2023-09-10
11 settembre, ecco i motivi per temere ancora l’islam
Predicatori estremisti in aumento, ex combattenti tornati dalla Siria, interi quartieri dove vige la Sharia. Non se ne parla più, ma a 22 anni dalle Torri gemelle, il pericolo di attentati in Europa è ancora altissimo.«Bisogna scavare una buca abbastanza profonda, in modo che la terra ricopra la metà inferiore del corpo e le parti intime, difendendo così il senso del pudore dell’adultera, e a quel punto si possono cominciare a tirare le pietre». Queste sono alcuni dei concetti espressi nel corso di un sermone dall’imam Qari Zakaullah Saleem, in servizio presso la Green Lane Mosque di Birmingham, luogo di culto già coinvolto in vicende simili. Fatto incredibile è che il centro islamico di Green Lane aveva appena ricevuto 2,2 milioni di sterline dal Dipartimento per la cultura, i media e lo sport del governo britannico come parte del Fondo per lo sviluppo giovanile. I fondi erano stati assegnati dopo i controlli sulla moschea eseguiti da un organismo indipendente chiamato Social Investment Business, guidato dall’ex ministro per la Sicurezza sul lavoro e segretario per le comunità, Hazel Blears del partito laburista. I funzionari del ministero avevano già trasferito 77.000 sterline alla moschea ma ora il finanziamento è stato sospeso. l’InghilterraL’Inghilterra ha da tempo un problema enorme con l’estremismo islamico, l’elenco dei predicatori estremisti è lunghissima e ogni giorno se ne aggiungono di nuovi che agiscono nei quartieri di città come Bradford, Dewsbury e Blackburn, dove l’85% della popolazione è musulmana. Oppure nell’East London, a Manchester, a Leicester, Birmingham e in moltissime altre città. Quanti sono i quartieri off limits dei quali non si parla più? Almeno 120 e sono tutti luoghi dove la giustizia viene amministrata dalle Corti islamiche con la Sharia e dove comandano le ronde islamiche. Grazie ai predicatori del male come Anjem Choudary, allievo prediletto di Omar Bakri Muhammad, di Abu Hamza al-Masri e del multimilionario indiano Zakir Naik, l’estremismo islamico si è diffuso nel Regno Unito fin dalla metà degli anni Ottanta. Ma l’elenco potrebbe continuare all’infinito se menzioniamo i predicatori britannici convertiti. Inizialmente l’organizzazione di riferimento era al-Qaeda, poi con l’ascesa dello Stato islamico le migliaia di estremisti britannici (moltissimi arrivati da Pakistan, India e Nordafrica) hanno giurato fedeltà all’Isis. Gli incessanti appelli alla «guerra santa» hanno fatto sì che dalla Gran Bretagna -secondo il ministero dell’Interno- più di 1.000 persone (100 sono state private della cittadinanza britannica) si sono recate in Siria e Iraq per unirsi a organizzazioni terroristiche. Circa il 20% di loro sono stati uccisi sul campo di battaglia, il 40% è rimasto nella regione e il 40% è tornato nel Regno Unito. Ciò significa che circa 400 persone ritenute pericolose per la sicurezza nazionale sono a piede libero. Se i numeri del fenomeno fossero questi le agenzie di intelligence non avrebbero problemi, ma non è così, visto che secondo recenti stime gli estremisti islamici in Gran Bretagna sarebbero oltre 30.000 senza dimenticare quanto accade nelle carceri, diventate ormai una polveriera islamista. la franciaIn Francia non va certo meglio, dato che nelle 751 «zone urbane sensibili» l’estremismo islamico continua a fare proseliti grazie ai predicatori del male itineranti e quelli francesi. La mappa dell’estremismo islamico francese non risparmia nessuna città con Parigi, Marsiglia, Strasburgo, Lille Amiens e Trappes e moltissimi altri centri dove il separatismo islamico è una realtà quotidiana. La Francia è il Paese europeo che più è stato colpito dai jihadisti e da dove sono partiti per il «Siraq» almeno 1.950 foreign fighters. Sono