2023-06-17
A sinistra i veri orfani del Cav
Debora Serracchiani (Imagoeconomica)
Per decenni l’antiberlusconismo ha fornito lo schermo dietro al quale nascondere divisioni e contraddizioni. Che ora esplodono in primo luogo sulla riforma della giustizia: Pd spaccato, centristi a destra. Ma anche su Mario Draghi, guerra in Ucraina, premierato...Per trent’anni li ha tenuti insieme, fornendo loro argomenti per fare fronte comune. Ma ora che Silvio Berlusconi non c’è più, paradossalmente è venuto pure meno il collante che su una serie di argomenti ha unito la sinistra. Le prime crepe sul fronte progressista si sono aperte con la riforma della giustizia, che ha visto il Pd, ma non solo, andare in ordine sparso. Ufficialmente, la linea del Nazareno, ribadita da Debora Serracchiani, responsabile del partito per il ramo tribunali e affini, è netta: «I limiti all’appello per la pubblica accusa sono incostituzionali, i collegi giudicanti per decidere in merito alla carcerazione preventiva sono irrealistici e il reato di abuso d’ufficio si può rivedere, ma non cancellare». Insomma, la posizione del Partito democratico, per bocca di una dei suoi massimi dirigenti, è un no a tutto. Ma quella che appare un’opposizione granitica a una riforma che nella sostanza risponde alle molte proposte fatte da Silvio Berlusconi, tanto solida non è. Certo, i distinguo riguardano soprattutto la questione dell’abuso d’ufficio, reato impalpabile, che spesso è stato brandito contro gli amministratori pubblici, ma che quasi mai ha portato a una condanna, al punto che solo l’uno per cento degli indagati alla fine è stato riconosciuto colpevole. L’abolizione del reato trova il consenso di un certo numero di sindaci di sinistra, a cominciare da Antonio Decaro, primo cittadino di Bari, ma anche presidente dell’Associazione nazionale dei comuni italiani. A lui si uniscono Beppe Sala, sindaco di Milano, e Matteo Ricci, sindaco di Pesaro. Molti che non si esprimono, si capisce che guardano di buon occhio la scomparsa di una spada di Damocle che pendeva sulla loro testa, lasciando alle Procure ampia discrezionalità di colpire i pubblici amministratori. Tralascio la reazione di Carlo Calenda e di Matteo Renzi, che ovviamente si sono subito dichiarati favorevoli a depenalizzare l’abuso d’ufficio, facendo propria la proposta del governo.Tuttavia, non c’è solo il tema che riguarda i sindaci, i quali se decidono di autorizzare in fretta un provvedimento rischiano ogni giorno di finire sul banco degli imputati. All’abuso d’ufficio, infatti, si unisce anche la questione delle intercettazioni, che trova favorevole una parte del Pd a porre un freno alla pubblicazione, soprattutto se riguarda persone che sono marginali all’interno dell’inchiesta e a cui non è possibile attribuire dei reati. Per anni Berlusconi provò a limitarle, ma senza successo. E anche quando ci provò l’allora guardasigilli Clemente Mastella a nome del governo Prodi, finì indagato e la moglie agli arresti domiciliari. Insomma, chi tocca i fili muore, per lo meno fino a ieri, quando ogni limitazione agli ascolti dei pm pareva un intralcio alla giustizia e dunque un favore ai delinquenti. Questa, per lo meno, la narrazione che la sinistra giudiziaria insieme alla sinistra giornalistica hanno imposto per anni. Ma ora che il Cavaliere non c’è più, la guerra iniziata con Mani pulite potrebbe concludersi e a facilitare il processo sono proprio le divisioni interne al Pd e più in generale ai progressisti. Se non servono a colpire Berlusconi, ascoltando le conversazioni di persone del suo entourage, che senso ha consentirne l’abuso? Qualche riflessione deve averla indotta anche la vicenda D’Alema, dove non si può parlare tecnicamente di intercettazioni, in quando l’ascolto non era disposto dalle Procure, ma certo quella registrazione - sulla quale l’ex presidente del Consiglio ha invocato senza successo la privacy - si è trasformata in un atto d’accusa.A sinistra provano a osteggiare anche il divieto d’appello se la pubblica accusa non è riuscita a convincere i giudici di primo grado e l’istituzione di un collegio giudicante per decidere la custodia cautelare preventiva. Ma anche su questo fronte, nel Pd non tutto il partito è d’accordo, per non dire di Azione e Italia viva. Renzi, fin dai tempi del patto del Nazareno, avrebbe fatto la riforma della giustizia che piaceva al Cavaliere, ma poi non ne ebbe il coraggio. Adesso che Berlusconi è morto e sepolto (e soprattutto che lo stesso ex segretario del Pd ha toccato con mano i meccanismi delle Procure), improvvisamente è risorta l’urgenza di mettere mano al processo penale e alle sue regole.Sulla giustizia - con l’abuso d’ufficio, gli eccessi sulla carcerazione preventiva e le intercettazioni - le divergenze sono evidenti già ora, ma è probabile che presto lo saranno anche su altri argomenti.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.