2019-10-02
A Ferrara la Lega insegna al Pd come sgomberare (e guadagnarci)
Con la mossa di Alan Fabbri le famiglie nomadi pagano affitti e spese, i bimbi studiano. In 10 anni i dem ci avevano rimesso un milione.Sono bastati due mesi, per sgomberare un campo nomadi in situazioni vergognose e trovare una sistemazione decorosa per dieci famiglie. Senza intervento di forze dell'ordine, nell'assenza di proteste. Pacificamente. L'amministrazione leghista di Ferrara ha mantenuto la promessa fatta in campagna elettorale, dando casa a 38 persone (di cui 12 minori) che d'ora in avanti pagheranno affitto e spese di alloggi collocati nel territorio cittadino. I bambini potranno continuare ad andare nelle stesse scuole che stavano frequentando. L'annuncio, dato ieri dal sindaco, Alan Fabbri, ha coinciso con la chiusura dello spazio di proprietà del Comune destinato a campo sosta, ma utilizzato per decenni come area di residenza. «Abbiamo ricollocato tutti i presenti, applicando le normative vigenti in materia di ordinanze di sgombero, senza corsie preferenziali e senza favoritismi, abbattendo i costi in carico al Comune e dunque ai cittadini ferraresi», ha comunicato il sindaco, dallo scorso giugno alla guida della città che fu rossa. Questa mattina le ruspe sono entrate in azione, spianando un terreno diventato simbolo di degrado, con una situazione igienico sanitaria compromessa e che ha provocato più di 1 milione di euro di perdite all'amministrazione. «L'ordine di sgombero era stato firmato il primo giorno di agosto. Ho aspettato che tutte le famiglie lasciassero quell'indegna sistemazione sotto i cavi elettrici e fossero a posto negli alloggi che abbiamo predisposto, prima di staccare luce, acqua e gas nel campo della vergogna», spiega il vicesindaco e assessore alla Sicurezza, Nicola Lodi. Era dal 1989 che la sinistra permetteva ai nomadi di essere stanziali in uno spazio «attrezzato per la sosta», come l'aveva definito una delibera comunale dem del 16 novembre di quell'anno. L'emergenza igienica delle famiglie residenti nella zona in via delle Bonifiche intanto cresceva, di pari passo con le spese a carico dell'amministrazione. Costi enormi, come ha evidenziato il direttore generale del Comune di Ferrara, Sandro Mazzatorta, presentando il 29 settembre un esposto alla Procura in cui chiede di verificare «il corretto utilizzo delle risorse pubbliche» nella gestione del campo nomadi, quando ad amministrare era il Pd. Un regolamento approvato nel 1989 prevedeva, infatti, che l'autorizzazione alla sosta fosse consentita «previo pagamento anticipato di un canone giornaliero per l'uso dei servizi (consumo acqua, consumo energia elettrica e raccolta dei rifiuti) e versamento di una cauzione». La delibera non era mai stata adottata, nell'indifferenza o complicità generale. Solo nel novembre dello scorso anno fu stabilito un canone «di ospitalità giornaliera» di 10 euro per ogni nucleo famigliare e venne dato mandato agli uffici comunali di recuperare crediti decennali. Mazzatorta ha fatto quattro conti, anzi li ha fatti proprio per bene. Ecco che cosa ha dovuto sborsare il Comune di Ferrara per mantenere in una situazione «di degrado assoluto decine di persone nate nel Ferrarese, alcune delle quali anziane o disabili», si indigna Lodi. Alla voce forniture di gasolio, le spese tra il 2008 e il 2018 ammontano a 22.116 euro; per lo svuotamento delle vasche biologiche: 9.475 euro; per l'energia elettrica: 391.929 euro; per l'acqua: 94.042 euro. Più di mezzo milione di euro usciti dalle casse comunali, mentre nessun pagamento veniva corrisposto per la «sosta» che era diventata residenza. Ora, la situazione sanata costa solo 3.000 euro al mese al Comune. «Calcoliamo 1 milione di euro di ammanchi», dichiara il vicesindaco. «La Procura indagherà. Da parte nostra siamo soddisfatti, perché dopo 30 anni abbiamo ridato dignità a 38 persone. Questo è a tutti gli effetti un progetto pilota che può essere applicato in ogni parte d'Italia. Anche il Pd in Regione ci ha fatto i complimenti». Meno contento sarà il governatore dell'Emilia Romagna di sapere che la magistratura vuol far chiarezza non solo sul danno erariale subìto dal Comune di Ferrara, ma anche su un grave episodio tollerato dalle precedenti amministrazioni di sinistra. Nel campo nomadi viveva infatti una famiglia con due minori non identificati di 3 e 5 anni. I presunti genitori «sono pure senza documenti», spiega Lodi, «mai censiti dalla precedente amministrazione che era a conoscenza della situazione. Provengono da un campo nomadi di Roma, altri tre loro bambini sono stati dati in adozione nei mesi scorsi. Per quali motivi, non lo sappiamo. Una situazione grave, che ci è stata confessata da un'associazione poco prima dello sgombero. Abbiamo avvertito questura, Digos, l'ufficio minori. La famiglia al momento è alloggiata presso dei parenti fuori Ferrara». Oltre al degrado e al «falso buonismo» mostrato da chi governava la città prima della Lega, qualcuno dovrà rispondere di un'adozione concessa senza che nessun documento attestasse maternità e paternità dei due nomadi.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.
Antonella Bundu (Imagoeconomica)