2023-01-25
L’ok degli Usa ai carri armati Abrams convince Berlino a inviare i Leopard
Carro armato Abrams (Ansa)
Washington cede alle richieste della Germania, che secondo «Der Spiegel» non farà più resistenza sui tank Polonia in campo, ma chiederà il rimborso all’Ue. Travolti dagli scandali dieci membri dell’esecutivo ucraino.Il governo di Kiev, così come siamo abituati a conoscerlo, non esiste più. Travolti dallo scandalo della corruzione, ben dieci dei suoi rappresentanti hanno rassegnato le dimissioni e ora si attende il rimpasto: cinque alti funzionari hanno rassegnato le dimissioni, mentre la destituzione è toccata ad altrettanti responsabili regionali. Un’ondata che spazza via alcune delle figure più rappresentative di questi mesi di conflitto, tra cui il numero due dell’ufficio presidenziale ucraino, Kyrylo Tymoshenko. Anche quattro viceministri e cinque governatori regionali non ricopriranno più i loro incarichi. Si tratta di viceministri di peso, come quelli per lo Sviluppo comunitario e territoriale, Ivan Lukeryu, e Vyacheslav Negoda, il viceministro delle Politiche sociali, Vitaly Muzychenka il viceministro per lo Sviluppo delle infrastrutture, Vasyl Lozynsky e il viceministro della Difesa, Vyacheslav Shapovalov. Tra i dimissionari, anche il viceprocuratore generale, Oleksiy Symonenko. Secondo il rappresentante del governo in Parlamento, Taras Melnychuk, hanno lasciato il loro posto i governatori della regione centrale di Dnipropetrovsk, Valentin Reznichenko, della regione meridionale di Zaporizhia, Oleksandr Starukh, della regione settentrionale di Sumy, Dmytro Zhivytsky, della regione meridionale di Kherson, Yaroslav Yanushevich e della Capitale Kiev, Oleksiy Kuluba. Reznichenko, accusato da diversi media di aver assegnato contratti per la riparazione di strade per un valore di decine di milioni di euro a un gruppo cofondato dalla sua fidanzata, sarebbe sotto inchiesta insieme ai colleghi delle regioni di Sumy, Kherson e Zaporizhzhia. Le dimissioni di Kuluba sarebbero invece le uniche legate a una ragione «positiva»: la sua prossima nomina nell’amministrazione presidenziale. Qualcuno degli interessati ha già detto che le accuse sono prive di fondamento, come il viceministro per la Difesa Shapovalov, che avrebbe firmato un contratto per il 2023 a un prezzo gonfiato per i prodotti alimentari destinati ai soldati. «Nonostante il fatto che le accuse annunciate siano prive di fondamento, le dimissioni sono un atto degno nelle tradizioni della politica europea e democratica, dimostrazione che gli interessi della Difesa sono superiori a qualsiasi gabinetto o presidenza», si legge sul sito del ministero. Anche fra gli altri funzionari travolti dallo scandalo, c’è chi ha commentato le proprie dimissioni. Tra questi Tymoshenko, che ha ringraziato il presidente dell’Ucraina «per l’opportunità di compiere buone azioni ogni giorno e ogni minuto». Si sono dimessi, poi, anche Anatoly Ivankevich e Viktor Vychniov, entrambi vicecapi del Servizio ucraino per il trasporto marittimo e fluviale. La raffica di rinunce al mandato arriva dopo le rivelazioni dei media su presunti acquisti di forniture a prezzi gonfiati. Volodymyr Zelensky ha detto che alcuni cambiamenti saranno annunciati questa settimana nel governo, nelle regioni e nelle forze di sicurezza. «L’Ucraina deve rafforzare la lotta alla corruzione, specie ad alti livelli, e questo fa parte del processo di adesione», ha commentato un portavoce della Commissione Ue. Resta il dubbio sulla fondatezza delle accuse, come resta nei precedenti casi di dimissioni rapidamente accettate da Zelensky. Recente è il caso del consigliere presidenziale, Aleksey Arestovich, che si era dimesso dopo aver sostenuto in diretta tv che la contraerea ucraina era stata responsabile della distruzione del palazzo a Dnipro che aveva causato morti e feriti. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha commentato che in Ucraina è cominciata «una nuova spartizione della torta». Di questa torta, ha aggiunto, «è rimasto solo un pezzo», ma «questi vampiri insaziabili continuano a spartirselo». Mentre Kiev vive momenti di concitazione per un rimpasto nel bel mezzo di un conflitto, la Germania avrebbe raggiunto l’accordo con gli Usa sull’invio dei Leopard a Kiev. Berlino ha opposto resistenza al pressing dell’Ue e degli Usa, ma ora la decisione «è presa», secondo Der Spiegel. Berlino manderà in Ucraina «almeno una compagnia» di carri armati. Il dibattito interno in Germania è molto acceso e Scholz aveva tentato di evitare la fornitura ponendo, come condizione per lo sblocco dei suoi Leopard, l’invio degli Abrams da parte degli Stati Uniti. Dopo aver fatto spallucce, l’amministrazione Biden ha fatto trapelare che fornirà un significativo numero di tank Abrams M1 all’Ucraina e l’annuncio ufficiale potrebbe arrivare in settimana. Indiscrezioni parlano di «una più ampia intesa in base alla quale Berlino accetterà di inviare un numero di propri tank Leopard 2 e approverà l’invio di altri tank di fabbricazione tedesca da parte della Polonia e altre nazioni». Berlino infatti potrebbe ufficializzare oggi stesso l’ok alla Polonia per l’invio dei tank tedeschi a Kiev. «La Polonia ha chiesto formalmente l’autorizzazione oggi (ieri, ndr) e il governo tedesco ha detto che avrebbe risposto con urgenza», scrive l’agenzia Bloomberg. La Germania, inoltre, non si opporrà all’addestramento di personale ucraino per l’uso di tali mezzi da parte di altri Paesi alleati, come precedentemente confermato dal ministro della Difesa Pistorius. La Polonia, comunque, ha anticipato che chiederà all’Ue un rimborso per il costo dei Leopard che manderà all’Ucraina. Da parte sua la Russia ha fatto sentire la sua disapprovazione. «Già non si vede alcun dialogo con la Germania e gli altri membri dell’Ue e del Patto atlantico. Le eventuali forniture di carri armati non sono di buon auspicio», ha fatto sapere il Cremlino. Sul campo, gli Usa premono su Kiev perché dia la priorità a un’offensiva verso Sud invece di impantanarsi nei sanguinosi scontri in corso a Bakhmut. Resta alto l’allarme per la centrale nucleare di Zaporizhzhia. «Nei giorni scorsi abbiamo assistito a raid non diretti sull’impianto ma nelle vicinanze, con ripetuti round di bombardamenti. La situazione è molto tesa», ha dichiarato il direttore generale dell’Aiea, Rafael Mariano Grossi.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco
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