte di società di scommesse sulle magliette dei club o sui cartelloni pubblicitari all'interno degli stadi. La Lega Serie A: «Così i marchi di betting spostano gli investimenti sugli altri campionati europei e le nostre squadre non possono competere».Mentre non sono ancora del tutto chiari quali sono gli scenari politici che si stagliano all'orizzonte in Italia, è invece pressoché certo un effetto prodotto da un provvedimento fortemente voluto dal Movimento 5 stelle. Stiamo parlando del decreto Dignità, la cui entrata in vigore avvenuta il 15 luglio, tra le altre cose, vieta qualsiasi forma di pubblicità, diretta o indiretta, di giochi e di scommesse sportive con vincite in denaro. L'obiettivo è quello di contrastare la ludopatia, un fenomeno il cui volume di gioco, secondo i dati pubblicati da Gaming report, ha raggiunto nel 2018 la cifra record di 107,3 miliardi di euro e che ha visto spendere in Italia la bellezza di 19 miliardi nell'ultimo anno. D'altro canto, però, questa misura avrà un impatto economico negativo per tutto il settore calcio in Italia. I numeri dicono che gli investimenti in pubblicità operati da parte di società operanti nel mondo delle scommesse ammontano a circa 200 milioni di euro così suddivisi: 100 alle leghe professionistiche che li spartiscono poi alle squadre e 100 a televisioni, giornali, siti web e radio che si occupano di sport.Il problema verso cui il calcio italiano andrà incontro è evidenziato dal confronto e dalla competizione con gli altri campionati europei. Dando uno sguardo ai dati pubblicati da European sponsorship association si evince che le sponsorizzazioni sul calcio in Europa arrivano a superare i 20 miliardi di euro. Il decreto Dignità allontanerà gli investimenti delle società di scommesse che finora hanno legato i propri marchi a quelli delle squadre italiane e li dirotterà all'estero. La società di scommesse Marathon Bet, fino alla scorsa stagione sponsor della Lazio, ha annunciato a giugno che a partire dal prossimo campionato sarà il nuovo Official betting partner del Siviglia, con una somma di 4,5 milioni di euro che si sposta dalla Serie A alla Liga. Anche l'altra squadra della capitale, la Roma, dovrà rinunciare alla stessa cifra che fino a pochi mesi fa Betway metteva sul piatto per la sola sponsorizzazione dell'abbigliamento sportivo di allenamento. Betway che in Inghilterra arricchisce il West Ham con poco più di 10 milioni di sterline all'anno. Secondo il World football report, uno studio di Nielsen sport, le società di scommesse hanno investito nelle 10 stagioni che vanno dal 2008 al 2017 633 milioni di dollari destinati alla sponsorizzazione diretta sulle maglie dei club dei sei principali campionati europei (Premier League inglese, Liga spagnola, Serie A italiana, Bundesliga tedesca, Ligue 1 francese, Eredivisie olandese). In Inghilterra la metà delle squadre del campionato (10 su 20) indossa una divisa sponsorizzata da una società di scommesse per un totale di 69 milioni di sterline di ricavi ogni anno. In Championship, la serie B inglese, i club che hanno stampato il logo di un marchio di scommesse sulla maglia salgono a 17 su 24. Spostandoci in Spagna la percentuale è quasi totale: ben 19 squadre su 20 partecipanti alla Liga hanno come sponsor un marchio di scommesse.Una decisione che, ovviamente, ha allarmato gran parte del mondo dello sport italiano che ha espresso tutto il suo dissenso attraverso un comunicato diramato congiuntamente dalle leghe di Serie A e Serie B, da quella del basket e della pallavolo: «In merito alla conversione in legge del decreto n.87 del 2018 (c.d. decreto Dignità), la Lega Serie A, Lega Serie B, Lega Basket e Lega Pallavolo Serie A maschile e femminile esprimono unanimemente la propria preoccupazione sull'impatto che il divieto di pubblicità e sponsorizzazioni per giochi e scommesse con vincite in denaro avrà sulle risorse dello sport italiano, professionistico e amatoriale e chiedono di essere coinvolti nel processo di riodino del settore del gioco d'azzardo. Condividendo l'importanza dell'obiettivo di lotta all'azzardopatia fissato dal governo, le rappresentanze del mondo sportivo italiano hanno apprezzato la decisione del Parlamento di inserire in legge un impegno del governo per una riforma complessiva in materia di giochi per eliminare i rischi connessi alla malattia da gioco d'azzardo e contrastare il gioco illegale e le frodi a danno dell'erario derivanti dal gioco illegale. Auspichiamo che questo percorso di riordino scaturisca dal confronto non solo tra governo, Agenzia dei monopoli e operatori dei giochi con vincite in denaro, ma anche dal coinvolgimento del mondo dello sport, dati gli effetti che avrà sulla competitività economica e agonistica del settore. Da parte loro, Lega Serie A, Lega Serie B, Lega Basket, Lega Volley maschile e femminile intendono mettere a disposizione del contrasto all'azzardopatia e a ogni devianza e dipendenza le proprie competenze e il ruolo educativo e di modello positivo da sempre costituito dallo sport, facendosi parte attiva e propositiva in questo percorso».Comunicato a cui fanno eco le parole dell'amministratore delegato della Lega di Serie A Luigi De Siervo: «Il divieto di pubblicità delle scommesse ci penalizza per circa un centinaio di milioni di euro. Tutti noi conosciamo le problematiche relative al gioco d'azzardo, ma se continueranno col decreto Dignità a perseguire questo aspetto danneggeranno le nostre squadre nel contesto internazionale». L'ad ha poi aggiunto: «Le nostre squadre non potranno competere con le loro avversarie per comprare un giocatore perché non avranno accesso a dei fondi che oggi sono a disposizione delle squadre internazionali. E questo è un danno evidente. Posso capire il divieto di pubblicizzare le scommesse in televisione, usando dei testimonial che abbassano le difese, ma non dobbiamo essere ipocriti. Questo è un settore che dà allo Stato ricavi significativi. Vorremmo che le squadre di calcio possano avere almeno sulle maglie e a bordocampo la possibilità di effettuare la pubblicità di scommesse».