almeno 15.000 le persone ritenute pericolose per lo Stato, mentre nelle carceri la situazione è semplicemente drammatica. Negli ultimi anni non si contano gli attentati sventati alcuni dei quali con droni. Germania, Olanda e BelgioLo scorso 7 luglio ufficiali di sicurezza tedeschi e olandesi hanno arrestato nove membri dello Stato islamico durante un’operazione di polizia in entrambi i Paesi. Sette degli arrestati erano arrivati in Germania come falsi profughi nei primi giorni della guerra in Ucraina e stavano pianificando una nuova ondata di attacchi terroristici. I fermati provengono da Tagikistan, Kazakistan, Turkmenistan, Uzbekistan e Kirghizistan nel caso dell’Olanda. A proposito di quest’ultima: tra le personalità più influenti della scena islamista olandese c’è Rachid Abu Kuzaymah (alias Rachid Bouabid), un predicatore/editore/influencer che vive a Utrecht. Su Facebook, dove ha più di 14.000 follower, Kuzaymah tiene lungi discorsi contro «la perversità dell’Occidente e dei musulmani moderati e occidentalizzati» di cui deplora le opinioni sui diritti umani, l’uguaglianza e la giustizia. La Germania ha subito molti attacchi terroristici negli ultimi dieci anni e molti hanno attribuito questi attacchi alla mancanza di controllo e alle folli politiche di immigrazione «delle porta aperte» decise da Angela Merkel. Per Wolfgang Pusztai, esperto di sicurezza austriaco, «la Germania ha ricevuto un gran numero di immigrati, soprattutto negli ultimi dieci anni e per diversi motivi non è stata in grado di integrarli tutti sufficientemente nella società tedesca. Ciò ha portato alla costituzione di alcune “società parallele” dove soprattutto i più giovani e i disoccupati hanno un rischio maggiore di radicalizzazione». Dalla Germania sono partiti per il «Siraq» circa 1.000 jihadisti, mentre sono circa 20.000 le persone sono ritenute pericolose per lo Stato e tra loro circa 3.000 sono pronti all’atto di forza. La mappa dell’estremismo islamico tedesco è variegata; ci sono i duri e puri dell’Isis, al-Qaeda, i Lupi Grigi turchi, Hamas e Hezbollah che dispongono di centinaia di luoghi di preghiera e migliaia di associazioni dove raccolgono denaro e nuovi adepti. A incendiare le periferie tedesche ci sono imam come Abul Baraa, il convertito Pierre Vogel e moltissimi altri che organizzano anche tour alla Mecca che registrano il tutto esaurito. Grande attenzione dei predicatori è rivolta ai giovani che vengono avvicinati e talvolta convertiti sul web, ma non solo, come mostra il caso di «Iman» del leader Sertac Odabas che dal nulla ha preso il posto delle disciolte organizzazioni «Lies!» (Leggi) e «We Love Muhammad». Del Belgio, toccato da diversi attentati e da dove sono partiti almeno 500 foreign fighters, in passato si è scritto moltissimo in particolare di quartieri come Molembeek o Schaerbeek dove circa il 40% degli abitanti è musulmano, luoghi da dove provenivano molti degli attentatori che hanno insanguinato l’Europa negli anni. Con la guerra in Ucraina (chissà a chi finiranno le armi dopo il conflitto), di questi luoghi non interessa più a nessuno ma è bene ricordare che le dinamiche sono rimaste le stesse: decine di moschee radicalizzate, imam estremisti fomentati dalla Fratellanza musulmana e attentati sventati grazie a una maggiore consapevolezza del fenomeno. gli altriPer ragioni di spazio non possiamo parlare dell’Austria, della Spagna, della Svezia oppure dei Balcani ma nessuno si illuda perché il vento della jihad, a 22 anni esatti dall’attentato alle Torri gemelle, soffia più forte che mai. Prima o poi a causa della mancata consapevolezza (a parte l’Italia, vedi il box sotto) torneremo a pulire il sangue dalle strade.
L'ad di Eni Claudio Descalzi (Ansa)
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Giancarlo Giorgetti (Ansa)