2022-08-12
«Zawahiri, l’oculista che voleva l’atomica»
Hamid Mir è il giornalista pakistano che ha intervistato due volte l’ex leader di Al Qaeda ucciso a fine luglio da un drone Usa a Kabul. «La sua morte ha isolato il regime talebano e l’Afghanistan. Era l’uomo chiave per giustificare e amplificare le azioni terroristiche».L’uccisione del leader di al-Qaeda, Ayman Al Zawahiri, avvenuta a Kabul (Afghanistan) lo scorso 31 luglio, sta provocando una profonda frattura all’interno del regime talebano e sta mettendo anche a dura prova i rapporti tra gli ex studenti coranici e la rete Haqqani con la quale, tra molti scontri, i talebani condividono il governo dell’Afghanistan.In questi giorni è in corso la caccia per scoprire chi ha informato nel maggio scorso gli Usa della presenza del leader di Al Qaeda. Poche persone, anche tra i talebani e la rete Haqqani, erano a conoscenza del luogo dove è stato ucciso ma la taglia da 25 milioni di dollari potrebbe aver convinto qualcuno a parlare con la Cia.Chi era Ayman Al Zawahiri? Quale è stato il suo contributo alla jihad globale? Domande che poniamo ad Hamid Mir, giornalista pakistano, che lo ha intervistato due volte insieme ad Osama Bin Laden. «La prima volta che ho incontrato Ayman Al Zawahiri, nel 1998, era l’interprete di Osama Bin Laden, ma era chiaro che era molto di più. Era la mia seconda intervista con Osama Bin Laden e Al Zawahiri mi colpì subito. Traduceva le risposte di Bin Laden dall’arabo in un inglese perfetto. Al Zawahiri, medico egiziano di formazione, era in grado di porre le mie domande critiche con un lieve sorriso sul volto, per poi trasmettermi le risposte di Bin Laden con un tono molto aggressivo».Che cosa ha pensato quando si è diffusa la notizia della sua morte? «Quando ho saputo che Al Zawahiri era stato ucciso da un drone americano nel centro di Kabul, ho pensato al suo profondo legame con il jihadismo nel Paese. Il fatto che vivesse apertamente nella capitale era anche un chiaro promemoria del fatto che i talebani non hanno cambiato le loro vecchie abitudini: è evidente che Al Zawahiri era ancora una figura da trattare con rispetto, nonostante gli impegni presi con l’Occidente di evitare i terroristi internazionali. E anche se Zawahiri non era più la mente operativa di Al Qaeda di un tempo, era chiaramente importante per i talebani: un jihadista arabo che si opponeva apertamente allo Stato Islamico e vedeva i talebani come un partner».Condivide quanto molti analisti pensano ovvero che Osama Bin Laden era il volto pubblico di Al Qaeda ma Ayman Al Zawahiri ne era la mente ? «La mia prima intervista con Bin Laden si svolse nel 1997 in una grotta sulle montagne di Tora Bora, dove alcuni suoi compagni fecero da interpreti. Non erano arabi e Osama Bin Laden non era chiaramente soddisfatto del loro lavoro. Il secondo colloquio, un anno dopo, andò in modo molto diverso. Durante la pausa pranzo, chiesi ad Al Zawahiri: “Dov’era l’anno scorso?”. E lui rispose: “Ero in una prigione russa”. Bin Laden, che era li accanto, notò la mia curiosità e aggiunse che non era la prima volta che il suo amico veniva arrestato; anche lui aveva trascorso molti anni nelle carceri egiziane. Ora volevo sapere di più su quest’uomo. Gli chiesi: “Lei chi è davvero?”