2020-03-31
«Ad Alzano abbiamo fatto da cavie. Ma adesso ci rialzeremo da soli»
Camillo Bertocchi (Youtube)
Camillo Bertocchi, il sindaco di uno dei Comuni più martoriati del Bergamasco: «Ora che vediamo la luce, non mi interessa cosa fa lo Stato. Compriamo ciò che serve con i nostri soldi e le donazioni. Però deve tornare il lavoro».«Piove ancora forte ma non sono più un sindaco nella tempesta». A sei settimane dall'inizio dell'epidemia Camillo Bertocchi solleva lo sguardo e vede i contorni di un mondo che avrà un futuro. Alzano Lombardo, l'epicentro bergamasco del contagio, declina ogni giorno quel «mola mia» di un popolo fiero che non arretra davanti al dolore. Geometra, 43 anni, quando fu eletto nel 2016 con il centrodestra (qui soprattutto Lega) tutto si sarebbe immaginato tranne che di combattere contro un virus letale. Ai primi di marzo voleva almeno una «zona rosa», dal Viminale arrivò una reprimenda via prefetto. Disse obbedisco e per un mese ha vissuto fra la sua gente organizzando centro di acquisti, sostegno ai poveri e ossigenoterapia. Quando si abbattono le calamità i sindaci sono soli.Ora rialza la testa, cosa sta vedendo?«Siamo riusciti a organizzarci, c'è meno apprensione e nel dramma vedo una reazione. In base ai report di medici di base e 118, che ci restituiscono in tempo reale la situazione dei pazienti in quarantena, posso dire che i contagi stanno rallentando. Da una settimana la pressione è meno forte».C'è sempre un'emergenza mascherine come nel resto d'Italia?«Cinque settimane per avere 300 mascherine, non potevamo aspettare Roma. Abbiamo allestito una piccola centrale di acquisti per le forniture di protezione individuale e siamo riusciti a farlo grazie ai benefattori locali che stanno donando tanto».Voi come state reagendo?«Abbiamo messo in piedi una filiera operativa con tre punti cruciali: servizi essenziali, acquisti essenziali e volontariato per la distribuzione degli uni e degli altri. Riusciamo a servire i nostri medici e ad aiutare quelli dei paesi vicini. Questa settimana faremo ancora un passo avanti».Quale e in che direzione?«Con donazioni per noi importanti, 40.000 euro ricevuti da due aziende, abbiamo acquistato concentratori di ossigeno, che lo catturano dall'aria e lo trasformano in ossigeno sanitario. Vengono utilizzati al posto delle bombole di ossigeno liquido o gassoso, che necessitano di più tempo di approvvigionamento». Obiettivo allentare la pressione sugli ospedali?«Anche, perché le persone contagiate possono essere curate in casa con l'ossigenoterapia. Grazie a una rete di chat con farmacisti e medici di base potremo fornire questo ad altri 18 paesi della Val Seriana».Come giudica l'intervento dello Stato per sostenere i comuni?«Tiro dritto, penso ai miei concittadini. Ci stavamo già finanziando con i soldi a bilancio e con le donazioni. Ci eravamo organizzati come se non dovessimo ricevere niente, abbiamo altre priorità rispetto alla conta dei fondi in arrivo. Raccogliamo soldi per il banco alimentare. Alcune famiglie erano in difficoltà anche prima, adesso la crisi ha raggiunto i precari, quelli che sopravvivevano con i lavoretti in paese. A loro dobbiamo pensare noi». Quali sono le tre priorità di una comunità nell'occhio del ciclone?«La prima è la risposta sincera al disorientamento della gente, che vive nell'incertezza e nella paura. Oggi far sentire la credibilità delle istituzioni è fondamentale per dare fiducia. Bisogna evitare che la paura si trasformi in rabbia, sarebbe difficile contenerla».E le altre due?«Il sostegno dello Stato è importante. I cittadini se lo aspettano al di là di ciò che può fare un comune. Ma deve essere sobrio, mirato e soprattutto concreto. La terza è avere una prospettiva, essere in trincea pensando a quando tutto dovrà ripartire».La comunità scientifica sostiene che è prematuro.«Giusto, ma noi dobbiamo cominciare a ragionare. Dal piccolo commercio alla grande industria, riaccendere i motori sarà decisivo per questo territorio. Perché qui il lavoro non è solo uno stipendio, è soprattutto dignità dell'uomo. Tutto ciò sarà prematuro, ma questo non ci solleva dalla responsabilità di ipotizzarlo». Quando chiedeva la chiusura le arrivò una circolare prefettizia che invitava a non prendere iniziative. Cinque giorni persi. Responsabilità? «Non è il momento, alla domanda risponderemo alla fine. A freddo. Ora posso dire che tutti siamo stati travolti da una situazione incredibile, da un'emergenza enorme. Anche la comunità scientifica, figuriamoci quella istituzionale».Perché Alzano, perché la Val Seriana?«Me lo chiedo anch'io, la nostra sfortuna è stata quella di essere fra i primi e di fare le cavie per tutti. Ma il sacrificio di questa terra ha permesso a tutti gli altri di proteggersi».Qual è la telefonata che non vorrebbe mai ricevere?«Quella che ho ricevuto più spesso. Quando ti chiama un figlio e ti chiede aiuto perché la mamma non respira più e sta morendo, senti le gambe che ti abbandonano. Ora il concentratore di ossigeno ci aiuta a rispondere alla richiesta. Ora, nella tempesta, il salvagente c'è».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)