2022-04-28
A Rimini scoppia un’altra «Bibbiano». Madre innocente allontanata dai figli
Per tre anni è stata separata dai bimbi a causa della decisione, immotivata, di due assistenti sociali. Che ora vanno a processo.L’inchiesta «Angeli e demoni», che a Bibbiano ha acceso un faro sulle patologie del sistema degli affidi minorili, comincia a fare scuola. Accade a Rimini, dove la responsabile dei Servizi sociali del Comune, Tiziana Valer, e l’ex capo del Servizio tutela minori dell’Azienda sanitaria, Laura Pulvirenti, sono state appena rinviate a giudizio per «mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice», un reato che prevede fino a tre anni di reclusione, con l’aggravante di avere agito con abuso di potere. Le udienze inizieranno il 26 ottobre.Il giudice Benedetta Vitolo ha accolto la tesi del pubblico ministero Davide Ercolani. La Procura di Rimini ritiene che per oltre tre anni, dal dicembre 2015 al gennaio 2019, le due imputate abbiano indebitamente interrotto gli incontri tra una madre romena, Simona T. e i suoi due figli: un bimbo e una bimba che oggi hanno 10 e 8 anni, ma all’epoca ne avevano appena 4 e 2. Così facendo, le imputate avrebbero violato le direttive del Tribunale dei minori di Bologna, che nel maggio 2013 aveva affidato i due bambini ai servizi sociali con il compito di «regolare secondo opportunità i rapporti con la madre». Ma avrebbero addirittura «tratto in inganno il giudice», scrivendo, nelle relazioni al Tribunale minorile, che gli incontri vigilati con i figli «provocavano loro manifestazioni di disagio quali disordine alimentare, rifiuto del cibo, anuresi notturne, digrignamento dei denti, incubi». La Procura ha accertato che i bambini, in realtà, soffrivano solo per la lontananza dalla mamma e volevano disperatamente tornare da lei. Tanto che una denuncia per maltrattamenti nei confronti di Simona T. è stata archiviata e da quel momento è partita l’indagine a carico delle assistenti sociali. Salvatore di Grazia, l’avvocato di Simona, dice alla Verità che il rinvio a giudizio «conferma che Bibbiano non è un caso isolato, ma l’esempio di come non deve essere esercitato il potere di giudici minorili, psicologi e assistenti sociali incaricati della protezione dell’infanzia». Il legale sottolinea che questi sarebbero gli effetti negativi del metodo del Cismai, il Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l’abuso all’infanzia, che associa molti operatori dell’infanzia, tra assistenti sociali e terapeuti, favorevoli alla politica degli allontanamenti minorili. E propone, indirettamente, un collegamento con Bibbiano, visto che Tiziana Valer almeno fino al 2020 è stata referente per l’Emilia Romagna del Cismai, di cui per anni ha fatto parte il Centro Hansel e Gretel fondato da Claudio Foti, lo psicologo coinvolto nell’inchiesta sui fatti di Bibbiano e condannato in novembre a 4 anni di reclusione. La vicenda di Simona T. inizia nel 2012, quando la donna arriva a Rimini con un figlio di un anno, e incinta del secondo. Sola al mondo, viene presa in carico dai Servizi sociali e accolta da una comunità religiosa. Nel settembre 2014 la comunità certifica che Simona lavora, «è apprezzata per l’impegno e per il comportamento gentile», «gestisce in modo efficace il suo tempo» tra figli e i vari impegni. La situazione precipita nell’aprile 2015, quando madre e bambini vengono separati. Il motivo? Una bruciatura. La madre sostiene sia stato un banale incidente: il primogenito, che in quel momento ha meno di 4 anni, l’avrebbe urtata mentre stirava. Al Tribunale dei minori le assistenti sociali propongono, invece, la versione di una maestra, cui il bimbo avrebbe detto che «la mamma gli ha messo il ferro sul ginocchio perché voleva sentire se fosse caldo». Scrivono anche che Simona ha «toni dell’umore imprevedibili» e addirittura modi «minacciosi e aggressivi» verso i figli. La donna viene allontanata dalla comunità e i bimbi sono dati in affido a un’altra famiglia. Tra l’agosto e il dicembre 2015, la donna vede i figli appena tre volte. Alla fine del primo incontro «protetto», l’operatrice della comunità attesta che i bimbi piangono per essere stati separati dalla madre. Le assistenti sociali, invece, scrivono al Tribunale dei minori che, negli incontri, Simona non si attiene alle «prescrizioni comportamentali» e dimostra «elevata conflittualità» verso di loro. Quindi, sospendono gli incontri «in quanto fortemente disturbanti» per i minori. All’inizio del 2016, riferiscono al Tribunale che la figlia minore si è integrata nella nuova famiglia, mentre il primogenito, «dopo ogni incontro con la madre, manifesta segnali preoccupanti per la sua salute psicofisica». Nell’ottobre 2016, colta dall’irrefrenabile desiderio di rivedere i figli, Simona va nella chiesa dove sa che li porta la famiglia affidataria. Ma è un errore. Simona viene denunciata. Le assistenti sociali scrivono al Tribunale che è «inadeguata come madre» e lanciano nuove accuse: i bambini avrebbero rivelato che, quando ancora stavano in comunità, una notte, la mamma li avrebbe portati sulla spiaggia a «vedere gli uomini nudi». In realtà, Simona e altre madri erano andate con i figli sul lungomare di Rimini per uno spettacolo di ballerini brasiliani. Non servono a nulla foto e video che documentano la serata. Non serve neppure la controperizia, firmata dallo psichiatra Camillo Valgimigli, cui peraltro non viene permesso di ascoltare i bambini. Nel gennaio 2019 il Tribunale dei minori dichiara la decadenza genitoriale di Simona. Oggi la Procura di Rimini riconosce che la donna «ha sempre agito nell’interesse dei figli». E il giudice manda a processo le due assistenti sociali. Il problema è che, intanto, Simona non ha mai riavuto la potestà genitoriale. E i suoi figli sono ancora in comunità.
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)