. Al Zawahiri ci pensò un attimo e mi disse: “Sono un chirurgo oculista, ma non è più una professione, ora è solo un hobby”. Mi misi a ridere e gli chiesi quale fosse la sua professione e a quel punto mi disse che si occupava di medicinali e prodotti chimici. Poi tentai di saperne di più sul suo arresto e mi rispose in modo criptico: “Mi hanno arrestato perché ho incontrato dei ceceni”. Alla fine della nostra conversazione, ho appreso che aveva viaggiato in Europa, Australia e Nuova Zelanda con diversi passaporti. Era uno dei cinque firmatari dell’editto di Bin Laden contro gli Stati Uniti. Questo editto è stato l’argomento principale della mia discussione con Osama Bin Laden in quell’intervista: “Come può giustificare l’uccisione di donne e bambini innocenti non musulmani alla luce degli insegnamenti islamici?” gli chiesi. Al Zawahiri tradusse la mia domanda e poi consegnò un libro a Bin Laden, che questi citò per rispondermi. Era chiaro che Al Zawahiri svolgeva un ruolo chiave nel giustificare e amplificare le azioni e gli obiettivi di Al Qaeda».Dopo il vostro incontro si chiarirono le circostanze del suo arresto in Russia? «Ho trascorso due giorni con Al Qaeda in Afghanistan nel 1998. Seppi da altre fonti di Al Qaeda che Al Zawahiri si era recato in Cecenia alla ricerca di una sorta di arma nucleare portatile sul mercato nero. Quando i membri della mafia cecena, infuriati, non riuscirono a concludere l’affare, fecero trapelare alle forze di sicurezza russe l’informazione della presenza di un misterioso uomo d’affari arabo a Grozny. Al Zawahiri fu presto arrestato con un falso passaporto sudanese, ma fu rilasciato dopo sei mesi perché i russi non riuscirono a scoprire la sua vera identità. Poche settimane dopo il mio secondo colloquio con Bin Laden, ho iniziato a ricevere lettere e opuscoli scritti a mano da Zawahiri attraverso un chierico pakistano. Ho incontrato nuovamente al Zawahiri a Kabul sette settimane dopo gli attentati dell’11 settembre 2002. Anche in questo caso, mi fece da interprete durante il mio terzo colloquio con Osama Bin Laden».Che cose gli disse mentre eravate nel bel mezzo di esplosioni e spari, visto che gli Stati Uniti avevano già lanciato l’operazione Enduring freedom? «Al Zawahiri sembrava tranquillo e mi chiese persino della mia borsa da viaggio della China Xinjianga Airlines. Mi disse che anche lui aveva utilizzato la compagnia aerea per recarsi in Cina. Io cercai nascondere la mia preoccupazione per le bombe che cadevano vicino a noi: “Lei sarà anche un James Bond di Al Qaeda, per questo non sembra preoccupato, ma io non sono un James Bond e sono decisamente preoccupato quindi iniziamo l’intervista perché devo scappare”. In quell’intervista Osama Bin Laden affermò di possedere armi nucleari. Dubitai delle sue affermazioni, ma Al Zawahiri disse: “Chiunque può comprare armi nucleari sul mercato nero russo se ha 30 milioni di dollari”. La sua ossessione per l’acquisizione di armi nucleari lo rendeva molto importante per Al Qaeda».Ora che è morto, quali conseguenze ci saranno per i talebani che lo hanno ospitato addirittura nella capitale Kabul? «Al Zawahiri era visto più come una figura paterna per diversi gruppi militanti che si nascondono in Afghanistan. I talebani hanno commesso un grave errore permettendogli di essere lì. Alla fine, la sua presenza sarà un altro fattore che danneggia la popolazione dell’Afghanistan, costringendo i Paesi che vogliono riconoscere i talebani a non stabilire relazioni diplomatiche e a continuare a isolare il gruppo».E cosa succederà ora ad Al Qaeda? L’egiziano Saif Al Abdel sarà il suo sostituto? «Non credo, Saif Al Adel è in Iran. I suoi movimenti sono limitati. Non può guidare Al Qaeda dall’Iran. Al Zawahiri prima di morire aveva tentato di fare un accordo per il suo rilascio, ma ha fallito».
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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