2020-04-19
A sinistra insistono sull’agricoltura per fare la sanatoria degli immigrati
Rispolverato pure Marco Minniti, che su Repubblica sostiene la necessità di regolarizzare i clandestini per il bene di salute pubblica e coltivazioni. Coldiretti lo smentisce: la maggior parte non fa il bracciante.Saranno pure progressisti, ma sembra che restino prigionieri di almeno una superstizione: credono che la regolarizzazione degli immigrati abbia poteri taumaturgici. Quando non sanno che pesci pigliare, propongono la sanatoria. Adesso vogliono vendercela come se fosse una specie di vaccino, una cura capace di far svaporare il Covid-19 in un soffio di vento. Per l'occasione hanno scongelato pure Marco Minniti, l'uomo che la sinistra chiama quando è nei guai fino al collo e non sa come uscirne («Sono Minniti, risolvo problemi»). L'ex ministro spiega sereno a Repubblica: «Un Paese che lotta contro il coronavirus non può avere sul proprio territorio persone che sono fantasmi senza identità, irrintracciabili, che vivono in baraccopoli illegali potenziale focolaio di epidemia». E fino a qui - a parte l'uso fastidioso di Paese al posto di Nazione - siamo più che d'accordo. Ma giuste premesse fin troppo spesso conducono a conclusioni sbagliate, e infatti il lucido Minniti aggiunge: «Regolarizzare i lavoratori stranieri non è un favore fatto a loro, ma all'Italia perché ne va della salute pubblica». Ora, se davvero qualcuno riuscisse a dimostrare che dare il permesso di soggiorno ai clandestini è utile nella lotta al virus, sicuramente andrebbe insignito del Nobel. Il punto, tuttavia, è che la sanatoria non ha nulla a che fare con la salute pubblica. Non solo: non è nemmeno utile allo scopo per cui è stata pensata, e cioè sopperire alla mancanza di lavoratori nel settore agricolo. Sempre ieri, il Corriere della Sera ha fornito alcune anticipazioni della «bozza di legge in 18 articoli» che i ministeri competenti su Agricoltura, Lavoro, Interni, Economia e Giustizia stanno esaminando in queste ore. Scrive Goffredo Buccini che il testo parla esplicitamente di «regolarizzazione» tramite «una dichiarazione di emersione dei rapporti di lavoro». In sostanza, i datori di lavoro potrebbero presentare istanza allo sportello unico per l'immigrazione chiedendo di assumere stranieri irregolari con un contratto «non superiore a un anno». A quel punto scatterebbe «una serie di verifiche burocratiche», quindi verrà emesso un «permesso di soggiorno, che può essere rinnovato tramite nuovi rapporti di lavoro». Saranno esclusi dal provvedimento «destinatari di espulsioni, condannati o soggetti pericolosi per la sicurezza dello Stato». Davvero tutto ciò sarebbe utile alla salute pubblica come dice Minniti? Ovviamente no. I «fantasmi» di cui parla l'ex ministro per la gran parte non rientrerebbero nella sanatoria. Stiamo parlando di personaggi come il piromane bengalese arrestato ieri a Milano: già titolare di un provvedimento di espulsione, non è stato mandato via e ha continuato a girare liberamente per le strade (dando fuoco alle auto, per inciso). Quanti ce ne sono come lui? Tantissimi. Sanatoria o meno, continueranno a stare in giro esattamente come prima. Passiamo ai lavoratori agricoli. Il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, fa presente al Corriere un dato fondamentale: «Queste persone non in regola non è detto che lavorino in un contesto agricolo, anzi». A questo proposito, ci sono vari fattori da considerare. Primo: non è affatto detto che chi impiega manodopera in nero decida di regolarizzarla. Può anche darsi che continui - esattamente come accade ora - a sfruttare i migranti in barba alla legge. Secondo: non è per nulla sicuro che la regolarizzazione coinvolgerebbe lavoratori agricoli e non, invece, stranieri che operano in altri settori. Terzo: ma siamo davvero così sicuri che tra i circa 600.000 clandestini (forse) presenti sul nostro territorio ce ne siano così tanti intenzionati a farsi mettere in regola? Difficile crederlo. Quarto: quanto tempo ci vorrebbe, nel caso, per svolgere le «verifiche burocratiche» previste dalla legge in discussione? Il tempo comincia a scarseggiare. Quinto: l'ottenimento di un permesso di soggiorno non garantisce automaticamente il possesso di un alloggio decente e, di conseguenza, non fornisce alcuna garanzia riguardo alla salute pubblica di cui in tanti si stanno riempiendo la bocca. L'Italia è piena di immigrati che hanno fatto richiesta di asilo (dunque, almeno per un periodo, non sono irregolari) che però non lavorano e ancora vivono nei centri di accoglienza Una eventuale sanatoria non cambierebbe di una virgola la loro situazione. Se realmente si vuole risolvere il problema dei lavoratori agricoli, lo strumento più immediato sono i voucher, che infatti Cia, Coldiretti e altre associazioni continuano a chiedere a gran voce. Ma da questo orecchio il governo non ci sente. In compenso continua a garantire l'accoglienza (anche tramite quarantena a bordo di navi) e sembra ormai intenzionato a realizzare la sanatoria. Qualcuno ne trarrà giovamento, certo. Ma non saranno gli italiani.
Pier Luigi Lopalco (Imagoeconomica)
Nel riquadro la prima pagina della bozza notarile, datata 14 novembre 2000, dell’atto con cui Gianni Agnelli (nella foto insieme al figlio Edoardo in una foto d'archivio Ansa) cedeva in nuda proprietà il 25% della cassaforte del gruppo