2020-07-06
«Abbiamo salvato Venezia ma dal governo solo briciole»
Il sindaco della Serenissima Luigi Brugnaro: «Ricevuti 10 milioni su 120 di mancati incassi dal turismo. Alle Città metropolitane sono stati promessi altri 3 miliardi che però nessuno ha visto».Luigi Brugnaro fa il sindaco di Venezia applicando il metodo del suo lavoro, che è quello di imprenditore: parla con i numeri. I quali dicono che per il 2020 la Serenissima sta perdendo 120 milioni di entrate per il crollo del turismo. Vaporetti fermi, casinò chiuso, tasse di soggiorno volatilizzate, eccetera: la vera benzina di una città come questa. Eppure Brugnaro non piange, reagisce e vara una manovra che va anche a sostegno di tante realtà colpite dall'epidemia. Con un appoggio minimo del governo.Quanto ha avuto da Roma?«Dieci milioni. Briciole».E come riesce a fare quadrare i conti?«Quando sono diventato sindaco ho trovato un disavanzo di 72 milioni. Abbiamo chiuso il 2019 con più 62 milioni. Faccia lei la differenza».Sono 134 milioni recuperati.«Con i 62 avanzati copriamo metà della perdita del Covid. Aggiungiamo i 10 del governo, gli accantonamenti prudenziali degli anni scorsi, la rimodulazione dei mutui e andiamo in pari sostanzialmente con le nostre gambe. In più interveniamo per sostenere scuole, imprenditori, commercianti, associazioni sportive e culturali, il casinò. È anche un modo per ringraziare questi cittadini per tutto quello che hanno fatto per la collettività durante il periodo di isolamento forzato».Avete fatto le formichine?«Aspetti: assieme alla Città metropolitana interveniamo per favorire la sostituzione dei motori delle barche con propulsori elettrici o ibridi. E poi c'è l'Actv».L'azienda del trasporto pubblico?«Il mancato introito è di 81 milioni di euro. Roba da libri in tribunale. Ma abbiamo stretto i denti, abbiamo avuto la collaborazione dei cittadini che sono andati in giro con i mezzi propri e dei tassisti che hanno abbassato le tariffe durante il lockdown. Alla fine, il debito dei trasporti pubblici è di soli 39 milioni, il che ci consente la continuità aziendale, la salvaguardia dei posti di lavoro e anche la distribuzione dei premi ai dipendenti. Comunque sì, è una bella soddisfazione pensare che abbiamo fatto le formichine, ma quando è arrivato l'inverno ci ha fatto male, come a tutti. Però riusciamo a reggere. Se aspettavamo qualcun altro stavamo freschi».Dal governo che cosa vi aspettavate?«Ci hanno dato 10 milioni con un buco di 120, veda lei». Vede già una ripresa del turismo?«Noi abbiamo aperto le spiagge a maggio in piena sicurezza. Ora ha riaperto il casinò di terraferma a Ca' Noghera, i musei hanno tariffe agevolate, addirittura gratis quello del vetro a Murano e del merletto a Burano. Ieri ha ripreso la Fenice, il terzo sabato di luglio ci sarà il Redentore, a fine agosto la Biennale, il premio Campiello, la Regata storica. Ai primi di settembre partono le celebrazioni per i 1.600 anni della nascita di Venezia con un programma che ci riporterà al centro dell'attenzione del mondo».Ma adesso in centro storico non c'è molta gente.«La batosta è stata grossa, però abbiamo una buona ripresa del turismo italiano soprattutto nei week end e un po' alla volta tornano anche gli stranieri. Pensiamo ci vorrà un anno per tornare ai vecchi livelli. Ma appena è stato possibile riaprire lo abbiamo fatto, ci siamo fatti trovare pronti».Trova esagerate le polemiche sugli assembramenti nelle spiagge?«Alle polemiche sono stra abituato. Qui a Venezia abbiamo autentici professionisti della polemica».Per esempio?«L'altro giorno un sindacato mi ha denunciato per comportamento antisindacale perché non abbiamo erogato i buoni pasto alle persone che erano a casa in smart working. Le sembra normale? Altre città governate dal Pd hanno fatto lo stesso e lì non è successo niente. C'è gente che continua a fare manifestazioni contro le navi e non ci sono più nemmeno i turisti. Tutte faccende pretestuose, come la polemica sui bus elettrici».Non li vogliono?«Abbiamo comprato tutti pullman elettrici per il Lido e Pellestrina. Stiamo costruendo una cabina di voltaggio perché questi autobus bisogna ricaricarli, ma la municipalità del Lido, che è in mano alla sinistra, ci ha votato contro perché la cabina non è nel posto giusto. Hanno detto che è vicina a un muro tutelato, che non è vero. Forse pensano che i motori ecologici vadano a pedali».In laguna è tutto in salita. «Ma alle polemiche rispondiamo con i fatti, lavorando senza proclami perché appena ne fai uno nasce subito un comitato contro. Teniamo duro con coraggio, rispetto ma anche con grande determinazione».Due mesi fa ha mandato una lettera a Palazzo Chigi con le richieste di tutti i sindaci metropolitani al governo. Che risposte ha avuto?«Conte ci ha ricevuto. La discussione è stata franca e molto partecipata. Ci ha promesso che avrebbe integrato la dotazione di 3 miliardi, che per noi era la base minima. Vedremo se con i prossimi provvedimenti la cosa si concretizza».Quindi non avete ancora visto un euro in più.«Ma continuo ad avere fiducia nel presidente del Consiglio. Un po' meno nella sua maggioranza variabile e variata».Se non aveste fatto le formichine come sarebbe finita?«Saremmo stati spacciati, non chiudevamo il bilancio e avremmo dovuto tagliare i servizi sociali. Non ci voglio neanche pensare. Per me un bilancio non è appena far tornare i conti, ma una misura di come si comportano gli amministratori. Il bilancio vale per imprese e famiglie e a maggiore ragione deve valere per istituzioni ed enti locali. Bisogna entrare nel merito delle cose».Si spieghi.«Per esempio. Discutiamo se dire sì o no al Mes o al Recovery fund, indebitiamo il Paese per le prossime due o tre generazioni e non sappiamo ancora quali sono le proposte concrete del governo. Come faccio a capire se ci stiamo indebitando per spese produttive, cioè per sviluppare le imprese, il lavoro, il profitto e anche i guadagni dello Stato, oppure se queste decine di miliardi vanno in spese improduttive?».Bonus e assistenzialismo.«Penso che le prossime generazioni, che oggi non possono opporsi, non ce lo perdonerebbero mai. Io non voglio essere complice di questo misfatto. Non mi interessa da dove arrivano i soldi; dico che ci deve interessare come li vogliamo spendere. E dovrebbe esserci una partecipazione corale del Paese. La domanda è: siamo in grado di fare questo? Con sorrisetto a seguire».Il governo chiede soldi ma non dice per farne cosa.«Mi pare evidente. Lo dicono in tanti».Anche i suoi colleghi di sinistra?«Io ho colleghi e punto, che siano di sinistra è un problema loro. Io sono civico, non ho nessun partito, non l'ho mai avuto e non lo voglio avere. Penso che le cose non siano di destra o di sinistra, ma fatte bene o fatte male, a prescindere dalle appartenenze. A Roma stanno prendendo in giro il Paese, ogni mattina sui giornali leggo di patrimoniale, burocrazia, procedure incredibili, idee strampalate. Ma qualcuno farà i conti, prima o poi».Nelle urne?«Questo è il momento di agire, ma sono passati mesi e siamo ancora qui a parlare, parlare, parlare. Una classe dirigente deve essere non solo preparata, e già qui ci sarebbe un problema, ma anche tempestiva. Ci vuole efficacia e rapidità. Se hai fame oggi non ti posso sfamare tra un mese, perché sarai morto. E bisognerebbe ascoltare di più chi ha esperienza».Per esempio chi?«Il presidente degli industriali, le categorie economiche, la gente che magari ha gestito numeri di una certa importanza». Come avete fatto a recuperare 134 milioni di euro?«Facendo efficienza. Abbiamo trovato assistenzialismo e pesi morti ovunque. Il partito della spesa era diffuso dappertutto, anche nelle municipalità. Tutti promettono, tanto paga Pantalon».Che è pure veneziano.«Abbiamo centralizzato i costi, ma ci hanno attaccato perché siamo contro il decentramento. C'era gente che chiedeva risorse a una municipalità e poi bussava da un'altra: una gli dà i soldi, un'altra la sede, un'altra ancora il lavoro e avanti così. Abbiamo sfrondato e chiaramente non mi sono fatto tanti amici in quel settore. E guardi che faccio il sindaco gratis».Non prende nemmeno un euro?«Prendo il caffè... I grillini dovrebbero venire qui a prendere lezione di come si amministra senza compenso».Quanto ha fatto risparmiare al Comune?«Dal 2015 al 31 maggio ho messo da parte 373.376 euro. Con altri risparmi abbiamo istituito un fondo di 475.000 euro che distribuiremo alle associazioni di volontariato. È una scelta importante».E se verrà rieletto sindaco?«Farò uguale. La credibilità si guadagna quando si dicono le cose e poi si fanno. Su questo sfido il governo: voglio essere amico del presidente Conte e credo di avergli fatto un favore quando gli ho suggerito di sostenere le imprese e le città, che sono i capisaldi della ripresa. Lui si è impegnato. Poi, che lo possa fare con la sua maggioranza, questo è un problema di cui non posso occuparmi».